La compressione dei diritti costituzionali in ragione della lotta al terrorismo: il caso americano
In seguito agli attentati dell’11 settembre è parso opportuno a molti paesi ed a molte democrazie liberali provvedere ad emanare delle nuove normative che fossero in grado di predisporre degli strumenti efficaci ed efficienti al fine di combattere, reprimere e sconfiggere un fenomeno terroristico di una portata mai vista prima.Il terrorismo non è una novità, sia sul piano del panorama internazionale, sia sul piano nazionale; tuttavia questo fenomeno terroristico, internazionalmente organizzato, con strutture, con uomini, mezzi e ramificazioni in molti paesi del mondo, con una base economica molto solida, ma soprattutto così efferato, rappresenta una novità.Molti, tra cui alcuni esponenti della Casa Bianca, hanno parlato di una vera e propria guerra lanciata da tali reti internazionali terroristiche contro la libertà, la democrazia e la sicurezza.Altri invece ritengono che non si tratti di una guerra, bensì di crimini contro l’umanità e che quindi andrebbero riportati sotto la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia. Molti paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno concordato una serie di iniziative per cercare di sconfiggere tale piaga. Questo paese si è mosso a più livelli per lanciare la “controffensiva” a quella che, secondo l’attuale establishment, è una vera e propria guerra (benché si riconosce che non sia una guerra tradizionale, ovvero tra due Stati e due eserciti contrapposti, ma contro un nemico schivo e sfuggente che si nasconde anche nelle pieghe delle società occidentali): lo è sul piano internazionale e sul piano del diritto interno.Sul piano internazionale si è mosso con iniziative immediate, quali gli interventi di polizia militare o il tentativo di promuovere la pacificazioni delle aree di maggior tensione (quali ad esempio lo spinoso problema Palestinese ed il tentativo di far approvare la c.d. Road Map), ma anche prevedendo l’impiego di strategie calibrate su di un lungo periodo (ricercare la collaborazione internazionale con le grandi potenze e con le organizzazioni internazionali, agevolare i processi di democratizzazione e creare le infrastrutture della democrazia, prevenire la diffusione delle armi di distruzione di massa, combattere le piaghe come l’HIV/AIDS, il traffico di droga e la corruzione, ecc.).Sul piano del diritto interno ha emanato una serie di provvedimenti volti ad incrementare la sicurezza interna, tra cui la legge antiterrorismo detta “Patriot Act” (acronimo per “Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism”), il Military Order (con cui viene disciplinata la detenzione, il trattamento ed il giudizio dei terroristi internazionali), diversi regolamenti e guidelines (da parte delle agencies governative come il Department of Justice), la riorganizzazione dei trasporti e della difesa (è creato il Northern Command), ecc.Il Patriot Act, firmato il 26 ottobre 2001 in tempi rapidissimi, è diviso in dieci sections: sono garantiti strumenti investigativi più incisivi ed efficaci soprattutto nelle condivisione delle informazioni e nella capacità di intercettare comunicazioni telefoniche e telematiche, si modifica la normativa sul riciclaggio del denaro sporco e la legislazione in materia di immigrazione in modo da espellere i terroristi e impedirne l’ingresso, si creano nuove fattispecie di reato e si aumentano le pene, ecc. L’insieme di tutti questi atti ha incrementato notevolmente il potere dell’esecutivo e messo in crisi un principio cardine come quello della divisione dei poteri, che è una vera pietra angolare del sistema costituzionale americano.L’assunto dell’amministrazione Bush era quello di limitare i confini delle libertà e dei diritti in vista del conseguimento di più ampi margini di sicurezza nazionale e della popolazione.Ma una nazione come quella americana, una popolazione come quella americana, fiera ed orgogliosa dei propri diritti, delle proprie libertà e delle proprie conquiste giuridiche, ha portato una critica seria e sferzante, una polemica accesa e veemente, a tali misure: non sono mancate le opposizioni di larghi strati sociali, dai professori del diritto e dai costituzionalisti, da esponenti politici, dalle comunità locali (partendo dalle piccole cittadine, passando per le contee ed arrivando agli Stati), dalla stampa, dai bibliotecari, dagli avvocati, da giudici, dalle agguerrite associazioni dei diritti civili e delle libertà fondamentali.Essi denunciano come con la legge antiterrorismo e con le altre normative si vengano a violare i diritti del Bill of Right (il I, il IV, il V, il VI, l’VIII Emendamento) e vari diritti e principi costituzionali (come il XIV Emendamento, il principio della separazione dei poteri, il principio di uguaglianza).
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Martellino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Carlo Casonato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 125 |
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