Patologie urologiche e welfare: confronto tra realtà italiana e di alcune aree del Sud America
Negli ultimi trenta anni lo scenario internazionale ha subito un radicale e profondo cambiamento.
La fine della guerra fredda, la caduta del muro di Berlino, la nascita di una Europa Unita, la maggiore permeabilità dei confini nazionali, la globalizzazione, l’aumento dei flussi migratori dai paesi del terzo mondo, lo sviluppo tecnologico, la disponibilità di rapidi mezzi di comunicazione e di trasporto hanno modificato il rigido significato di Popolo, di Stato. Ormai sembra del tutto superato il concetto di appartenenza territoriale, di etnia, in relazione proprio alla grande diversità di individui che convivono all’interno di uno stesso Paese. Basta affacciarsi dalla terrazza di una qualsiasi città italiana, ad esempio, per comprendere come non esista più un solo colore della pelle, un solo idioma, una sola religione, come il modello di riferimento sia sostanzialmente mutato, perdendo le connotazioni del tipico, dell’indigeno e assumendo piuttosto quelle del multirazziale.
Un tale cambiamento certamente non poteva avvenire senza conseguenze: la politica sociale, economica e sanitaria mondiale hanno subito delle trasformazioni inattese. La necessità di confrontarsi con altre culture appartenenti a tutti gli effetti al proprio territorio ha determinato la nascita di nuove problematiche o il ripresentarsi di vecchie, da tempo superate.
D’altro canto, ad una tale apertura, ad una maggiore disponibilità economica relativa fa da contraltare uno sbilanciamento evidente tra le nazioni ricche e quelle povere del mondo, che da luogo ad una separazione sempre più netta e distinta tra queste due facce coesistenti della realtà globale.
La corsa verso traguardi ambiziosi in campo tecnologico e sanitario ci ha permesso di raggiungere livelli senza dubbio rassicuranti in termini di progressione sociale e culturale, liberandoci dai timori ancestrali relativi all’incapacità di far fronte ai bisogni primari, quali l’alimentazione e la salute. Questi successi, però, sono comunque parziali perché il meccanismo che ne ha determinato il conseguimento possiede spesso ingranaggi cinici, ben oliati sì, ma troppo veloci per dare il tempo necessario a tutte le popolazioni di goderne i frutti. In questa maniera si delinea una paradossale convivenza tra chi beneficia a pieno di questo progresso e chi continua, suo malgrado, a rimanerne non solo escluso, ma addirittura schiacciato.
In ambito sanitario sono riscontrabili entrambi gli aspetti: da un lato la presenza di una società multietnica impone un ampliamento delle conoscenze in merito alla epidemiologia del paese di provenienza di ogni singolo individuo, al fine di affrontare la diagnosi di patologia con un ventaglio di supposizioni il più completo possibile, e di prevenirne la diffusione; in secondo luogo, l’esigenza di fornire l’assistenza sanitaria basilare in territori altrimenti totalmente sprovvisti ha determinato la nascita di numerose organizzazioni, che cercassero di colmare il vuoto creatosi dalla forbice che divide il nord dal sud del mondo, spostando medici, infermieri e volontari di ogni categoria verso i luoghi dove il loro aiuto fosse più necessario.
Le pagine di questa tesi hanno l’intenzione di delineare un quadro sufficientemente esaustivo delle differenze che si possono sviluppare in campo sanitario, ed in particolar modo in campo urologico, confrontando due modalità, quella italiana e quella di alcune aree dell’America Latina, di interpretare il concetto di salute.
La variabilità nelle percentuali di prevalenza di una malattia, la presenza di patologie infettive altrimenti debellate, le condizioni igienico sanitarie al limite, i tassi di mortalità infantile e l’età media di sopravvivenza di una popolazione sono soltanto la sequenza numerica e statistica che fa da corollario ad un ben più complesso intreccio di ostacoli che impediscono il corretto sviluppo di una normale ed efficace rete assistenziale.
Infatti, indubbiamente saranno pur presenti in Sud America numerosi fattori ambientali e genetici che condizionano l’insorgenza e la gravità di sviluppo di alcune patologie, ma il concetto di prevenzione e di approccio terapeutico dipendono inequivocabilmente dall’organizzazione di un sistema sanitario paradossale, dalla mancanza di un intervento statale a garanzia di cure gratuite, da un elevato livello di corruzione e da un ritardo culturale diffuso.
Il confronto tra l’organizzazione ospedaliera italiana e quella di due stati sud americani è frutto di due esperienze (Perù 2001, Bolivia 2004), nelle quali il quotidiano riscontro delle difficoltà oggettive, e spesso insormontabili, per attuare le normali misure di cura ha determinato la volontà di approfondire quali fossero i motivi capaci di condizionare tanto negativamente un diritto così fondamentale, come quello della salute.
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Informazioni tesi
Autore: | Mario Savino |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | urologia |
Anno: | 2004 |
Docente/Relatore: | Francesco Salvestrini |
Istituito da: | Università degli Studi di Siena |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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