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Il fenomeno dell'informalità nel mercato del lavoro urbano. Il caso di Lima Nord.

Spesso quando si discute di Terzo Mondo, accade di ragionare in termini di emergenze: sanitarie, ambientali, sociali, economiche. Vengono affrontate cioè calamità improvvise e incalzanti. Uno dei primi aspetti che invece ho notato nell’accostarmi al problema del lavoro informale nei paesi meno sviluppati è stato il suo carattere quotidiano e necessario.
Una prima generica definizione di lavoro informale lo descrive come un’attività che, pur svolgendosi in varia misura al di fuori della cornice legislativa e regolatoria, non si può dire illegale, data la liceità dei fini e dei beni o servizi prodotti. Piuttosto, la mancata osservanza di normative fiscali, sanitarie e contributive pone questo tipo di occupazione nel territorio della a-legalità, che spesso coincide con un forzato sottodimensionamento (in modo da non essere identificati), un bassissimo livello di produttività ed una misera dotazione in termini di capitale fisico ed umano.
La relativa facilità con cui un individuo può entrare a far parte del mondo del lavoro informale e la quasi completa assenza di rapporti diretti con le autorità pubbliche fanno dell’informalità un fenomeno tipico dei sistemi economici del Terzo Mondo. Il settore informale costituisce in molti contesti la fonte di impiego di gran lunga più importante, a fronte di un settore formale che sembra spesso incapace di esprimere una sufficiente domanda di lavoro.
Le dimensioni, la persistenza, l’eterogeneità, la frequente coincidenza con situazioni lavorative precarie e condizioni economiche ai limiti della povertà: tutti questi sono elementi che hanno reso l’economia informale un tema molto complesso ed interessante da indagare.

In questa occasione, ho affrontato l’argomento imboccando due strade distinte e complementari, una legata alla teoria, l’altra allo studio sul campo, che corrispondono rispettivamente alle parti prima e seconda della tesi.


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INTRODUZIONE 1 INTRODUZIONE Spesso quando si discute di Terzo Mondo, accade di ragionare in termini di emergenze: sanitarie, ambientali, sociali, economiche. Vengono affrontate cioŁ calamit improvvise e incalzanti. Uno dei primi aspetti che invece ho notato nell accostarmi al problema del lavoro informale nei paesi meno sviluppati Ł stato il suo carattere quotidiano e necessario. Una prima generica definizione di lavoro informale lo descrive come un attivit che, pur svolgendosi in varia misura al di fuori della cornice legislativa e regolatoria, non si pu dire illegale, data la liceit dei fini e dei beni o ser vizi prodotti. Piuttosto, la mancata osservanza di normative fiscali, sanitarie e contributive pone questo tipo di occupazione nel territorio della a- legalit , che spesso coincide con un forzato sottod imensionamento (in modo da non essere identificati), un bassissimo livello di produttivit ed una misera dotazione in termini di capitale fisico ed umano. La relativa facilit con cui un individuo pu entra re a far parte del mondo del lavoro informale e la quasi completa assenza di rapporti diretti con le autorit pubbliche fanno dell informalit un fenomeno tipico dei sistemi eco nomici del Terzo Mondo. Il settore informale costituisce in molti contesti la fonte di impiego di gran lunga piø importante, a fronte di un settore formale che sembra spesso incapace di esprimere una sufficiente domanda di lavoro. Le dimensioni, la persistenza, l eterogeneit , la f requente coincidenza con situazioni lavorative precarie e condizioni economiche ai limiti della povert : tutti questi sono elementi che hanno reso l economia informale un tema molto complesso ed interessante da indagare. In questa occasione, ho affrontato l argomento imboccando due strade distinte e complementari, una legata alla teoria, l altra allo studio sul campo, che corrispondono rispettivamente alle parti prima e seconda della tesi. Nella prima parte, tratto di informalit cos come essa Ł presentata e discussa in letteratura. Il capitolo d apertura Ł dedicato al background teorico di riferimento, ovvero quei primi modelli sulle dinamiche dei mercati del lavoro nei paesi arretrati in cui il concetto affonda le proprie radici. Successivamente, passo ad illustrare la nascita ed il lento processo di affermazione dell idea di settore informale, dai primi anni 70 a quelli piø recenti. Gi dai primi riferimenti alla storia del concetto, emerge nett amente la difficolt di imbrigliarlo in una definizione circoscritta, condivisa all interno del mondo scientifico ed in grado di rappresentare efficacemente la realt dei fatti. I problemi non si presentano unicamente in ambito definitorio. Le divergenze piø marcate si ritrovano soprattutto nell interpretare l inform alit , nell identificarne la natura e le autentiche cause. Da questa corposa controversia prende le mosse il secondo capitolo, che passa in

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