L'accertamento del nesso causale nella responsabilità penale per contagio da virus HIV a seguito di rapporti sessuali non protetti
L’oggetto della trattazione riguarda una fattispecie criminosa che, nel nostro sistema penale, non trova specifica disciplina. Al contrario di altri Paesi, in Italia, infatti, non esiste alcuna norma che delinei ipotesi criminose in relazione a tale tematica, di conseguenza, di volta in volta, i giudici dovranno ricondurre il caso concreto a fattispecie penali già tipizzate.Preliminarmente, occorre precisare che l’AIDS è una malattia infettiva, che provoca un deficit nel sistema immunitario umano, attraverso un decorso per lo più sfociante nella morte del contagiato (i moderni trattamenti retrovirali permettono, però, di prolungare quanto più possibile la vita del malato). Tale malattia è causata dal virus HIV, che può essere trasmesso per tre vie: attraverso rapporto sessuale, attraverso il sangue e, durante la gravidanza, da madre a figlio. Tra questi, il rapporto sessuale rappresenta la modalità di trasmissione più diffusa del virus HIV e quella che è stata maggiormente oggetto di riflessione da parte degli interpreti del diritto, allo scopo di individuare quale possa essere la fattispecie criminale configurabile, nel caso in cui un soggetto sieropositivo pratichi rapporti sessuali con un partner sano.
La materia è alquanto complessa, in quanto si tratta di individuare i limiti di liceità e di opportunità di un intervento dell’ordinamento penale nel contesto dell’attività sessuale degli individui. L’attività sessuale, infatti, è di per sé lecita, è una delle principali manifestazioni della personalità di ciascun individuo ed espressione della libertà di autodeterminazione della persona. Essa, però, è anche il principale mezzo di trasmissione del virus. Di conseguenza, il diritto all’autodeterminazione della propria vita sessuale, alla dignità ed alla riservatezza del soggetto sieropositivo non può non subire delle limitazioni, giustificate dal necessario bilanciamento con il diritto alla salute ed alla vita del partner sano, che corre il rischio di contagio.
Risulta evidente, quindi, che l’importanza dei beni minacciati è tale da giustificare l’intervento dell’ordinamento anche in un ambito così delicato quale quello dell’attività sessuale.Va rilevato, inoltre, che, sebbene il rischio di contagio per un singolo rapporto sessuale sia statisticamente molto basso, tale rischio risulta comunque intollerabile per il soggetto sano coinvolto in tale rapporto, a fronte dell’estrema gravità della conseguenza, pur eventuale, ossia, la trasmissione del virus HIV, che porta, in tempi più o meno rapidi, al manifestarsi dello stato di AIDS conclamata, al progressivo deperimento dell’organismo e, infine, alla morte.Alla luce di tali considerazioni si procederà, nei prossimi capitoli, all’esame della condotta penalmente rilevante, all’individuazione della fattispecie codificata ascrivibile alla condotta in questione, all’esame dell’elemento soggettivo ed infine all’esame della problematica attinente all’individuazione del nesso causale tra la condotta posta in essere ed il contagio.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefania Saracino |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | professioni legali |
Anno: | 2005 |
Docente/Relatore: | Stefano Canestrari |
Istituito da: | Università degli Studi di Bologna |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 38 |
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