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Cosa è il Gold Standard?


Il Gold Standard è un sistema monetario fondato su alcune regole che restò in vigore tra il 1870 e il 1914.
Con il sistema aureo si stabiliscono nuove regole, si aboliscono le vecchie monete e se ne introduce una, si approvano statuti e leggi.

• Regola fondamentale del Gold Standard?
Era quella di garantire stabilità dei tassi di cambio tra i paesi aderenti ad esso, tra i paesi che sottoscrivevano queste regole; garantire stabilità tra i tassi di cambio dei paesi che vi vogliono aderire.

• Perché si faceva e che cosa vuol dire, in termini economici, avere un cambio stabile?
Il cambio stabile è una garanzia di poter fare delle scelte sapendo che nel futuro non ci saranno variazioni tra una moneta di un paese e quella di un altro paese. Questa consapevolezza è molto importante per chi fa attività economica perché vuol dire avere la certezza che in futuro il rapporto tra una moneta e un’altra di due paesi resterà tendenzialmente stabile. Questo è importante per chi fa commercio, investimenti, su scala mondiale.  Si fece il gold standard perché si riteneva che avere stabilità di cambi riduceva i CDT, avere stabilità di cambi rendeva più facile il commercio e l'investimento estero, più facile, più frequente più in crescita.

• Che cosa vuol dire difendere la stabilità di un cambio?
Vuol dire far sì che una moneta si comporti in maniera relativamente simile a quella di altri paesi. Vuol dire che la quantità di una determinata moneta in circolazione non può aumentare o diminuire in maniera molto diversa da quella di altri paesi. Per questo ci deve essere, per quanto riguarda l'emissione di moneta, la possibilità di creare moneta, disciplina tra i vari paesi. Io non posso avere nel mio paese un tasso di inflazione al 30% e in un altro paese un tasso del 2% e avere contemporaneamente il tasso di cambio stabile. Questo non è possibile perché si ha una moneta che si sta deprezzando enormemente e una moneta stabile, quindi il rapporto tra di loro non può essere stabile. Posso avere un tasso di inflazione al 5% in un paese e del 5% in altri due paesi che vi partecipano: questo è possibile.

Questo è importante perché vincola le tesorerie dei paesi: non si può avere un tesoro di un paese "spendaccione" e un tesoro di un altro paese morigerato; non posso avere una politica fiscale di un paese "allegra", che finanzia qualsiasi cosa come guerre, attacchi imperialistici, sistemi provvidenziali ecc. e avere poi un altro paese con cui esso si lega tramite accordi, che invece è un paese bilanciato, equilibrato, morigerato: questo tipo di sistema non si regge.

Dunque, la stabilità dei cambi era un cardine per togliere un po' di potere nazionale, un po' di sovranità nazionale alla politica economica, ai sovrani e ai governi e quindi garantire (in un'area più vasta di un paese) un’area in cui c’è disciplina, in cui ci sono comportamenti relativamente convergenti tra i paesi e le politiche economiche.

Un paese non aveva la libertà assoluta nel decidere la propria offerta di moneta, la propria capacità di produrre, di stampare moneta in un sistema aureo. Si era condizionati dall'obiettivo di mantenere cambi stabili, che è la regola numero uno.

Aderire al gold standard voleva dire sacrificare, ancor prima dell’unione monetaria, dell'Europa e ancor prima di tutto quello che è successo nel '900 (dato che siamo nel 1870), sacrificare sull'altare dell'integrazione mondiale. quindi sull'altare della globalizzazione, una buona dose di sovranità economica riducendo la possibilità dei singoli paesi di agire liberamente sulla propria offerta di moneta, sulla possibilità di emettere moneta a proprio piacimento. Era un meccanismo che creava disciplina; non si poteva avere un sistema aureo con garanzia di stabilità dei cambi con un paese rigido, disciplinato e un paese con la finanza allegra; in questo modo non si riusciva a stare dentro le regole del sistema aureo. L'obiettivo era quello di creare un'area di grande stabilità monetaria, quindi stabilità dei cambi. Questo portava a un altro obiettivo più complicato: porre freni, vincoli, restrizioni alla sovranità economica più generale dei paesi che vi aderivano.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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