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L'informazione come spettacolo: l'influenza delle tecniche di spettacolarizzazione sulla creazione dell'opinione pubblica e della realtà sociale

Con il passare degli anni si è assistito ad un radicale cambiamento nel mondo dell’informazione.
Se in passato le notizie venivano manipolate e strumentalizzate per volontà di un potere politico sovrano, oggi, a distanza di quasi un secolo, ci ritroviamo nella stessa condizione. Vittime questa volta di mezzi di comunicazione da noi stessi creati.
L’uomo moderno viene definito “il grande informato” per la quantità di notizie a cui può accedere giornalmente. Ma forse nessuno si è mai chiesto quanto di vero ci sia in quello che viene raccontato da mezzi di informazione come telegiornali e quotidiani.
Parlando proprio di questi ultimi c’è da dire una cosa molto importante. Fino a qualche tempo fa il quotidiano veniva considerato lo strumento di approfondimento per eccellenza. Ebbene, non è più così. La società in cui viviamo non ci permette più di ritagliare del tempo per la lettura: tutto è frenetico, tutto è scandito da ritmi velocissimi, anche l’informazione.
Conseguenza della “modernità” è allora il calo delle vendite dei quotidiani, legati ovviamente anche ad un’informazione “fatta” da persone che probabilmente potevano fare altro nella vita. La soluzione al problema? Allinearsi con il nemico, il telegiornale.
Ed è proprio da questa riflessione che sono partita per analizzare il problema legato alla creazione delle notizie.
Sono proprio le conoscenze acquisite in questi anni che mi hanno portato a riflettere seriamente sul tema della produzione dell’informazione e della stretta connessione di questa con la sociologia della comunicazione.
L’intento è quello di capire come vengono “confezionate” le notizie da parte di tv e quotidiani e come le stesse influiscano sulla costruzione della realtà sociale e dell’opinione pubblica.
Uno dei fattori più interessanti è quello legato alla spettacolarizzazione dell’informazione. Questo fenomeno che, fino a qualche tempo fa, riguardava esclusivamente la televisione oggi si sta diffondendo sempre di più anche nei quotidiani.
La notizia non è più il resoconto di un avvenimento di interesse pubblico bensì la messa in scena di testi teatrali in cui compare come unico obiettivo, non fornire notizie “vere”, ma mettere in prima pagina il dolore delle persone.
Ci ritroviamo pertanto in una società in cui non esiste più la vera informazione, tutto può diventare notizia ma nulla lo è.
I buoni intenti di una volta sembrano spariti nel nulla, così come l’etica professionale: i giornalisti probabilmente si sono dimenticati che dire la verità è uno dei principi fondamentali del loro mestiere.
Le notizie vanno sempre verificate, in modo accurato e preciso, poiché non esiste una mezza verità. Questo purtroppo non è quello che avviene nella società odierna.
Ma se da una parte troviamo i giornalisti che si credono scrittori, dall’altra abbiamo il pubblico, vittima inconsapevole, alcune volte, di una manipolazione “mediatica”. Parlo proprio delle persone meno istruite, quelle che non hanno la possibilità di difendersi e di riuscire a comprendere che spesso esiste un abisso tra quello che viene presentato dai media e quella che è la verità dei fatti. Tutto viene preso per “oro colato” perché, risponderanno, “l’ho sentito al telegiornale”.
Ma quali sono gli effetti di tutto questo?
Sicuramente, da una parte, si riscontra la creazione di un’opinione pubblica distorta, basata su un’idea di società che fondamentalmente non esiste, una realtà sociale “mediata”. Mentre dall’altra abbiamo l’allineamento dei quotidiani a quello che è il modello del telegiornale, dettato sicuramente da motivi economici e con gravi conseguenze per quello che è la nostra informazione.
In virtù di queste considerazioni ho pensato di dividere la mia tesi in tre capitoli, più uno dedicato alle conclusioni.
Nel primo capitolo fornirò alcune delucidazioni relative alle principali posizioni ideologiche assunte dagli studiosi di settore, o da osservatori del fenomeno media, in merito alle posizioni assunte dal pubblico di fronte ai mezzi di comunicazione di massa. Proporrò poi una serie di ricerche empiriche abbastanza recenti per poter capire quali sono le scelte che adottano i consumatori in riferimento al consumo mediale e al loro status sociale. Ed infine darò uno sguardo alle teorie scientifiche relative agli input che i mezzi di comunicazione forniscono al pubblico e volti a far cambiare le abitudini delle persone.
Il secondo e il terzo capitolo riguardano invece più da vicino il mondo del giornalista e il suo linguaggio. Parlerò infatti della notizia e delle tecniche di spettacolarizzazione dell’informazione.
Ed è proprio da quest’ultimo capitolo che prenderà l’avvio la parte conclusiva di questa tesi in cui andrò ad analizzare quelle che sono le conseguenze delle tecniche di teatralizzazione dell’informazione sul pubblico dei media.

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1 Introduzione Con il passare degli anni si è assistito ad un radicale cambiamento nel mondo dell’informazione. Se in passato le notizie venivano manipolate e strumentalizzate per volontà di un potere politico sovrano, oggi, a distanza di quasi un secolo, ci ritroviamo nella stessa condizione. Vittime questa volta di mezzi di comunicazione da noi stessi creati. L’uomo moderno viene definito “il grande informato” per la quantità di notizie a cui può accedere giornalmente. Ma forse nessuno si è mai chiesto quanto di vero ci sia in quello che viene raccontato da mezzi di informazione come telegiornali e quotidiani. Parlando proprio di questi ultimi c’è da dire una cosa molto importante. Fino a qualche tempo fa il quotidiano veniva considerato lo strumento di approfondimento per eccellenza. Ebbene, non è più così. La società in cui viviamo non ci permette più di ritagliare del tempo per la lettura: tutto è frenetico, tutto è scandito da ritmi velocissimi, anche l’informazione. Conseguenza della “modernità” è allora il calo delle vendite dei quotidiani, legati ovviamente anche ad un’informazione “fatta” da persone che probabilmente potevano fare altro nella vita. La soluzione al problema? Allinearsi con il nemico, il telegiornale. Ed è proprio da questa riflessione che sono partita per analizzare il problema legato alla creazione delle notizie. Sono proprio le conoscenze acquisite in questi anni che mi hanno portato a riflettere seriamente sul tema della produzione dell’informazione e della stretta connessione di questa con la sociologia della comunicazione.

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opinione pubblica
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spettacolarizzazione
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