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L'ultimo tentativo di Ciano per evitare la guerra

2 settembre 1939

Il Ministro degli Esteri Ciano incarica l'Ambasciatore a Berlino Attolico di portare a conoscenza del Fuehrer e di Ribbentrop che l'Italia pensa che ci sia ancora la possibilità di fare accettare a Londra, Parigi, Varsavia una conferenza basata su tre punti:
1) Armistizio che lasci le armate dove ora sono;
2) Riunione della conferenza entro due o tre giorni;
3) Soluzione della vertenza polono – tedesca, che allo stato degli atti non potrebbe essere che sicuramente favorevole alla Germania.
Nelle prime ore del pomeriggio Attolico informa che Hitler «non è alieno» dal prendere in considerazione la proposta fattagli: vuole solo sapere da Roma se le note britannica e francese presentategli la sera prima (con cui si gli è stato reso noto che Regno Unito e Francia sono pronte ad adempiere senza esitazioni i loro obblighi verso la Polonia, a meno che Berlino non dia assicurazioni che ogni azione aggressiva sarà cessata e le truppe naziste ritirate) abbiano carattere ultimativo o meno: se le note avessero carattere ultimativo Hitler non prenderebbe in considerazione alcuna proposta conciliativa.
Appena ricevuta detta comunicazione, Ciano convoca a Palazzo Chigi gli ambasciatori dei due paesi e chiede loro di precisare il tono che Londra e Parigi danno alle loro note; questo è il resoconto di Ciano: «Convoco i due ambasciatori di Francia e Inghilterra: telefono personalmente a Lord Halifax e a Bonnet (noto che la mia telefonata a Bonnet ha prodotto a giudicare dal tono della voce e dalle parole pronunziate, il più vivo compiacimento a Parigi.) Trovo da parte francese molta buona volontà e forse altrettanta da parte inglese ma con molta più fermezza. Si mette avanti una condizione: l'evacuazione dei territori polacchi occupati dai tedeschi. Tale condizione viene successivamente confermata da Lord Halifax, dopo il Consiglio di Gabinetto. Non mi sembra ci sia più niente da fare. Non tocca a noi dare un consiglio di tale natura a Hitler, che lo respingerebbe con decisione e forse con sdegno. Dico ciò a Halifax, ai due Ambasciatori e al Duce, ed infine telefono a Berlino che, salvo avviso contrario dei tedeschi, noi lasciamo cadere le conversazioni. L'ultima luce di speranza si è spenta. Daladier parla in tono deciso alla Camera Francese. I suoi colleghi inglesi fanno del pari a Londra. Qui niente di nuovo. Il Duce è convinto della necessità di restare neutrale, ma non ne è affatto contento. Ogni volta che può accenna alle nostre possibilità di azione. Gli italiani, invece, sono nella assoluta totalità felici delle decisioni che sono state prese».

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