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Il microcredito: aspetti istituzionali ed economici

Introduzione


“Ogni persona ha diritto ad un livello di vita che garantisca la salute e il benessere dell’individuo e della sua famiglia, in particolare per quanto riguarda il cibo, il vestiario, la casa, l’assistenza medica e i servizi sociali necessari; essa ha diritto a essere garantita in caso di disoccupazione, malattia, inabilità, vedovanza, vecchiaia, e in mancanza di fonti di sopravvivenza per circostanze esterne alla sua volontà” .
Questo è quanto afferma la “dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” , ma la realtà è a tutt’ oggi ben diversa.
I poveri sulla terra vengono stimati in 1 miliardo e 200 milioni di persone, i quali riescono a produrre “solo” l’1% del risparmio mondiale, la stessa fascia di popolazione riceve appena lo 0.2% del credito mondiale.
E’ come dire che 4 centesimi su 5 del risparmio dei poveri vengono prestati, dal sistema finanziario, ai più ricchi.
Partendo da questi fatti sono stato spinto ad approfondire l’argomento, sperando di trovare dei contesti sociali nei quali qualcuno fosse riuscito a cambiare, se non invertire, il senso delle cose.
Con grande stupore scopro che in un paese, come il Bangladesh, con una densità di popolazione molto elevata, 830 persone per chilometro quadrato (come dire che la popolazione dell’Inghilterra fosse confinata in una regione estesa come la Lombardia!); con il 90% della popolazione analfabeta; con il 40% della popolazione che non riesce a soddisfare i suoi bisogni alimentari minimi giornalieri; dove a causa della malnutrizione, peso e statura sono al di sotto della media mondiale , una persona ha avuto una geniale intuizione per aiutare gli indigenti concretamente, ovvero, accordare piccoli prestiti a persone che nullatenenti, non possono accedere alle fonti di finanziamento ordinarie. In questo modo, si soccorre chi ha bisogno non dandogli un pesce ma insegnandogli a pescare.
Il termine microcredito non esisteva prima degli anni 70, ora per gli addetti ai lavori è di uso comune. È riduttivo e inesatto dare a questo termine un significato univoco, perché si adatta a più interpretazioni, tutte ugualmente valide e calzanti per definire il principio del microcredito, ovvero, dare la possibilità a chi non può accedere al credito ordinario, a causa dell’inadeguatezza o assenza di garanzie reali o a causa delle dimensioni delle micro attività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizionali, di poter usufruire di finanziamenti di piccola entità necessari per la sopravvivenza quotidiana.
Fondamentale è, secondo Muhammad Yunus fondatore del microcredito, discernere le diverse categorie di microcredito, per poter arrivare alla formulazione di politiche corrette e alla creazione di istituzioni e metodi adatti a raggiungere lo scopo ultimo, che rimane sempre: dare accesso al credito ai più poveri.
Lo stesso professor Yunus suggerisce una classificazione piuttosto ampia, delle varie categorie di microcredito, al solo scopo di sintetizzare la situazione e dare un punto di partenza per poi poter sviluppare un efficiente programma di microcredito. In questa classificazione troviamo:
a) il microcredito tradizionale informale (ad esempio i prestiti da amici);
b) microcredito basato sui gruppi informali tradizionali (come Tontin, Su Su, Rosca, e altri);
c) microcredito Activity-based fatto attraverso banche specializzate o convenzionali (ad esempio il credito agricolo, credito artigiano etc.);
d) microcredito al consumo;
e) microcredito cooperativo;
f) microcredito fatto dalle organizzazioni non governative (ONG);
g) microcredito fatto da organizzazioni diverse dalle ong.
Si ribadisce che questa classificazione serve solo per avere un punto di partenza per l’analisi della situazione che necessita dell’aiuto dei programmi di microcredito.
Se si riescono ad identificare le varie categorie, quando poi si valutano i programmi adottati, si comprende quali hanno ottenuto buoni risultati che quindi catalizzeranno maggiori risorse, proprio perché efficienti; e si individueranno le categorie più in difficoltà che avranno bisogno di più sostegno e aiuto.
Tuttavia esiste un modello di microcredito di riferimento che è quello praticato dallo stesso professor Muhammad Yunus, attraverso la Grameen Bank (letteralmente banca del villaggio) da lui fondata nel 1976.
Il primo capitolo di questa tesi sarà dedicato alla definizione del modello di microcredito alla Grameen Bank.


















Capitolo 1
Il microcredito


1.1. Che cos’è il microcredito

Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone povere ed emarginate di poter usufruire di servizi finanziari. Secondo i dati dell’ UNDP (United Nation Development Program) il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Nei paesi in via di sviluppo milioni di famiglie vivono con il reddito che traggono da attività

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5 Introduzione “Ogni persona ha diritto ad un livello di vita che garantisca la salute e il benessere dell’individuo e della sua famiglia, in particolare per quanto riguarda il cibo, il vestiario, la casa, l’assistenza medica e i servizi sociali necessari; essa ha diritto a essere garantita in caso di disoccupazione, malattia, inabilità, vedovanza, vecchiaia, e in mancanza di fonti di sopravvivenza per circostanze esterne alla sua volontà” . Questo è quanto afferma la “dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” , ma la realtà è a tutt’ oggi ben diversa. I poveri sulla terra vengono stimati in 1 miliardo e 200 milioni di persone, i quali riescono a produrre “solo” l’1% del risparmio mondiale, la stessa fascia di popolazione riceve appena lo 0.2% del credito mondiale. E’ come dire che 4 centesimi su 5 del risparmio dei poveri vengono prestati, dal sistema finanziario, ai più ricchi. 1 1 Fonte: Altreconomia, Unicef. Approfondimento globalizzazione dei popoli/schede.

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Informazioni tesi

  Autore: Massimo Salvato
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Lecce
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Bancaria
  Relatore: Donato Masciandaro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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