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Vittima di ghosting? Quando l'azienda non ti richiama

14 settembre 2020

Vittima di ghosting? Quando l'azienda non ti richiama Dopo un fantastico colloquio, aver superato con stile il test di prova e aver sostenuto brillantemente l’incontro con il boss, non hai ricevuto più alcuna notizia dall’azienda.
Ti sembra familiare?
Si chiama in gergo ghosting ed è un argomento tornato alla ribalta sui social grazie ad un tweet che ha stimolato una nuova discussione.

Secondo un sondaggio di CarrerBuilder il 75% degli intervistati dichiara di essere stato vittima di ghosting, trovandolo non solo deludente visto che avevano coltivato qualche speranza, ma anche profondamente irrispettoso verso l’impegno e l’energia dedicati all’azienda.

Non a caso il ghosting può aver un impatto anche sull’immagine dell’azienda, paragonando i recruiters a veri e propri specialisti in Public Relations.
Secondo Suzanne Lucas, scrittrice e motivatrice in ambito risorse umane, se tratti male i tuoi candidati regolarmente la voce si spanderà e una pessima reputazione non è semplice da cancellare con i futuri candidati o clienti.

Sono ovviamente vari i motivi per cui un recruiter non ricontatta un candidato.
Alcuni possono anche essere considerati come scusanti: l’impossibilità di gestire ad uno ad uno un elevato numero di candidati, la difficoltà nel fornire spiegazioni oneste in merito alle qualifiche/qualità dell’intervistato, oppure cambiamenti in azienda e decisioni repentine che bloccano il processo di selezione a data da destinarsi senza che il recruiter possa essere sincero con i candidati.
A volte invece si tratta di semplice maleducazione e/o disorganizzazione.

Almeno in una fase avanzata della selezione, dopo che la rosa di candidati si assottiglia e l’impegno profuso da entrambe le parti ha raggiunto un certo livello, dare una comunicazione chiara al candidati dovrebbe essere prassi, se non obbligo.

Il rovescio della medaglia?
In questo periodo di incertezza economica e lavorativa, quando ormai il ghosting verso i candidati è ampiamente diffuso, questi hanno iniziato a ripagare con la stessa moneta.
Secondo un sondaggio di Clutch, il 41% dei candidati pensa che sia ragionevole troncare di netto i contatti con un’azienda, anche se si è già in parola, per un impiego se compare all’orizzonte un’offerta lavorativa migliore.
E la maggiore percentuale ricade nella fascia d’età più giovane.

Anche se possiamo comprendere l’imbarazzo di rifiutare dal vivo un’offerta che si era già accettata o il desiderio di vendicarsi offrendo ai recruiter lo stesso loro comportamento, nel mondo lavorativo non viene nulla di buono dalla maleducazione.
Meglio mantenere sempre buoni contatti e relazioni, senza essere ossequiosi ma nel rispetto del reciproco impegno.

Ma allora cosa fare se si è vittima di ghosting?
Attaccarsi al telefono non serve a nulla ed è pure controproducente: a meno che l’offerta di lavoro non sia il vostro sogno, meglio un approccio indiretto, che non metta a disagio o infastidisca il recruiter (ricordati che questo va sempre a tuo vantaggio).
Scrivi una mail chiedendo notizie e auspicando una risposta, se non ne ricevi alcuna chiudi il capitolo con l’azienda.

E il consiglio più spassionato è: finché non hai firmato il contratto continua a fare colloqui e lascia ogni porta aperta senza mai fidarti di quel colloquio così promettente!