Il lavoro nell'età del nichilismo

1 1. Il lavoro: anamnesi storico-sociale. Per procedere ad un’analisi del concetto di lavoro ed alla sua comprensione, ontologica e fenomenologica, è indispensabile prendere le mosse dalla dimensione linguistico-semantica del termine, esaminandone l’origine lessicale: ciò, tuttavia, premettendo e chiarendo sin dal principio che il lavoro rappresenta «una sorta di oggetto misterioso, quanto alla sua concettualizzazione» 1 . Prendendone in considerazione l’etimologia 2 , il termine “lavoro” deriva dal latino labor (“pena, fatica, sforzo, dolore, sventura”), che ancor prima in greco antico veniva espresso con i termini di πόνος (“fatica, sforzo, pena, afflizione, patimento, traversia, miseria, conflitto, battaglia”; da cui deriva il latino poena, “punizione”), ἔργον (“opera, faccenda, occupazione, fatto, azione, esecuzione, combattimento, impresa, ciò che spetta a qualcuno di fare, dovere, ufficio”; da cui deriva anche il termine “ergastolo”, come condanna vitalizia al lavoro forzato), πρᾶξις (“il fare, fatto, atto, opera, affare, faccenda, impresa”): dal punto di vista prettamente linguistico, dunque, il termine esprime una valenza tendenzialmente negativa. In prospettiva comparatistica moderna, il termine presenta sul piano linguistico sempre una sfumatura negativa: in tedesco, Werk (dalla radice erg- di ἔργον, come sopra tradotto) o Arbeit (dalla stessa radice arm- di Armut, povertà, miseria); in inglese, labour (dal latino labor, come sopra tradotto) o work (dalla stessa radice erg- di ἔργον, come sopra riportata); in francese travail ed in spagnolo trabajo (dal latino tripalium, strumento di tortura composto da tre pali, uno verticale e 1 TOTARO F., Interrogarsi sul senso del lavoro, in Appunti di cultura e politica, anno XXXIII, n. 6, p. 11; 2 ENCICLOPEDIA, Einaudi, Torino, 1977, pp. 1080 ss.;