La volta dipinta dell'oratorio di S.Croce: analisi tecnico-conservativa
L’idea di studiare, da un punto di vista tecnico e conservativo, i dipinti dell’oratorio di S. Croce, è nata nell’ambito del corso della prof.ssa Eliana Billi, come approfondimento di un tema trattato solo parzialmente durante le lezioni. I dipinti della volta dell’Oratorio sono stati infatti oggetto di intervento del cantiere didattico che si è concentrato solo su una delle vele e si è limitato a poche operazioni di cui si riferirà nel corso dello studio.
L’obiettivo della tesi è dunque quello di studiare più in dettaglio l’intero ciclo, approfondendone le caratteristiche tecniche e le problematiche conservative.
L’oratorio della Confraternita dei disciplinati di S. Croce è una delle tante perle nascoste nel tessuto urbano di Urbino, città nota soprattutto per il Palazzo Ducale, la Casa natale di Raffaello e l’oratorio affrescato dai Salimbeni, ma che in realtà ha al suo interno una miriade di oratori, chiese, conventi, non visitabili, mal conservati o addirittura lasciati al proprio destino.
Lo studio qui presentato quindi offre la possibilità di porre l’attenzione su un monumento oggi scarsamente valorizzato, ma che in passato era l’oratorio più ricco di Urbino. In esso si conservavano preziose reliquie donate dal Duca Federico di Montefeltro: una Spina della corona di N.S., un frammento della Vera Croce, ed un frammento della Sacra Spugna, provenienti da antichi Monasteri, reliquie oggi conservate al Museo Albani. Proprio ad esse si riferiscono, nei temi trattati, i dipinti oggetto di studio che rappresentano l’opera di un pittore della scuola del Barocci, non ancora individuato con certezza. Le ipotesi attributive, finora proposte, si orientano verso due nomi: Giorgio Picchi da Casteldurante e Antonio Viviani detto il “Sordo”.
La questione attributiva è attualmente oggetto di interesse e si orienta prevalentemente verso il nome di Picchi e lo studio tecnico-conservativo che del ciclo si propone, potrebbe fornire importanti strumenti di riflessione agli studiosi. La definizione della tecnica esecutiva delle pitture e soprattutto l’individuazione delle parti originali del ciclo, attualmente fortemente ridipinto, potrebbero rendere più corretta e completa la lettura dell’opera. Sia per il discorso tecnico che per quello stilistico sono importanti i confronti con altre opere e in questo studio si è cercato di mettere in rapporto con il ciclo di S. Croce un altro ciclo di certa attribuzione al Picchi, quello dell’ex convento di S. Francesco ad Urbania.
Le due opere sono state confrontate analizzando in dettaglio le superfici dipinte, sia attraverso l’osservazione a luce diretta e radente, sia attraverso indagini scientifiche. I dati emersi sembrano mostrare tecniche differenti, che certo, data la limitatezza dei casi presi in esame non indicano nulla di certo sulle metodologie operative del Picchi, ma offrono invece un primo spunto di riflessione da approfondire con altri confronti. Sarebbe infatti istruttivo poter allargare il campo di indagine a tutte le pitture murali attribuite al Picchi.
In tal senso, lo studio su questo baroccesco poco conosciuto, è tutto da condurre.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristian Camanzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali |
Relatore: | Eliana Billi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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FAQ
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