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Il Libro Bianco sul mercato del lavoro

Il mondo del lavoro italiano sta attraversando un periodo di svolta. L’ingresso in Europa, le prime innovazioni introdotte dal “pacchetto Treu” e le nuove norme che oggi passano sotto il nome di “riforma Biagi”, ridisegnano regole e strutture del mondo produttivo abbandonando meccanismi che si sono consolidati nel corso di decenni di politica sociale e di contrattazioni sindacali. È con il Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia, preparato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e reso pubblico nell’ottobre 2001, che il diritto del lavoro finisce in prima pagina, per restarci sempre e senza interruzioni. E proprio il documento analitico-programmatico del Governo è l’argomento trattato in quest’elaborato. Prima di presentare le proposte del Governo ho però ritenuto opportuno soffermarmi sulle difficoltà crescenti incontrate dal diritto del lavoro italiano costruito intorno alla figura del contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato, sui fattori di trasformazione del lavoro, sulle caratteristiche del mercato del lavoro italiano, sul concetto di diritto al lavoro e sull’evoluzione del diritto del lavoro. Non soltanto l’Italia ha a che fare con tale cambiamento, ma il mercato del lavoro italiano presenta da sempre alcune anomalie che lo differenziano dai principali Paesi industrializzati e rendono la situazione più complessa. I dati che ci forniscono gli esperti sono chiari e creano allarme, sono dati che ci collocano in una posizione di svantaggio nella competizione internazionale e che ci invitano a riformare affinché il processo di convergenza europea non venga ostacolato ulteriormente. In un contesto tale che tipo di risposta dà il diritto del lavoro? Un diritto del lavoro che storicamente si è sempre occupato di chi un lavoro l’aveva già e che oggi ha parzialmente accolto la richiesta del diritto al lavoro di interessarsi alle prospettive di chi non ha occupazione, perché “un diritto del lavoro che escluda dal suo orizzonte il diritto al lavoro perde gran parte della sua legittimazione” (v. M. NAPOLI). Provenendo dalla Facoltà di Economia mi è sembrato opportuno introdurre nell’elaborato un capitolo riguardante alcuni studi economici sul mercato del lavoro che aiutano a delineare il contesto in cui si inserisce il documento governativo. La prima questione affrontata è quella delle politiche del lavoro che possono svolgere un ruolo importante all’interno di strategie più generali in materia di promozione dell’occupazione e di sollecitazione dello sviluppo. Impostata l’analisi delle politiche passive e attive in Italia, ho presentato i pilastri della Strategia di Lussemburgo di lotta alla disoccupazione. Più complessa l’analisi dei regimi di protezione dell’impiego che rappresentano l’insieme eterogeneo delle norme che limitano la possibilità di interruzione unilaterale del rapporto di lavoro da parte dell’impresa. Ho allora descritto la possibile soluzione delle “riforme di flessibilità al margine”. Il capitolo si conclude con un argomento che ha acceso il dibattito fra gli studiosi: le proposte rivolte ad aumentare il grado di flessibilità del mercato del lavoro italiano. Il dibattito che si è avuto in questi decenni sul tema è stato acceso e sicuramente di grande utilità, ma non si può negare che non è arrivato a nessuna conclusione decisiva e definitiva. Un capitolo è relativo al Libro Bianco sul mercato del lavoro. Prima di entrare nel merito dei vari argomenti ho speso qualche parola sulla natura e sull’utilità di un Libro Bianco, novità in Italia. Ho voluto poi seguire l’impostazione del documento governativo inserendo l’Executive Summary, seguito dall’analisi del mercato del lavoro in Italia e dalle proposte per promuovere una società attiva ed un lavoro di qualità. Nella prima parte la situazione del nostro mercato del lavoro di questi ultimi anni è sintetizzata con due termini: inefficienze ed iniquità; nella seconda si avanzano invece considerazioni e proposte in tema di rapporti di lavoro e di politiche del lavoro perché si è consapevoli che lo studio e l’analisi non bastano. Si individuano regole e strumenti per l’attuazione di obiettivi e politiche volte a raggiungere l’occupabilità, la qualità, la flessibilità, la sicurezza, le pari opportunità e l’inclusione sociale. Insomma, una serie di misure difficili da riassumere, che puntano a promuovere non solo una società attiva, cioè, con più posti e più occasioni di lavoro, ma anche a favorire un lavoro “di qualità”. Un incremento occupazionale, in sostanza, non inteso solo in termini quantitativi, ma anche, e soprattutto, in termini qualitativi.
Ho quindi accennato all’acceso dibattito che si è aperto dopo l’uscita del Libro Bianco innanzi tutto fra le parti sociali. Infine ho riepilogato i passaggi fondamentali che hanno portato dal Libro Bianco in questione al D.Lgs. 10 settembre 2003, n.276 e, quindi, alle nuove regole.

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Introduzione 4 Introduzione Il mondo del lavoro italiano sta attraversando un periodo di svolta. L’ingresso in Europa, le prime innovazioni introdotte dal “pacchetto Treu” e le nuove norme che oggi passano sotto il nome di “riforma Biagi”, ridisegnano regole e strutture del mondo produttivo abbandonando meccanismi che si sono consolidati nel corso di decenni di politica sociale e di contrattazioni sindacali. Un processo di riforma profondo, a detta di molti indispensabile per ridare competitività al Paese e per combattere un tasso di disoccupazione ancora eccessivo. È con il Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia, preparato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e reso pubblico nell’ottobre 2001, che il diritto del lavoro finisce in prima pagina, per restarci sempre e senza interruzioni. E proprio il documento analitico- programmatico del Governo è l’argomento trattato in quest’elaborato. Prima di presentare le proposte del Governo ho però ritenuto opportuno soffermarmi, nel primo capitolo, sulle difficoltà crescenti incontrate dal diritto del lavoro italiano costruito intorno alla figura del contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato, sui fattori di trasformazione del lavoro, sulle caratteristiche del mercato del lavoro italiano, sul concetto di diritto al lavoro e sull’evoluzione del diritto del lavoro. Da circa quindici anni il tema del mutamento del lavoro generato dalle nuove tecnologie e dalla mondializzazione dei mercati forma oggetto di studio, di osservazioni e di teorizzazioni. Non soltanto l’Italia ha a che fare con tale cambiamento, ma il mercato del lavoro italiano presenta da sempre alcune anomalie che lo differenziano dai principali Paesi industrializzati e rendono la situazione più complessa. I dati che ci forniscono gli esperti sono chiari e creano allarme, sono dati che ci collocano in una posizione di svantaggio nella competizione internazionale e che ci invitano a riformare affinché il processo di convergenza europea non venga ostacolato ulteriormente. In un contesto tale che tipo di risposta dà il diritto del lavoro? Un diritto del lavoro che storicamente si è sempre occupato di chi un lavoro l’aveva già e che oggi ha parzialmente accolto la richiesta del diritto al lavoro di interessarsi alle prospettive di chi non ha occupazione, perché “un diritto del lavoro che escluda dal suo orizzonte il diritto al lavoro perde gran

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Spini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Mario Napoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 260

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Parole chiave

decreto legislativo 10 settembre 2003, n.276
diritto al lavoro
diritto del lavoro
disoccupazione
economia del lavoro
flessibilità
lavoro
legge 14 febbraio 2003, n.30
legge biagi
libro bianco sul mercato del lavoro
marco biagi
nuovi contratti di lavoro
occupazione
patto milano
politiche del lavoro
riforma mercato del lavoro

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