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Il contributo dei distretti industriali nello sviluppo economico italiano. Il caso del distretto tessile di Prato

La presente tesi, verte sul ruolo e sulle caratteristiche del modello organizzativo-produttivo del distretto industriale, come forma peculiare della macchina economica italiana.
Da una prima descrizione di cosa sia effettivamente un distretto industriale, si passa successivamente all'analisi delle politiche e normative che li disciplinano per poi concludere con previsioni future sulla loro utilità nello scenario competitivo mondiale attuale.

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i INTRODUZIONE Sul finire degli anni Settanta, dal quadro economico mondiale di riferimento, cominciarono ad emergere comportamenti e caratteri imprenditoriali, ben lungi da quelli che, dall’immediato dopoguerra, fecero registrare straordinari tassi di crescita economica in molte economie occidentali e non. Gli anni del “miracolo economico” avevano portato ad una progressiva crescita dei redditi e, di conseguenza, ad una domanda sempre più frammentata e diversificata. L’ideale modello produttivo fordista, basato su un tipo di produzione di massa, volto alla continua ricerca di economie di scala e destinato a mercati omogenei, e che fino ad allora aveva rappresentato la tipica organizzazione dell’offerta capitalistica, cominciava ad evidenziare, in tale contesto, i primi sintomi di debolezza e, in molti studiosi, crebbero perplessità circa la sua validità. I ridotti tassi di crescita del Pil in molte economie avanzate, celavano inadeguate risposte produttive ai cambiamenti in atto. La diversificazione dei bisogni della domanda, coincideva, infatti, con la creazione di nuovi segmenti di mercato, più piccoli ma soprattutto più specializzati. Tali opportunità, tuttavia, non potevano essere adeguatamente colte dalle imprese di grandi dimensioni, le quali, attraverso ingenti investimenti in macchinari e una spregiudicata spersonalizzazione dei lavoratori in esse impiegati, si dimostravano troppo “rigide” nei confronti dei rapidi mutamenti dell’ambiente di riferimento. Eppure, proprio in quegli anni, e forse proprio in risposta alle crescenti necessità degli economisti di trovare un nuovo modello di organizzazione produttiva che fosse adeguatamente attrezzato per fronteggiare tali problemi, si osservò come, nonostante molte economie andavano incontro alla stagnazione, alcune aree produttive locali, soprattutto italiane, riuscissero a registrare continuamente straordinarie performance. La tradizionale letteratura economica, si trovò a dover fare i conti con un fenomeno produttivo troppo in fretta scartato e dimenticato, che però, nel

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