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Medea donna straniera in Euripide e in Franz Grillparzer

Tra i miti più fortunati della cultura occidentale e della storia dello spettacolo trasmessi dalla antichità fino ad oggi, da una grande varietà di fonti letterarie, vi è quello di Medea.
Ancora prima di assumere forma letteraria, il personaggio di Medea si presenta complesso e ricco di elementi attinenti a sfere diverse: Medea è al contempo la dea ctonia, la maga, la nipote del Sole. Quando, grazie ad Euripide, il mito entra nella storia del teatro, Medea diviene nell’immaginario collettivo la donna dal cuore pieno di passioni e l’assassina dei propri figli.
Dopo Euripide, in campo letterario, i poeti e i drammaturghi che si sono accostati al mito di Medea sono sempre stati affascinati dal motivo della madre infanticida. Ma nella tragedia euripidea, accanto a questo tema, è di notevole rilievo quello della donna straniera. Proprio la figura di Medea donna barbara offre ad Euripide lo spunto per una critica alla società greca e alle sue strutture. Ai suoi concittadini il poeta vuole indicare il pericolo che la negazione della individualità porta con sé, il pericolo della violenza che può erompere da chi non sopporta più di essere ingiustamente escluso dalla società. Per questo motivo, e non solo per la morte dei figli uccisi per vendetta, la tragedia euripidea, nel mondo classico, rappresenta un momento di estrema modernità.
In età romantica, Franz Grillparzer coglie il monito euripideo e col suo dramma ci mostra come sia difficile, per uno straniero, cessare di esserlo veramente per gli altri. Si accosta, quindi, alla tragedia greca per poi staccarsene ed interpretare in chiave psicologica e personale la figura di Medea.
Scopo della presente tesi è esaminare il tema di Medea donna straniera in Euripide e in Grillparzer, lo sviluppo del mito nel momento classico e in quello romantico, evidenziando le analogie e le differenze ; quest’ultime, come ovvio, di notevole rilievo. La ricerca sarà suddivisa in due parti, una dedicata alla Medea euripidea, l’altra a quella grillparzeriana.
Nella prima parte mi propongo di analizzare, in primo luogo, gli aspetti più antichi del mito di Medea, per poi mettere in luce, particolarmente, le innovazioni di Euripide.
Euripide, infatti, innova i suoi drammi con i problemi che la vita e la società del suo tempo gli presentano; la sua riflessione muove sempre dal tessuto storico, il suo approccio al mito è più personale di quello di Eschilo e di Sofocle. Egli attua una continua sovrapposizione fra il mondo della mitologia e del quotidiano, si serve del mito tradizionale per trasportarlo anacronisticamente nel presente e per procedere ad una sua attualizzazione: i personaggi sono uomini del suo tempo, agitati da problemi del suo tempo.
La tragedia di Medea diviene pertanto quella di una donna straniera del V secolo, ripudiata dal marito. Vorrei, quindi, considerare come il dramma euripideo abbia un suo riferimento storico, nasca cioè da una precisa situazione contingente.
Grillparzer, invece, muove dalla oggettività del mito classico per procedere ad una rilettura di Medea in chiave psicologica. Nella prima parte è mio desiderio soffermarmi sullo specifico quadro storico - culturale in cui la Medea euripidea è stata composta, nella seconda parte, in particolare, sui dati biografici e sulle vicende private che hanno portato Grillparzer a dar vita alla sua Medea. Ampio spazio vorrei dedicare, poi, all’analisi dei passi relativi alla figura della donna straniera nella tragedia euripidea e in quella grillparzeriana. Particolare interesse, infine, è mia intenzione rivolgere alle differenze sostanziali e formali messe in atto da Grillparzer nel suo dramma, nel processo di rivoluzione teatrale perseguito e attuato dai romantici.

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Premessa Tra i miti più fortunati della cultura occidentale e della storia dello spettacolo trasmessi dalla antichità fino ad oggi, da una grande varietà di fonti letterarie, vi è quello di Medea. Ancora prima di assumere forma letteraria, il personaggio di Medea si presenta complesso e ricco di elementi attinenti a sfere diverse: Medea è al contempo la dea ctonia, la maga, la nipote del Sole. Quando, grazie ad Euripide, il mito entra nella storia del teatro, Medea diviene nell’immaginario collettivo la donna dal cuore pieno di passioni e l’assassina dei propri figli. Dopo Euripide, in campo letterario, i poeti e i drammaturghi che si sono accostati al mito di Medea sono sempre stati affascinati dal motivo della madre infanticida. Ma nella tragedia euripidea, accanto a questo tema, è di notevole rilievo quello della donna straniera. Proprio la figura di Medea donna barbara offre ad Euripide lo spunto per una critica alla società greca e alle sue strutture. Ai suoi concittadini il poeta vuole indicare il pericolo che la negazione della individualità porta con sé, il pericolo della violenza che può erompere da chi non 4

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