Donne e media: tra conferenze internazionali e pratiche di comunicazione alternativa
Il lavoro di tesi del quale mi sono occupata prende spunto dalla critica elaborata nei confronti dei media da parte del movimento delle donne negli anni 60-70 del Novecento; da qui ho ricostruito il dibattito relativo al rapporto donne/media da tre diverse angolazioni. La prima ha a che fare con gli studi accademici che si sviluppano dagli anni Settanta, sotto l’impulso della critica femminista. La seconda prospettiva prende in esame il dibattito che avviene in sede ONU, nell’ambito delle conferenze del Decennio delle Nazioni Unite per le Donne (1976-1985), fino alla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino del 1995. L’ultima prospettiva è relativa al ruolo dei “media delle donne”, che nascono nei primi anni Settanta, in quanto spazi di informazione e comunicazione indipendenti.
Le indagini condotte a livello accademico/teorico si focalizzano su due temi principali: le immagini della donna nei media e la partecipazione femminile nelle organizzazioni dei media. La metafora dell’“annullamento simbolico della donna nei media” (Tuchman, 1978) rende chiaro l’assunto che sta alla base di queste prime ricerche. Per quel che concerne il tema del lavoro nei media viene qui sottolineata la sottorappresentazione femminile nelle posizioni chiave, nei ruoli decisionali e in quelli di potere. Si tratta di un filone di studi che arriva fino ai giorni nostri, ai più recenti progetti di monitoraggio della presenza quantitativa e qualitativa della donna nelle “news”, come per esempio l’iniziativa del Global Media Monitoring Project che si è svolta nel febbraio 2005.
Per quanto riguarda le conferenze delle Nazioni Unite, ogni conferenza del Decennio (Città del Messico 1975, Copenaghen 1980 e Nairobi 1985) ha preso in esame, nei suoi documenti ufficiali risolutivi, il tema dei media. Fino alla Conferenza di Nairobi (1985) la riflessione su donne/media tende a ripetersi in termini di due principali tematiche, immagini e presenza della donna nei media. Da Nairobi in poi invece il dibattito cresce, per arrivare alla Conferenza di Pechino del 1995 dove, tra le dodici aree di crisi, una è dedicata in maniera specifica ai media. Ritornano qui le tematiche dell’immagine e della partecipazione nei media tradizionali, ma accanto a queste assume importanza il ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICTs) e dell’accesso a queste da parte delle donne, in vista di un loro avanzamento ed empowerment.
Infine il ruolo dei media gestiti da donne, in quanto canali capaci di fornire un’informazione pertinente e rilevante rispetto ai bisogni informativi delle donne nel mondo, di sostenere un’attività di networking, condivisione di esperienze, costruzione di azioni comuni in grado di creare forti legami di solidarietà tra i gruppi di donne attivi nelle diverse regioni del mondo. Le organizzazioni di donne attive nel campo dei media portano avanti l’idea che l’accesso all’informazione e il diritto a comunicare siano elementi base di qualsiasi processo di sviluppo e empowerment.
Ognuno di questi tre aspetti si lega agli altri, in un dibattito presente ormai da trent’anni nell’agenda internazionale, ma che mantiene tuttora valida una sua attualità, a partire dagli studi sulle rappresentazioni di genere nei media tradizionali, al tema del divario digitale di genere e del fondamentale diritto a comunicare come base della società emergente costruita attorno all’informazione e alla conoscenza.
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Informazioni tesi
Autore: | Giada Ceolon |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Gianni Riccamboni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 166 |
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