I media e la politica. Come è cambiata la televisione

2 INTRODUZIONE Il concetto di comunicazione politica è inscindibile da quello di mass media; non esiste politica che non sia anche mediatica. L’espressione stessa “comunicazione politica” mostra la reciprocità tra i due ambiti. Già ai tempi dell’antica Grecia si pose il problema dell’effetto del discorso persuasivo sui cittadini. Il dibattito tra i filosofi greci sul potere della retorica era molto acceso: essa era un aspetto fondamentale della vita nella poleis. Nel mondo romano esisteva una forma di propaganda elettorale nella quale si mescolava la retorica con le arti persuasive di ordine clientelare; è dal mondo romano che derivano termini tutt’ora vitali quali candidato, comizio. Per tutto il medioevo poi, e per molti secoli dell’età moderna, l’informazione resta controllata e manipolata dai sovrani e dalla Chiesa. Con la Rivoluzione Americana e quella Francese qualcosa cambia: nasce il giornalismo libero che si sottrae alle censure dei sistemi assolutistici. Nel 1800 si consolidano (seppur senza il suffragio universale) le libere elezioni. Per parlare di comunicazione politica nel senso più pieno, occorre attendere il XX secolo quando nascono i mezzi di comunicazione di massa. Tra le due guerre mondiali e nel periodo della guerra fredda la comunicazione politica subisce un rallentamento: nei paesi soggetti a domini totalitari, libera informazione e dialettica democratica sono soffocate da propaganda e censura. Ciò non avviene negli Stati Uniti e in tutti i paesi in cui la democrazia è rimasta intatta. Negli Usa si afferma negli anni ’30 e ’40 il connubio tra marketing, informazione, pubblicità, sondaggio d’opinione inquadrati nel panorama della politica. Un ulteriore