Trasporti pubblici urbani e veicoli a basso impatto ambientale: introduzione ed impiego degli autobus ibridi “altrobus”
La costante crescita economica mondiale e la tendenza al miglioramento della qualità della vita hanno richiesto un considerevole aumento delle attività e, di conseguenza, della mobilità di persone e di merci.
Tali movimenti sono soddisfatti in altissima percentuale dal trasporto privato e pubblico su gomma, svolto fino ad oggi da veicoli con motore a combustione interna o diesel; questi veicoli, oltre a provocare notevoli congestionamenti del traffico (ricordiamo che studi recenti hanno stabilito che l’Italia è la nazione con il parco autovetture più esteso del mondo in proporzione alla popolazione), sono responsabili di un’enorme percentuale di inquinamento che affligge le città e in particolare modo quelle industrializzate.
Anche dove esistono importanti realizzazioni per i trasporti pubblici in sede propria, come ferrovie, metropolitane, tramvie, ecc., il traffico veicolare rimane un dato che caratterizza lo sviluppo dei grandi centri urbani e che fisiologicamente sta creando sempre più frequenti zone di convivenza tra uomo e ambiente al limite della saturazione e della sopportazione.
Infatti il settore dei trasporti è all’origine delle più alte percentuali delle emissioni di ossido di carbonio (69%), di ossido di azoto (63%) e di altri composti, come il piombo, il benzene o il particolato dei motori diesel, che per certi aspetti sono ancor più pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente in cui vive.
Complessivamente l’inquinamento prodotto induce pesanti effetti a vari livelli: si possono osservare gli impatti locali rappresentati dai danni alle persone (malattie respiratorie, tumori, nonché stress e altre malattie nervose), alla vegetazione e alle cose (monumenti ed edifici) e l’impatto generale testimoniato dall’acidificazione dell’atmosfera, l’effetto serra e il conseguente aumento della temperatura media terrestre.
Secondo studi effettuati dall’OCSE , i costi derivanti dall’inquinamento prodotto complessivamente dai trasporti raggiungono lo 0,4% del prodotto interno lordo mondiale; se la cifra può apparire ingentissima, bisogna ricordare che altri studi e gli stessi dati dell’OCSE fanno trasparire una situazione ancora più allarmante da cui deriva che tale 0,4% rilevato sia in realtà un dato sottostimato.
Gli interventi da parte dei governi dei paesi industrializzati in generale e dell’Europa in particolare, hanno portato a normative che sono riuscite a ridurre parzialmente alcuni prodotti di scarico dei veicoli.
Un tipico esempio viene dall’applicazione delle marmitte catalitiche sulle vetture di nuova produzione che ha drasticamente ridotto le emissioni di piombo (che, tuttavia, esprimono il migliore rendimento durante un funzionamento a regime costante e con il catalizzatore a temperature elevate, condizione resa dai trasferimenti autostradali, ma difficilmente dagli spostamenti cittadini) o dall’introduzione di autobus con combustibile a basso contenuto di zolfo.
Nonostante questo, altri composti sono destinati ad aumentare, come il particolato e l’anidride carbonica e il problema tende a crescere piuttosto che a diminuire, soprattutto nei centri urbani e nelle aree metropolitane dove maggiormente si concentra il traffico con i suoi effetti deleteri, cui si affiancano altri elementi inquinanti derivanti dai riscaldamenti domestici e dagli stabilimenti industriali.
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Informazioni tesi
Autore: | Paolo Crovetto |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Marittima e dei Trasporti |
Relatore: | Ugo Marchese |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 173 |
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