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La sospensione dei diritti di voto e il diritto comunitario

La sospensione dei diritti di voto inerenti a partecipazioni azionarie detenute da imprese possedute o controllate da Stati ed in posizione dominante sul mercato di riferimento, nel quadro della disciplina comunitaria delle libertà di circolazione dei capitali e di stabilimento.

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4CAPITOLO 1 LA SOSPENSIONE DEI DIRITTI DI VOTO CONNESSI ALLE PARTECIPAZIONI AZIONARIE E I SUOI RIFLESSI SULLA LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI 1.1 Le resistenze opposte dagli Stati membri alla liberalizzazione nei servizi pubblici L’instaurazione del mercato interno prefigurata dall’Atto Unico Europeo ha comportato ampi interventi di liberalizzazione nei settori dei servizi pubblici; tale processo è stato tuttavia ostacolato da difficoltà che sembrano trovare riflesso nell’originaria ambiguità della nozione stessa di servizio pubblico, essendo quest’ultima riferibile sia alla natura pubblica del soggetto gestore, sia alla natura degli interessi perseguiti: al riguardo la Comunicazione della Commissione del 20 settembre 2000 relativa ai servizi di interesse generale fornisce un contributo chiarificatore riferendo la locuzione servizio pubblico agli obblighi che il regolatore pubblico può imporre ai soggetti erogatori del servizio e consistenti in prestazioni che tali soggetti non sceglierebbero di fornire orientando la propria scelta in termini di convenienza imprenditoriale; la Commissione distingue inoltre tra pubblico servizio e settore pubblico, riferendo il primo alla natura dell’attività svolta ed il secondo allo statuto giuridico dei soggetti che lo compongono1. Tutto ciò richiama la problematica del rapporto tra liberalizzazione e regime della proprietà, tra apertura del mercato e privatizzazione: quest’ultima, da taluno considerata necessaria a garantire il perdurare di effettive condizioni di concorrenza2, resta in effetti una mera facoltà degli Stati membri, stante il principio di neutralità sancito dall’art. 295 TCE. L’intervenuta incidenza dei processi di liberalizzazione promossi dalla Comunità sui settori dei servizi pubblici, ha dato luogo a reazioni di varia natura, da parte degli Stati membri, concernenti tanto la ritenuta necessità del perdurare di una particolare influenza statale sugli operatori dei settori produttivi strategici, quanto i rischi legati al verificarsi in tali settori, come conseguenza della liberalizzazione stessa e della spesso conseguente privatizzazione, di fenomeni distorsivi della concorrenza. Con riguardo al primo ordine di questioni, è opportuno considerare la contro-spinta opposta a fronte dell’azione comunitaria volta all’instaurazione del mercato interno e fondata sul diritto degli Stati membri di incaricare determinate imprese della gestione di servizi di interesse economico generale, tra l’altro con la possibilità di una deroga alle regole di concorrenza in base al par. 2 dell’art. 86 TCE3. Parallelamente l’attenzione della Commissione si è concentrata sulla liberalizzazione dei mercati dei servizi pubblici e sul corretto svolgimento dei processi di privatizzazione delle imprese pubbliche, oltre che sul rispetto delle regole di concorrenza da parte delle imprese possedute o controllate dai pubblici poteri e di quelle recentemente privatizzate4. Va detto che nemmeno la prospettiva liberalizzatrice consente di comporre la tensione tra i livelli comunitario e nazionale, quantomeno laddove garantisce agli Stati membri il diritto di configurare il 1 LUCA PERFETTI, Servizi di interesse economico generale e pubblici servizi, in Rivista Italiana di Diritto Pubblico Comunitario, Milano (Giuffré), 2001, pag 482 e ssgg., su cui più ampiamente nel Capitolo 3. 2 FRANCESCO MUNARI, La disciplina dei servizi essenziali tra diritto comunitario, prerogative degli Stati membri e interesse generale, in Il Diritto dell’Unione Europea, Milano (Giuffrè), 2002, pag. 67. 3 TIZZANO, Trattati dell’Unione europea e della Comunità europea, Milano (Giuffrè editore), 2004, art. 86. 4 L. AMMANNATI (a cura di), La concorrenza in Europa: sistemi organizzativi e autorità di garanzia, Padova (Cedam), 1998, pagg. 7 e ssgg.

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