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Gruppi e classi sociali nella riflessione sociologica di Karl Marx

Per Karl Marx, la base della realtà era la condizione di vita e di sfruttamento degli operai e delle loro famiglie che vivevano nelle città industriali inglesi, francesi e tedesche, costretti a vivere in uno scenario di sporcizia, povertà e malattia e a lavorare nelle miniere e nelle fabbriche undici, tredici o quattordici ore al giorno per sei/sette giorni la settimana, senza un momento di riposo al di fuori della disoccupazione o della morte, ma soprattutto senza alcuna distinzione tra uomini, donne e bambini.
Marx fu il vero «grande arrabbiato» del suo secolo. Colmo di sdegno per quel che succedeva alla povera gente e per l’ipocrisia e la cecità di coloro che lo ignoravano, egli rivelò nei suoi scritti cosa stava accadendo, spiegando sia l’inesorabile funzionamento della struttura economica sia gli inganni della sovrastruttura politica e ideologica. Marx fu il primo che arrivò ad afferrare le realtà del conflitto sociale invece di metterle da parte, e per questo si condannò a vivere ai margini della società. Ma fu una scelta accettata consapevolmente. Libero dalle illusioni della rispettabilità borghese, gli parve di scorgere i segni di un sistema che si avviava alla autodistruzione e dietro questo i contorni di un mondo nuovo e migliore. Karl Marx, l’uomo del conflitto, fu al tempo stesso realista e rivoluzionario. Karl Marx, che fu insieme un teorico della società ed un attivista politico, ci ha lasciato una serie di considerazioni sia di tipo filosofico, sia storico-sociologico sulle classi sociali e sul loro rapporto con la cultura. Queste, pur non dando luogo ad una trattazione sistematica, rappresentano un punto di partenza e di confronto importante anche per gli studiosi che dopo di lui hanno trattato empiricamente il problema. Anche se Marx non ha mai definito in maniera precisa il concetto di classe, le classi sociali sono al centro di tutta la sua opera. Il merito di Marx, quindi, è quello di aver fornito una teoria di come si formano le classi, partendo da premesse di tipo materialistico.

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2 Introduzione Lo studio della stratificazione sociale riveste un’importanza considerevole all’interno della sociologia classica e contemporanea. Se si escludono alcune eccezioni, il dibattito teorico sulle classi sociali, particolarmente vivo negli anni Settanta, ha sempre avuto una connotazione ideologica piuttosto marcata e, in quanto tale, non è mai riuscito a stimolare nella comunità scientifica un interesse più generale per le numerose questioni, anche metodologiche, legate all’analisi della stratificazione sociale. Analogamente, in questo settore la ricerca empirica è stata a lungo trascurata e solo ultimamente ha conosciuto un nuovo impulso grazie agli sforzi di un ristretto gruppo di studiosi. Il termine «classe» viene comunemente usato in senso generale per descrivere le strutture di disuguaglianza che caratterizzano le società moderne. Lo stesso termine viene usato da Marx, anche per indicare particolari gruppi sociali che rappresentano la «forza motrice» 1 della storia. Sebbene le forze sociali identificate da studiosi come Marx non corrispondono esattamente alle categorie occupazionali prese in considerazione da coloro che studiano le strutture di classe contemporanee, egli ha profondamente influenzato, con i suoi lavori, la definizione degli schemi delle classi attualmente in uso. Di conseguenza, le classi che compongono questi schemi vengono spesso implicitamente considerate come attori sociali collettivi potenziali o reali, ma questa pratica ha sollevato diversi problemi. 1 R. CROMPTON, Classi sociali e stratificazione sociale, Il Mulino, 1999.

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