Considerazioni sui reati di falso
La materia del falso, nel nostro sistema penale, presenta innumerevoli lati oscuri, tanto da essere considerata da molti tra le più complesse, delicate ed ardue della Parte Speciale del diritto penale.
Muovendo da questa constatazione, la tesi sviluppa un’analisi del falso in generale (prescindendo quindi dalle specificità inerenti alle singole figure criminose rientranti nella categoria), mirando innanzitutto ad individuarne l’essenza ed a chiarirne, quindi, la portata.
Secondariamente l’attenzione si sofferma sulle problematiche concernenti la coscienza e volontà della condotta in relazione a tali reati. Quello della coscienza e volontà (altrimenti detto della suitas) della condotta, infatti, è un requisito che, indispensabile per l’esistenza di qualunque reato a norma dell’art. 42, 1° co. cp., solleva notevoli dubbi, sia in sede di teoria generale, sia con specifico riferimento ai reati di cui ci stiamo occupando.
Su queste basi, la tesi è stata strutturata in tre parti:
- la prima (Capitolo Primo) riguarda il falso in generale. È in questa sezione che si affrontano le varie problematiche inerenti alla definizione del falso penalmente rilevante ed alla individuazione dell’essenza dei reati rientranti nella categoria; è in questa parte del lavoro che si procede inoltre all’analisi di alcune figure di falso, dotate di portata assolutamente generale (es. il falso grossolano, il falso inutile, ecc.), sulla cui rilevanza penale esiste controversia tra gli autori;
- la seconda (Capitolo Secondo) attiene alla coscienza e volontà della condotta in generale. Si è, infatti, ritenuto opportuno svolgere alcune riflessioni sulla disciplina posta dall’art. 42, 1°co. cp al fine di consentire una piena e completa comprensione del resto dell’opera. È in questa sede, invero, che la suitas riceve una propria, precisa collocazione nella sistematica del reato, viene descritta nei suoi aspetti essenziali e liberata (almeno dal punto di vista di chi scrive) dalle controversie che la riguardano;
- la terza ed ultima parte (Capitolo Terzo) trae le conseguenze dell’analisi svolta nei capitoli precedenti; essa tratta infatti della “Coscienza e volontà della condotta nei reati di falso”, esaminando l’orientamento di dottrina e giurisprudenza in ordine alla configurazione dell’elemento psicologico di tali illeciti ed arrivando a delineare una soluzione al problema.
Il lavoro svolto, in conclusione, mira a proporre una ricostruzione, per certi aspetti originale, dell’essenza dei reati di falso e dell’atteggiamento psicologico necessario per potersi ammettere l’esistenza del dolo richiesto per la configurazione degli stessi.
È una ricostruzione nella quale si è cercato di mettere a frutto quanto appreso negli anni di studio universitario, con la consapevolezza, tuttavia, dei limiti che spesso derivano da un approccio prettamente teorico alla materia, non arricchito, cioè, da quell’insostituibile contributo che deriva dall’esperienza di Tribunale e dal concreto esercizio della professione legale. Ritengo utile che questo sia tenuto presente nella valutazione dell’opera, al fine di ricondurre nella giusta dimensione le riflessioni che essa contiene.
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Informazioni tesi
Autore: | Davide Rubino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Riz Roland |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 210 |
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