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Viandante sul mare di nebbia: life skills per la promozione del benessere in RSA

Al giorno d'oggi in Italia la tematica dell'anzianità sembra divenire sempre più centrale in ambito medico-assistenziale, ma molte volte ci si dimentica del fatto che gli anziani sono persone portatrici di bisogni e desideri psicologici e sociali di importante rilevanza.
Le demenze e i problemi fisici che portano alla non-autosufficienza non bastano per spiegare la poca attenzione che a volte si pone alle sfere intima e relazionale delle persone inserite in Residenze Sanitario Assistenziali (RSA).
Il mio elaborato è nato dall'esperienza lavorativa svolta presso una grande RSA di Bergamo. Ho toccato tematiche quali: la dimensione organizzativa-istituzionale, le visoni attorno alla malattia e alla cura, la persona anziana, l'animazione, la comunicazione, la famiglia. Ho inoltre proposto un modello pratico per individuare i bisogni/desideri dell'anziano, riportando un esempio pratico di ricerca qualitativa su un'intervista.

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4 1. INTRODUZIONE Dalle statistiche Istat risulta che la popolazione italiana sta invecchiando, e inoltre i risultati del censimento dell’anno 2003 mostrano un saldo naturale negativo, in Italia come in Lombardia, il che significa che le nascite sono in diminuzione. La lunghezza media della vita è 77,5 anni e la popolazione ultrasessantacinquenne rappresenta il 18 percento della popolazione. Per il 2030 si prevede che il 27 percento della popolazione avrà più di 65 anni. 1 Sul territorio bergamasco sono presenti poco più di 80 strutture che offrono differenti servizi per anziani non-autosufficienti, dalla Casa di Riposo al Centro Diurno dove l’anziano viene assistito durante il giorno, ma per il resto della giornata vive ancora presso la propria famiglia. In queste istituzioni l’anziano viene portato nella maggioranza dei casi per trascorrere i suoi ultimi mesi o anni di vita, lontano dal proprio contesto sociale di provenienza ed estraniato dalla società che fino a poco tempo prima lo aveva accolto come cittadino attivo. Queste strutture nascono per rispondere alle esigenze di anziani soli e delle famiglie, che stanno cambiando radicalmente: al giorno d’oggi si ha “la presenza di aggregati famigliari domestici sempre più ristetti e […] l’aumento delle famiglie monoparentali consiste nella maggiore riluttanza da parte dei figli adulti a vivere con i propri genitori e viceversa” 2 . Se un tempo la tendenza era quella di accudire la madre o il padre tenendoli all’interno del nucleo famigliare, al giorno d’oggi la maggioranza propende a cercare soluzioni alternative che vanno dall’assistenza domiciliare, tramite l’assunzione di una badante, all’inserimento del parente in un’istituzione che provveda alla sua cura. “Nella società contadina, patriarcale, l’anziano era l’autorità, la saggezza, la giustizia, il modello dal quale tutti dovevano dipendere e che garantiva una forte stabilità familiare. Oggi l’industrializzazione e la modernizzazione hanno separato i nuclei familiari; gli anziani […] spesso si trovano a dipendere totalmente da chi si può occupare di loro. Le città si sono sviluppate sempre più, rendendosi anche meno sicure e meno a misura delle persone più anziane, e l’invecchiamento è passato da essere considerato un’aggiunta di senso e una conquista, a divenire un “problema sociale”” 3 . 1 Istat, Annuario statistico italiano Istat, 2002 2 GOODY Jack, La famiglia nella storia europea, Laterza, Bari, 2000 p. 281 3 AA.VV., Dare vita agli anni, Mc Graw Hill, Milano, 2003 pp. 52-53

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