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Analisi economica dell' Open Source

Questo lavoro ha lo scopo analizzare il modello economico su cui si basa l’Open Source.

Il primo capitolo è comprensivo di una introduzione volta a chiarire tecnicamente la differenza esistente tra software proprietario e software Open Source. Si procede quindi all’analisi storica del movimento Open Source, cercando di mettere in luce le tappe più significative che hanno portato il software a sorgente aperta, un tempo rilegato a una stretta comunità di esperti, a essere apprezzato e utilizzato da utenti, organizzazioni e imprese.

Nel secondo capitolo si analizzano le caratteristiche organizzative dell’Open Source confrontandole con il modello tradizionale di sviluppo del software utilizzato dalle software house. Alcuni autori utilizzano in questo contesto le metafore della cattedrale e del bazar. Nella seconda parte del capitolo oltre descrivere in modo dettagliato i principali applicativi Open Source si effettua un confronto a livello qualitativo fra software proprietario e quello Open Source utilizzando determinati parametri di riferimento. L’elaborato mostra poi i risultati di una studio condotto nel 2004 dal centro di ricerca TeDIS (TEchnologies in Distributed Intelligence Systems), ente di ricerca della Venice International University, in merito al grado di penetrazione delle tecnologie Open Source nelle PMI italiane.

Il terzo capitolo affronta la teoria economica dell’Open Source in relazione a due argomenti fondamentali: la motivazione degli agenti, e le modalità con le quali avviene la competizione fra una software house e una impresa che sostanzialmente è una comunità che sviluppa prodotti Open Source. In particolare riguardo alla prima tematica si cercherà di capire dal punto di vista sociale, tecnico ed economico cosa spinga singoli soggetti e organizzazioni a partecipare a progetti Open Source. Successivamente in relazione alla seconda tematica si cercherà di comprendere attraverso due articoli, Van Wegberg e Berends (2000) e Lin (2004), come l’emersione di prodotti a sorgente aperta possa modificare le dinamiche competitive del mercato.

Il quarto capitolo infine traccia una chiara mappa atta a classificare i diversi tipi di licenza d’uso del software e, in particolare, si farà luce sulle principali caratteristiche delle licenze “OSI CERTIFIED”. Il capitolo si conclude analizzando quali sono state le scelte in termini di licenza che le imprese hanno dovuto effettuare aprendosi al software Open Source; in particolare viene approfondito il caso di Netscape che con la sua Mozilla Public Licence ha rappresentato un ottimo modello imitato dalle altre imprese.

N.B. : questa tesi è di tipo sperimentale e contiene traduzioni molto accurate da articoli scientifici scritti da esperti di tutto il mondo. Con questa tesi ho preso 7 punti!!!






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INTRODUZIONE Il fenomeno del software libero/Open Source ha attirato l’attenzione di un pubblico relativamente vasto solo negli ultimi anni, sebbene le sue origini risalgano alla metà degli anni ’40, agli albori della scienza informatica. Il software, sviluppato in quel periodo esclusivamente da dipartimenti universitari e laboratori di ricerca di grandi imprese, era considerato un prodotto scientifico, come la matematica e la fisica, e come tale veniva trattato. Così come di un esperimento scientifico si distribuiscono le ipotesi, il procedimento e i risultati, del software si distribuivano l’analisi dei requisiti e il codice sorgente, in modo che tutti potessero valutarne i risultati. Non si trattava di una scelta politica, la libera distribuzione era frutto della constatazione che il software cresce in stabilità, prestazioni, funzionalità se può essere interamente compreso e modificato dai suoi utenti. Quindi in quel contesto così definito il grado di cooperazione tra i programmatori era massimo: se qualcuno stava lavorando ad un programma, chiunque poteva averne una copia per effettuare delle migliorie, oppure poteva utilizzare una parte del codice per implementare un suo software. Successivamente nei primi anni 80 con la diffusione degli strumenti informatici distribuiti, ovvero dei personal computer, il software crebbe rapidamente in possibilità di utilizzo interessando il modo commerciale che vide nei programmi un prodotto manifatturiero su cui esercitare un diritto di proprietà da proteggere con licenze d’uso. Il mercato in rapidissima crescita e ad altissimo reddito attirò le imprese che incominciarono a produrre software utilizzando un modello di vendita che ora viene considerato la norma: la concessione in uso dietro pagamento del solo eseguibile, mentre il codice sorgente è ritenuto “segreto industriale”. La non distribuzione del codice sorgente rendeva quindi il software non più “aperto” (Open Source), ma “chiuso” o proprietario (closed source) con la conseguenza che gli utenti non potevano più effettuare modifiche e renderle disponibili agli altri.

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