I diritti dell'uomo nell'età della globalizzazione

1 INTRODUZIONE. Vi sono parole che spesso entrano con forza nel lessico anche non specialistico e usate con tale vigore da provocare dibattiti accesi e spaccature profonde prima ancora di essere propriamente comprese o, almeno, chiarificate. E’ certamente questo il caso del termine “ globalizzazione” il cui uso e abuso quotidiano si è fatto strada proprio nel lessico di fine millennio e che rischia, tuttavia, di rimanere privo di uno specifico significato. Forgiata per la prima volta nel 1983 dall’economista Theodore Levitt e resa popolare alcuni anni dopo, nel 1988, il termine globalizzazione ha conosciuto, nel volgere di un paio d’anni, una rapida evoluzione, oltrepassando i confini del discorso economico per entrare nello studio della sociologia, dell’antropologia, della politica, della filosofia, delle discipline tecnico-scientifiche. Si è nel vero se si afferma che quello della globalizzazione è un tipico esempio di fenomeno complesso, per questo non ci si deve meravigliare della pluralità delle interpretazioni e delle innumerevoli risposte ai rischi associati alla globalizzazione e riscontrate nella letteratura di questi ultimi dieci anni. Dalla lettura dei testi consultati emerge il pensiero di molti autori che nella globalizzazione non vedono nulla di nuovo, trattandosi di semplice estensione di quei processi economici e sociali già avviati con la prima rivoluzione industriale, a differenza di altri, cantori della globalizzazione, per i quali essa costituirebbe la via d’uscita ai problemi economici dell’umanità (primo fra tutti quello della fame e