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Nichilismo, téchne e poesia nel pensiero di Emanuele Severino

La tesi si propone di analizzare concetti quali tecnica, arte, poesia, mediante il pensiero di Emanuele Severino, in particolare mediante la sua interpretazione dell'Occidente come storia del nichilismo, ossia come storia dell'identificazione dell'essere con il nulla.
Partendo da questo presupposto di carattere metodologico, la tesi si propone di mettere in rilievo come l'arte, ed in particolare la poesia, rappresenti un luogo privilegiato per cogliere il carattere nichilistico del pensiero dell'Occidente. Quello che per Severino è la follia dell'Occidente, ossia l'identificazione dell'essere col nulla, nell'arte viene a piena manifestazione, in quanto l'arte stessa ha la peculiarità di mettere in opera l'essenza dell'Occidente, di manifestare il cuore stesso dell'Occidente. Infatti, per Severino, sono proprio due poeti che determinano l'inizio ed il compimento di tutta la storia dell'Occidente: Eschilo e Leopardi.
L'ultima sezione della tesi si propone in via del tutto sperimentale una possibile interpretazione dell'arte secondo la tesi dell'essere eterno, formulata da Severino. Il tentativo cioè di capovolgere il senso dell'arte, ponendola fuori dal nichilismo, e mostrando come l'arte all'interno dell'essere eternamente identico a se stesso assuma un significato del tutto nuovo.

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3 Introduzione. Per Emanuele Severino tutta la storia dell’Occidente è la storia del nichilismo, inteso come l’identificazione dell’essere col nulla. Il pensiero occidentale, prima che raggiunga la sua piena trasparenza nel pensiero di Leopardi, non affermerà mai direttamente l’identificazione dell’essere con il suo opposto, eppure questa identificazione scorre sotterraneamente lungo tutta la storia dell’Occidente. Concetti quali divenire, nichilismo, tecnica, poíesis, volontà di potenza, hýbris, arte, poesia, sono l’inconscia espressione di questa folle identità. La storia dell’Occidente è la storia dell’inoltrarsi del pensiero lungo il sentiero della notte, indicato per la prima volta da Parmenide, e che egli stesso considera impossibile ed impraticabile. Eppure, è proprio questo sentiero della notte l’unico sentiero che l’Occidente ha percorso. Il culmine di questo sentiero è la nostra epoca, quella che vede nella tecnica la nuova matrice dell’esistenza dell’uomo. Se in tutta la storia dell’Occidente il divenire annientante delle cose è stato sempre contrapposto all’epistéme dell’essere eterno e trascendente, che come tale sta al di là del divenire, con il compimento della storia dell’Occidente, l’eterno deve inesorabilmente tramontare, in quanto rende impossibile l’evidenza del divenire nichilistico, quell’evidenza che è già presente quando l’Occidente fonda l’epistéme dell’eterno, ma, appunto, in lotta con quest’ultimo. La storia dell’Occidente è dunque la storia della dialettica tra l’eterno e il divenire, dialettica che, però, deve tramontare, perché il divenire sia l’unica verità. La tecnica compie questo tramonto, perché aderisce completamente alla tendenza annientante del divenire nichilistico, è esso stesso divenire. La sua struttura è ipotetica in quanto tale, ed è solo per questa sua capacità di non radicarsi su un fondamento stabile, che permette alla tecnica di dominare tutto l’essente. Sciolto da qualsiasi legame la tecnica diventa la struttura che più si può adattare ai continui mutamenti del divenire, di quel divenire che per tutta la storia dell’Occidente rimane l’evidenza assoluta della realtà. Ma perché la tecnica diventi l’espressione più coerente del divenire, gli immutabili della metafisica debbono tramontare, Dio stesso deve morire. Questa continua ed inesorabile purificazione del divenire dall’eterno trascendente la troviamo compiutamente espressa nella storia del concetto

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Cardone
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Stefano Benassi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 255

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