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La madre tra mito e realtà

La mia tesi analizza il tema della maternità nei diversi periodi storici dal matriarcato fino ai giorni nostri. Con l'intento di analizzare tale processo si sono presi in esame vari possibili significati dal punto di vista psicodinamico e sociale, mettendo al centro della riflessione sia le rappresentazioni della madre per la comunità sia l'origine del desiderio di essere madre.Nel primo capitolo si è analizzato il modo in cui veniva considerata la donna nell'antichità, l'importanza che le veniva assegnata all'interno della comunità e infine in che modo si è sviluppato il mito della GRANDE MADRE.Nel secondo capitolo l'analisi verte sull'evoluzione dello storica delle rappresentazioni delle madri e dei significati della maternità.E' rilevante l'influenza della società sulla vita delle donne in particolare delle madri che svolgono un ruolo importante sia a livello personale e familiare, sia a livello della collettività.Negli anni Cinquanta nasce lo stereotipo della madre italiana, fanatica sostenitrice del figlio maschio, che alleva e cura con dedizione esclusiva.Si forma cosi' l'idea che il mammismo rappresenti l'essenza della mentalità familiare italiana. Nel terzo capitolo con l'intento di riflettere sull'origina del desiderio di essere madre, si parte dal rapporto che lo stesso Freud aveva con sua madre per capire quanto è forte il bisogno di dipendere da qualcuno cui affidarsi ciecamenete, un bisogno reso particolarmente importante dal fatto che da questa capacità di amare e di prendersi cura del suo bambino, dipende la futura felicità dell'infante.Freud definisce il rapporto del bambino con il seno e con la madre poi due relazioni cui affonda le sue radici l'importanza particolarissima , inconfrontabile e inalterabile della madre come primo e più forte oggetto d'amore di entrambi i sessi.L'amore è trattare l'altro come mezzo per ottenere il fine di soddisfazione.L'amore assoluto non esiste se non in quanto puro concetto.con l'affermarsi del femminismo e soprattutto di molte psicoanaliste che vi hanno aderito si è cercato di liberare le donne dal ruolo di madri.Nella nostra società per secoli è stato detto alle donne che l'unico modo di essere veramente donne era la maternità e che per essere interamente se stesse dovevano soffocare qualunque pulsione tesa ad altre forme di autorealizzazione.Oggi invece viene detto loro che l'unico modo per essere totalmente se stesse devono soffocare la pulsione materna e per essere libere devono rifuggire dalla trappola della maternità.Le donne che restano prigioniere dell'accudimento dei figli e non sanno realizzarsi creativamente sonno donne che infantizzano i figli, ne fanno un surrogato della loro mancata realizzazione e creano rapporti simbioti che impediscono a quest'ultimi di sviluppare la propria identità.Tali madri sono iperprotettive, prevaricatrici e morbosamente attaccate ai figli.La discrepanza tra fantasia e realtà, tra la madre che sono e la madre che vorrebbero essere suscita in loro la sensazione di aver fallito con i figli e anche nei riguardi di loro stesse.Non è affatto vero che la donna per essere madre debba sacrificare la propria personalità, cosi' come non deve sacrificare la maternità per essere persona.

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5 PREMESSA Il tema della maternità si muove all’interno di confini non definiti, che vanno dai contesti generali, che rendono la maternità, nei diversi periodi storici, una costruzione simbolica, socialmente efficace e storicamente significativa, alla particolarità dei comportamenti e dei vissuti individuali. La maternità è un tema complesso, dato l’intrecciarsi di molteplici fattori che influenzano il desiderio di avere un figlio e che strutturano un quadro globale, in cui si inscrive la donna oggi. Diventare madre è un’esperienza emotiva e affettiva straordinaria e un’occasione di radicale mutamento dell’identità di una donna e il significato che questo evento assume, si connota di numerose sfaccettature e apre la possibilità di molte letture, in ambiti disciplinari diversi. La riproduzione come evento psicologico non consiste in un unico atto e atteggiamento, ma in una sequenza i cui stadi possono differire ampiamente per i problemi che pongono e le gratificazioni che offrono. I motivi che spingono una donna ad avere figli sono modificabili dall’esperienza. È molto probabile, quindi, che nella sua consapevolezza oggettiva e sulla sua espressione sociale incidano tanto la sua storia personale, quanto la pulsione istintuale, di ordine fisiologico. Il desiderio di maternità può rispondere al bisogno di colmare una mancanza, ma può anche evolvere verso un’apertura ad un progetto, alla capacità creativa e generativa. La psicoanalisi ha evidenziato come sulla scelta di avere un figlio possano agire anche fattori inconsci: il bambino può essere percepito come riempitivo di una perdita di qualche genere e la gravidanza può rappresentare il modo per compensare sentimenti interni di vuoto; o il figlio può essere il terreno su cui

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