“…..la Corte Costituzionale vestale della Costituzione…..” e sua attività interpretativa
Il presente elaborato dopo un breve excursus sulle origini e la nascita della Corte Costituzionale italiana anche sotto il profilo storico e comparativo con altri Paesi analizza la sua composizione e le sue funzioni.
Emergerà la portata dell’articolo 134 della Costituzione ai sensi del quale: “La Corte è competente a giudicare:
- sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti con forza di legge, dello Stato e delle Regioni”; l’articolo 137 della Costituzione pone una riserva di legge costituzionale per stabilire “le condizioni, le forme, i termini di proponibilità dei giudizi di legittimità costituzionale” questa riserva è stata soddisfatta dalla legge 1/1948, alla quale risale quindi la scelta per il tipo di accesso: incidentale come regola generale, anche principale per lo Stato e le Regioni nelle controversie che li oppongono;
- “sui conflitti di attribuzione “tra lo Stato e le Regioni e tra le Regioni”;
- “sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica a norma della Costituzione” cioè per le uniche due ipotesi di responsabilità presidenziale “alto tradimento e attentato alla Costituzione”, per cui può essere messo in stato d’accusa.
Emergeranno le principali differenze tra il modello di giustizia costituzionale diffuso che vede chiamati in causa tutti i giudici, in contrapposizione al sistema che invece, con oltre un secolo di ritardo inizierà ad essere sperimentato in Europa e che è detto sistema accentrato in quanto affida non ai singoli giudici, bensì ad un organo appositamente creato a questo fine (la Corte Costituzionale), il compito di assicurare la conformità delle leggi alla Costituzione.
Il modello di controllo di costituzionalità adottato generalmente nell’Europa continentale comporta la riserva del controllo di costituzionalità a favore della giurisdizione di un organo ad hoc secondo il sistema adottato inizialmente nella Costituzione austriaca del 1929 ispirato da Hans Kelsen1.
Il sistema accentrato cerca un equilibrio tra due principi: la superiorità della costituzione e la forza della legge, attraverso quello che è stato definito il privilegio del legislatore.
Tale privilegio consta di due aspetti: il legislatore ha il suo giudice che opera attraverso procedimenti particolari, creati specialmente per tener conto delle caratteristiche del controllo di costituzionalità sulle leggi e delle esigenze politiche che in esso si fanno valere, determinandosi così il sorgere di una “giustizia speciale”: la legge è obbligatoria per tutti (giudici compresi) finché non è dichiarata incostituzionale dall’organo esclusivamente competente a controllarne la validità. La separazione della giustizia costituzionale da quella comune, con l’attribuzione della prima ad un organo specialmente competente rispetto alle sole valutazioni circa le conformità della legge alla Costituzione, comporta una serie di conseguenze caratteristiche del controllo accentrato. Il controllo di costituzionalità si svolge in un contesto procedimentale di “diritto obiettivo” e non di “diritto soggettivo”. Il controllo, infatti, tende primariamente ad assicurare la coerenza del sistema normativo e solo secondariamente, o per conseguenza, a proteggere le posizioni soggettive costituzionalmente garantite nei confronti della legge incostituzionale.
Le decisioni sull’incostituzionalità delle leggi possono assumere valore erga omnes e non solo più inter partes, dato il carattere obiettivo del giudizio. Ciò permette di attribuire formalmente alle decisioni di incostituzionalità gli effetti contrarius actus della legge, quasi che si tratti di “leggi negative”. Ciò supera, d’un solo colpo tutte le incertezze che sarebbero derivate dall’inesistenza del principio del precedente vincolante e assicura la certezza del diritto nella stessa misura in cui essa è garantita dalla legge. Così come, dopo la dichiarazione di incostituzionalità, la legge perde di efficacia nei confronti di tutti, allo stesso modo essa, prima di tale dichiarazione, è efficace nei confronti di tutti e nessuno può appellarsi ad un suo vizio di incostituzionalità per mettere in dubbio l’obbligatorietà.
La “giurisprudenza costituzionale” viene unificata presso un solo soggetto, specialmente composto al fine di questa particolare funzione. Il “senso” e la “vita” della costituzione sono così conferiti all’opera di un soggetto soltanto, particolarmente qualificato, e sono sottratti alle innumerevoli, possibili linee interpretative emergenti dalla giurisprudenza dei giudici comuni.
Il piano della costituzione viene tenuto nettamente distinto da quello della legge: sul primo, opera la Corte Costituzionale, sul secondo, operano i giudici comuni, nell’ambito della funzione di garanzia della coerenza interpretativa svolta dalla Corte di cassazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Orlando |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università Telematica Pegaso |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Barbara Guastaferro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 106 |
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