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I colloqui di Salisburgo e Berchtesgaden
Ciano incontra a Salisburgo e a Berchtesgaden von Ribbentrop e Hitler, determinato a scongiurare la prospettiva di un imminente conflitto bellico.
Ribbentrop gli manifesta la convinzione che la situazione sia particolarmente favorevole per la Germania e che essa possa agire contro la Polonia. Il conflitto non si generalizzerà, perché l'Europa assisterà, impassibile, alla sconfitta della Polonia; e se Francia e Regno Unito volessero intervenire, sarebbero sconfitte dalle Potenze totalitarie. L'URSS, dal canto suo, non interverrà perché, dopo il fallimento delle trattative con i franco – britannici, sta iniziando conversazioni con la Germania.
Contro questo muro tutti gli argomenti di Ciano si infrangono; le cose non vanno meglio con Hitler: egli afferma che è d'accordo con Mussolini nel ritenere che due o tre anni sarebbero utili per l'Asse, e che li avrebbe attesi. Ma le provocazioni della Polonia e l'aggravarsi della situazione rendono urgente l'azione tedesca; azione che non provocherà un conflitto generale: il Fuehrer è, quindi, convinto che, per quanto concerne l'Italia, non dovrà chiedere l'aiuto secondo l'impegno esistente.
Ciano nel suo diario scrive alla data 13 agosto 1939: «Torno a Roma disgustato della Germania, dei suoi Capi, del loro modo di agire. Ci hanno ingannato e mentito. E oggi stanno per attirarci in una avventura che non abbiamo voluta e che può compromettere il Regime e il Paese. Il popolo italiano fremerà di orrore quando conoscerà l'aggressione contro la Polonia e, caso mai, vorrà impugnare le armi contro i tedeschi. Non so se augurare all'Italia una vittoria o una sconfitta germanica. Comunque dato il contegno tedesco io ritengo che noi abbiamo le mani libere e propongo di agire di conseguenza, dichiarando cioè che noi non intendiamo partecipare ad un conflitto che non abbiamo voluto né provocato».
I colloqui di Salisburgo e Berchtesgaden segnano la fine delle illusioni di Mussolini e di Ciano e con esse il fallimento di tutta la loro politica. Il regime e l'Italia si vengono a trovare di fronte ad una scelta quale mai Mussolini ha dovuto (e probabilmente voluto) affrontare e che quasi certamente si rivelerà decisiva: scendere in campo a fianco della Germania o non intervenire.
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