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Influenza di fattori ambientali sul comportamento di homing di tartarughe marine dislocate dai luoghi di nidificazione

Durante il loro ciclo vitale, le tartarughe marine compiono molti spostamenti, anche su lunga e lunghissima distanza, che spesso assumono carattere di vere e proprie migrazioni. Negli adulti questi viaggi migratori avvengono tra specifiche zone di foraggiamento e di nidificazione e sono sovente diretti verso luoghi familiari all’animale, per cui costituiscono un esempio di homing. Come tali, essi sono presumibilmente guidati da efficienti sistemi di orientamento e navigazione tramite cui le tartarughe riescono a raggiungere i propri obiettivi in maniera efficiente in ogni condizione ambientale.
La conoscenza dei sistemi di navigazione utilizzati dalle tartarughe è ancora piuttosto limitata, anche per le difficoltà che si riscontrano nella ricostruzione delle rotte seguite dagli animali durante i loro movimenti in alto mare. Solo di recente, lo sviluppo di tecniche di telemetria satellitare ha consentito di ricostruire, con buona accuratezza, i movimenti delle tartarughe marine, sia durante le migrazioni naturali che in condizioni sperimentali. Un tipo di esperimento comunemente usato per lo studio dei fenomeni di navigazione animale è il dislocamento, che consiste nel rilasciare un animale lontano dalle aree familiari e osservarne il comportamento per valutare se e come esso riesce a compensare lo spostamento subito e a ritornare nei luoghi conosciuti.
Nel presente lavoro sono stati compiuti esperimenti di dislocamento su tartarughe verdi (Chelonia mydas) nidificanti nell’Isola di Europa, situata nel Canale di Mozambico. Sei femmine di tartaruga sono state catturate subito dopo una deposizione di uova, equipaggiate con trasmittenti satellitari e dislocate tramite una nave in due siti oceanici a circa 115 km e 245 km a est-sud-est dell’Isola di Europa. Il sistema di telemetria satellitare ha fornito dati sulle localizzazioni per tre delle tartarughe rilasciate, la cui elaborazione, con programmi di gestione dei dati geografici, ha permesso di ricostruire le rotte di homing fino all'isola di origine e le successive migrazioni post-riproduttive verso le loro zone di foraggiamento.
Le rotte così ricostruite sono state valutate in relazione ad alcuni fattori ambientali potenzialmente utili per la navigazione delle tartarughe, rilevati per il Canale di Mozambico. In particolare nella mia analisi ho preso in considerazione:
• i parametri del campo geomagnetico terrestre, calcolati attraverso modelli matematici;
• l’andamento dei venti nell'area, ottenuto da dati rilevati da satelliti;
• il decorso e l'entità le correnti oceaniche, valutate in base a dati
oceanografici forniti dai satelliti.
I risultati degli esperimenti hanno evidenziato che le tartarughe mostrano una generale difficoltà a compensare il dislocamento: esse riescono a tornare all'isola di partenza, ma impiegando un tempo elevato (fra i 14 e i 60 giorni) e con rotte molto circonvolute. Subito dopo il rilascio, tutte le tartarughe hanno mostrato un movimento simile in direzione ovest, della durata di 9-12 giorni, compiendo 497-752 km, senza però riuscire a ritrovare l'isola. Dopo questo tratto iniziale, le tre tartarughe hanno seguito rotte assai diverse tra loro. Le informazioni geomagnetiche e i venti hanno avuto scarso effetto sulle rotte tenute durante l’homing; al contrario le correnti sembrano aver esercitato un’influenza rilevante, deviando le tartarughe dalla direzione voluta senza che esse siano state capaci di compensarne l’azione di deriva.

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5 Capitolo 1. Introduzione Biologia generale delle tartarughe marine Il mare è l’ambiente naturale di una grande varietà di animali che in alcuni casi passano la maggior parte della loro vita in mare aperto, spesso attraversando estese regioni nel corso delle varie fasi del loro ciclo vitale. Esempi di questi viaggiatori oceanici si possono trovare in gruppi diversi come calamari, aragoste, pesci, balene e tartarughe. A causa delle loro abitudini di vita sfuggenti, la conoscenza scientifica di queste specie è limitata, e le informazioni disponibili relative a molti aspetti importanti del loro comportamento è frammentaria e lontana dal fornire un quadro definito della situazione. Le tartarughe marine rappresentano una parziale eccezione a questo modello, poiché in alcune fasi del loro ciclo vitale è possibile monitorare da vicino i loro comportamenti o compiere degli esperimenti di tracking satellitare, applicando su di esse dei trasmettitori. Le sette specie diverse attualmente viventi di tartarughe marine appartengono tutte al sottordine Cryptodira (ordine Cheloni, vedi Tab.1). Esse sono raggruppate nelle due famiglie dei Chelonidi (con le specie Caretta caretta, Eretmochelys imbricata, Chelonia mydas, Chelonia agassizii, Natator depressus, Lepidochelys kempii e Lepidochelys olivacea) e dei Dermochelidi (con la sola specie Dermochelis coriacea), ed hanno una distribuzione prevalentemente tropicale e subtropicale.

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Del Lucchese
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze Biologiche
  Relatore: Paolo Luschi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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Parole chiave

chelonia mydas
correnti marine
dislocamento
geomagnetismo
homing
migrazioni
ricostruzione rotte
tartarughe marine
telemetria satellitare
venti

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