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Il contratto di lavoro ripartito

L’emanazione del Decreto Legislativo n. 276/2003, di attuazione alla Legge delega 14 febbraio 2003, n. 30, ha introdotto importanti modifiche nella regolamentazione del mercato del lavoro in Italia. In particolare, significativi interventi hanno interessato le figure contrattuali di flessibilizzazione dei rapporti di lavoro. Tra le tipologie contrattuali ad orario ridotto, modulato o flessibile vi è la figura del contratto di lavoro ripartito (o job sharing).
Il lavoro è volto all'analisi di questa nuova tipologia contrattuale, con particolare riguardo all'evoluzione della normativa, antecedente la Riforma Biagi, in tema di job sharing, e all'analisi degli artt. 41-45 del Decreto Legislativo 10 settembre 2003 n. 276.

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2 INTRODUZIONE_____________________________________ L’emanazione del Decreto Legislativo n. 276/2003, di attuazione alla Legge delega 14 febbraio 2003, n. 30, ha introdotto importanti modifiche nella regolamentazione del mercato del lavoro in Italia. In particolare, significativi interventi hanno interessato le figure contrattuali di flessibilizzazione dei rapporti di lavoro. Tra le tipologie contrattuali ad orario ridotto, modulato o flessibile vi è la figura del contratto di lavoro ripartito (o job sharing). Si può sinteticamente osservare come il job sharing rappresenti un rapporto di lavoro peculiare, in cui due lavoratori, che condividono un unico posto di lavoro, assumono in solido nei confronti del datore di lavoro la responsabilità dell’adempimento di un’identica obbligazione di lavoro; questo implica che ciascun lavoratore sia responsabile non solo del proprio lavoro ma anche dell’operato del collega, dovendo provvedere in caso di sua assenza ad assumerne il ruolo e i relativi compiti. A seguito della stipula di questo contratto, inoltre, salva diversa intesa tra le parti, viene rimessa alla discrezionalità dei due lavoratori la determinazione e la gestione del proprio orario di lavoro, seppur all’interno dei limiti previsti dal contratto e/o dalla legge; questo dovrebbe consentire loro di organizzare in modo autonomo i propri tempi di lavoro, conciliandoli al meglio con i tempi di vita necessari per la cura ed assistenza della famiglia o per il soddisfacimento di altre esigenze extralavorative. Contemporaneamente, i datori di lavoro, grazie al vincolo di solidarietà che lega i due lavoratori ed alla garanzia della presenza di uno di essi sul posto di lavoro, potranno fare affidamento sul mantenimento di costanti livelli di produzione, pur in presenza di eventi (come malattia o infortuni) che, diversamente, avrebbero potuto determinare il mancato apporto di forza lavoro rispetto ai fabbisogni programmati. Il lavoro ripartito, pertanto, dovrebbe permettere una significativa riduzione dell’assenteismo ed un complessivo aumento dell’efficienza produttiva.

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