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Lo stato di figlio naturale

La legislazione italiana distingue la filiazione in legittima e naturale, sulla base del fatto che il figlio sia nato o concepito da genitori coniugati o da genitori non coniugati.
La posizione giuridica dei figli nati dal rapporto di un uomo e una donna non uniti in matrimonio ha assunto fino a pochi decenni orsono una connotazione fortemente negativa, e di conseguenza discriminatoria, rispetto alla condizione dei figli legittimi. Tale discriminazione era maggiormente accentuata nei confronti dei figli adulterini (cioè nati da genitore unito in matrimonio con persona diversa dall’altro genitore) e dei figli incestuosi (cioè nati da genitori uniti da vincolo di parentela). La situazione di questi soggetti era infatti considerata incompatibile con il normale svolgersi del vivere sociale, tanto che l’ordinamento giuridico li qualificava come figli illegittimi, e pertanto impossibilitati ad acquistare un qualsiasi status, sia pure limitato, come quello spettante al figlio naturale.
Oltre ai limiti posti al riconoscimento, il trattamento giuridico riservato ai figli naturali tendeva sempre a collocarli in una posizione di inferiorità rispetto ai figli legittimi sia sul piano personale che su quello patrimoniale. Questo quadro normativo ha subito, con il passare del tempo, progressive ed importanti modifiche.

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3 Premessa La legislazione italiana distingue la filiazione in legittima e naturale, sulla base del fatto che il figlio sia nato o concepito da genitori coniugati, o da genitori non coniugati. 1 La posizione giuridica dei figli nati dal rapporto di un uomo e una donna non uniti in matrimonio ha assunto fino a pochi decenni orsono una connotazione fortemente negativa, e di conseguenza discriminatoria, rispetto alla condizione dei figli legittimi. Tale discriminazione era maggiormente accentuata nei confronti dei figli adulterini (cioè nati da genitore unito in matrimonio con persona diversa dall’altro genitore) e dei figli incestuosi (cioè nati da genitori uniti da vincolo di parentela). La situazione di questi soggetti era infatti considerata incompatibile con il normale svolgersi del vivere sociale, tanto che l’ordinamento giuridico li qualificava come figli illegittimi, e pertanto impossibilitati ad acquistare un qualsiasi status, sia pure limitato come quello spettante al figlio naturale. 2 Oltre ai limiti posti al riconoscimento, il trattamento giuridico riservato ai figli naturali tendeva sempre a collocarli in una posizione di inferiorità rispetto ai figli legittimi sia sul piano personale che su quello patrimoniale. Questo quadro normativo ha subito, con il passare del tempo, progressive ed importanti modifiche. In tal senso la Costituzione ha contribuito ad un notevole passo avanti verso il superamento di questa discriminazione nei confronti dei figli naturali. La Carta costituzionale, infatti, proclamando il principio di eguaglianza (art. 3 Cost.), secondo il quale nessuna differenza di trattamento giuridico può essere determinata dalle condizioni personali, e quindi nemmeno dalla condizione della nascita, e allo stesso tempo affermando il dovere dei genitori di educare, istruire e mantenere i figli senza distinzione fra prole legittima e naturale (art. 30 Cost.), ha dato impulso ad una graduale inversione di tendenza nella regolamentazione del rapporto di filiazione naturale. 3 1 C.M. BIANCA, Diritto civile. La Famiglia. Le Successioni, Milano, 2001, II, 275. 2 M. COSTANZA, Filiazione naturale, in Enciclopedia giuridica italiana, Roma, 1989, XIV, 1. 3 M. COSTANZA, voce cit., 1.

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