Lo stato della fuga dei cervelli nella Regione Campania
12 marzo 2010
Su un articolo comparso qualche giorno fa sul Mattino di Napoli, i numeri sulla capacità del territorio campano di assorbire l'ampio numero di laureati e post laureati nel sistema produttivo sono impietosi.
Si legge, infatti, nell'articolo. “I numeri, in tal senso, sono chiari. Il più grande ateneo campano (la Federico II) raccoglie oltre centomila persone tra studenti, docenti e personale. Da solo è la «terza città» della Campania. In totale i sette atenei hanno numeri che rendono la «metropoli università» seconda per numero di persone coinvolte solo a Napoli. Ma rispetto a questa conurbazione del sapere i numeri relativi alle prospettive sono impietosi.
In primo luogo per quanto riguarda i tempi di inserimento nel mercato del lavoro. A un anno dalla laurea in Campania lavora il 38,2% dei laureati (media nazionale al 51,3%) mentre il 47,4% sceglie di partecipare a un'attività di formazione post laurea (37,8% la media nazionale). Per chi, dopo la laurea, cerca immediatamente lavoro i dati sono ancora più scoraggianti. Più di un neo dottore su quattro (per la precisione il 28,3%) non ha lavoro a un anno dalla laurea mentre la media nazionale è praticamente la metà (14,9%) a riprova che altrove la possibilità di placement (il termine che indica il livello di occupazione) è maggiore per chi ha un titolo accademico. Lavorare e studiare resta poi quasi una condizione sconosciuta per i ragazzi della Campania. Ci riesce solo il 27,2% dei laureati che prosegue un lavoro precedente al conseguimento del titolo (la media nazionale è del 37,2%). Uno dei pochi dati in cui la nostra regione è omogenea al livello italiano riguarda la retribuzione media: un dottore dopo un anno dalla laurea guadagna in media 1023 euro perdendo «solo» 27 euro rispetto al livello nazionale”
Dati che confermano quella tendenza etichettata come “fuga dei cervelli” che in realtà si traduce con “fuga delle possibilità di crescita”. Già, perché ad andarsene non sono solo le idee, ma anche le competenze sviluppate proprio in quella rete di università che la regione campana vanta come tra le più prestigiose del paese.
In contrasto con questi dati, però, c'è la fiducia di chi si laurea. Si legge, infatti, nell'articolo: “la speranza in Campania è maggiore tanto che ben il 62,4% dei laureati/occupati ritiene che la propria laurea sia efficace per il proprio lavoro. A livello nazionale questo indice di soddisfazione scende al 50,5% con i neodottori della Lombardia al 35,5%”. Un contrasto apparente, in quanto il dato forse sottolinea proprio la voglia di uscire da un sistema che offre ben poche occasioni.