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Chi conosce il domani? Il mondo Igbo attraverso Chinua Achebe

Ho iniziato ad interessarmi all’Africa ed al suo rapporto contrastato con l’Europa molto prima di imbattermi in Things Fall Apart, anche se questo romanzo ha dato una nuova luce alla mia prospettiva esotica e anche un po’ “turistica” che avevo dell’immenso continente: grazie ad Achebe, ho smesso di considerare l’Africa, e la sua “tribalità”, come un qualcosa di antico e ancestrale, constatando invece come gli eventi descritti appartenessero ad un passato non poi così remoto e “mitologico”, in definitiva, restituendo dignità e possibilità di esistenza ad un popolo che prima avrei creduto solamente fittizio, non reale.
Pertanto, mi sono interessata sempre più agli Igbo e ai loro costumi, rifacendomi a importanti testi inglesi sulla storia (ricostruita “occidentalmente”) del popolo, decidendo di approfondire l’immagine sociale che si può evincere dal romanzo “che mi aveva aperto gli occhi”, accostandola alla realtà quotidiana delle genti di cui esso parla.

La popolazione nigeriana degli Igbo, oggi considerata motore della guerra del Biafra degli anni Sessanta, viene presentata in Things Fall Apart come un insieme di villaggi che vivevano, in un passato non poi così remoto, una democrazia tribale strutturata, per nulla inferiore all’amministrazione britannica che ne provocherà il crollo e la disfatta.
Quello che qui si propone è una sorta di ponte di collegamento tra la fiction letteraria del romanzo di Chinua Achebe, sicuramente uno dei più famosi scrittori nigeriani, e i costumi e le usanze della popolazione igbo, con particolare riguardo al periodo che precede l’arrivo dei colonizzatori, e che precede di fatto la disgregazione della società tradizionale.
Infatti, se il villaggio di Umuofia, protagonista del romanzo, sembra non esistere fisicamente sulle mappe e cartine – vuoi perché la grafia delle città varia col tempo e con la pronuncia locale; vuoi perché, essendo questo un romanzo inventato, il luogo dove la vicenda è ambientata è probabilmente esso stesso fittizio –, realistica è invece la rappresentazione della comunità di Umuofia, come del materiale socio-antropologico sulla popolazione stessa: «Achebe infatti più che descrivere rappresenta, e la rappresentazione (…) tiene viva l’attenzione del lettore».
Nei primi tre capitoli verrà pertanto analizzata la popolazione igbo in termini generali, secondo le loro (presunte) origini e vicissitudini storiche, i loro costumi tradizionali, la loro struttura sociale e religiosa; nella seconda parte, invece, verrà analizzato più dettagliatamente l’autore del romanzo in questione, Chinua Achebe, nel capitolo 5, e successivamente (capitolo 6) il romanzo in sé, Things Fall Apart, cercando così di costruire un collegamento tra le notizie antropologiche trovate sugli Igbo, e gli elementi antropologici che lo scrittore traspone.
Tutto ciò, ricordando sempre che il destino è poi il vero protagonista del romanzo, e delle sorti africane in genere – impersonificato nel colonizzatore –, il fato riveste il ruolo centrale nella vita e nella Storia, ruolo che gli stessi Igbo avevano già intuito come fondamentale, come testimonia il famoso proverbio autoctono «Onye ma echi? Chi conosce il domani? ».

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6 Introduzione Africa is to Europe as the picture is to Dorian Gray (An Image of Africa, Chinua Achebe) Ho iniziato ad interessarmi all’Africa ed al suo rapporto contrastato con l’Europa, molto prima di imbattermi in Things Fall Apart, anche se questo romanzo ha dato una nuova luce alla mia prospettiva esotica e anche un po’ “turistica” che avevo dell’immenso continente: grazie ad Achebe, ho smesso di considerare l’Africa, e la sua “tribalità”, come un qualcosa di antico e ancestrale, constatando invece come gli eventi descritti appartenessero ad un passato non poi così remoto e “mitologico”, in definitiva, restituendo dignità e possibilità di esistenza ad un popolo che prima avrei creduto solamente fittizio, non reale. Pertanto, mi sono interessata sempre più agli Igbo e ai loro costumi, rifacendomi a importanti testi inglesi sulla storia (ricostruita “occidentalmente”) del popolo, e soprattutto contattando alcuni professori di Storia e Antropologia, a quali ho posto i dubbi e perplessità “all’europea”: il prof. Korieh è stato per me di fondamentale aiuto, chiarendomi la valenza della religione e del destino tra gli Igbo, suggerendomi alcuni testi di critica coloniale per ricostruire la storia della Nigeria, offrendomi più volte la Sua gentile collaborazione. Così, ho deciso di approfondire l’immagine sociale che si può evincere dal romanzo “che mi aveva aperto gli occhi”, accostandola alla realtà quotidiana delle genti di cui esso parla. La popolazione nigeriana degli Igbo, oggi considerata motore della guerra del Biafra degli anni Sessanta, viene presentata in Things Fall Apart come un insieme di villaggi che vivevano, in un passato non poi così remoto, una democrazia tribale strutturata, per nulla inferiore all’amministrazione britannica che ne provocherà il crollo e la disfatta. Quello che qui si propone è una sorta di ponte di collegamento tra la fiction letteraria del romanzo di Chinua Achebe, sicuramente uno dei più famosi scrittori nigeriani, e i costumi e le usanze della popolazione igbo, con particolare riguardo al periodo che precede l’arrivo dei colonizzatori, e che precede di fatto la disgregazione della società tradizionale.

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandra Giglio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Luisa Faldini Pizzorno
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 96

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Parole chiave

achebe
africa
chukwu
igbo
nigeria
okonkwo
popoli africani
things fall apart
tribali

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