Fonti energetiche, crescita economica e paesi in via di sviluppo
Dall’esame delle diverse risorse energetiche rinnovabili e non rinnovabili sfruttabili nel mondo per la produzione di energia, la risorsa energetica più sfruttata al mondo rimane il petrolio. Le fonti rinnovabili nel loro complesso vengono fruttate poco e male. Il consumo energetico mondiale negli ultimi 30 anni è cresciuto a dismisura e le principali fonti sfruttate sono rimaste quelle fossili (gas naturale, petrolio e carbone) sintomo di una società troppo dipendente da esse. Bisogna puntare sulle fonti rinnovabili e investire nei biocombustibili e nell’idrogeno, i combustibili del futuro. L’eccezionale crescita economica fatta registrare della Cina e dell’India nell’ultimo decennio e l’aumento dei consumi di petrolio destano molta preoccupazione. Il rapporto dell’IEA del 2006 avverte che al ritmo di crescita attuale di paesi come la Cina e l’India la richiesta energetica mondiale entro il 2030, crescerà del 50 % e le emissioni di CO2 del 57%. L’80% circa delle risorse petrolifere mondiali è concentrato in solo 10 paesi (7 dei quali fanno parte dell’OPEC) e sono in grado di controllare l’offerta, siamo dinnanzi ad un oligopolio costituito da pochi paesi e grandi multinazionali che comandano il mondo. I paesi industrializzati costretti ad importare subiscono l’effetto prezzo. Le “sette sorelle” rappresentano un caso emblematico di come la politica americana del 2°dopoguerra sia stata tutta improntata alla spartizione delle ricchezze del mondo tra le grandi nazioni vincitrici e nel caso specifico del petrolio. Oggi le prime 8 multinazionali petrolifere più grandi al mondo controllano il 60% del mercato. I grandi paesi industrializzati, pur di conquistare le risorse energetiche in giro per il mondo, siano pronti a scendere a patti anche con quelle atroci dittature che governano i paesi africani ed asiatici. Gli USA in questo contesto giocano un ruolo da protagonista sulla scena economica internazionale e sono in grado di condizionare le decisioni dell’ONU, scatenando guerre contro i paesi “infedeli. L’Afganistan e l’intera Asia Centrale sono sempre più al centro dello scenario geopolitica e strategico. Il prezzo del petrolio alle stelle desta molta preoccupazione nei paesi industrializzati visto l’incalzante ascesa della domanda proveniente dalla Cina e dall’India e alla contrazione dell’offerta a causa delle guerre (civili e internazionali) in cui grandi paesi produttori come Afganistan e Irak si trovano coinvolti. Gli equilibri geopolitici, la sicurezza interna, dei nostri paesi, la stabilità e la pace sono minacciate. Cina ed India si affacciano con piglio, sempre, più aggressivo in Medio Oriente, in Africa a contendersi le stesse fonti energetiche che fanno gola a molti altri paesi ( su tutti USA e UE). Durante tutta la storia, le guerre di religione sono servite per occultare gli interessi economici e strategici che stanno dietro la conquista dei territori stranieri. La crociata americana in Medio Oriente e in Asia Centrale non fa eccezione. E tutto ciò avviene sotto la super visione di paesi come USA, Inghilterra e la stessa Italia che si dichiarano liberali, democratici e che si ergono a paladini della giustizia, che cercano di imporre la democrazia con la guerra. Analizzo anche il caso Niger e il caso Ciad. Cosi si amplifica sempre più la distanza tra Nord e Sud del mondo poiché i paesi ricchi producono e consumano oltre l’80% dei beni prodotti nel mondo mentre i PVS sono costretti a vivere consumando il restante 20%. Tra le principali cause della povertà ricordiamo il gap infrastrutturale, l’arretratezza dell’apparato produttivo e industriale, la dipendenza dalle esportazioni di poche materie prime. A queste cause vanno ad aggiungersi gli ingenti debiti esteri contrattti negli anni‘70-’80 quando era facile ottenere finanziamenti sia dalle nazioni sviluppate (USA, Paesi Europei, Giappone) che dal FMI e dalla BM ma che si è ben presto trasformata in un’arma a doppio taglio che negli anni ha contribuito ad impoverire ancora di più molti paesi poveri costringendoli alla fame e alla dipendenza economica. La fame nel mondo ancora oggi, nel XXI secolo miete milioni di vittime. La globalizzazione per alcuni versi sembra aver accentuato la distanza tra Nord e Sud del mondo, per altri può rappresentare il modo migliore per diffondere lo sviluppo a livello planetario. Sta di fatto che alcuni paesi poveri, oggi, dopo l’apertura del mercato, lo sono ancora più di prima. La cooperazione internazionale nata con l’obbiettivo di creare le condizioni per una crescita equilibrata tra le diverse parti del mondo, ancora oggi, non è riuscita del tutto nel suo compito. Stiglitz mette sotto accusa l’operato del FMI e dellla BM che con il loro operato hanno aumentato il disequilibrio, favorendo i paesi ricchi.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Pinto Vraga |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Messina |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia bancaria |
Relatore: | Mario Greco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 247 |
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