La coscienza storica dell’arte in Italia secondo Bologna

La periodizzazione secondo Bologna: nel suo volume, La coscienza storica dell’arte in Italia, del 1981, introduttivo alla Storia dell’arte in Italia, Bologna adotta il punto di vista della letteratura artistica per comprendere cosa pensassero di sé i protagonisti della cultura visiva nel succedersi delle generazioni e come guardassero al proprio passato, individuando differenze, continuità, scarti e novità nel loro punto di vista. Assume rispetto a Previtali una scansione per secoli in quanto meno condizionante perché asettica se non si cade nella tentazione di rappresentare un secolo con uno stile che lo rappresenti e proprio la cronologia gli consente di far emergere come vero aspetto identitario l’esistenza di diverse vie. Inoltre respinge la possibilità di rintracciare l’ origine dell’arte italiana in quanto in Italia non sono mai esistite strutture culturali omogenee. L’arte è finalizzata ad uno scopo e destinata ad un uso; le opere d’arte sono portatrici di cultura e di pensiero che si oggettivano in un testo preciso, l’immagine; le opere sono il prodotto di un tempo e di un luogo e afferma che il rapporto fra struttura socio-economica e sovrastruttura ideologica non può essere inteso in termini di rispecchiamento perché lo studioso attribuisce alle opere d’arte una funzione attiva socio-culturale con la quale interagiscono. Bologna, col supporto di altri saperi come la paleografia, vuole dimostrare che di una produzione artistica in Italia si può parlare a partire almeno dal VII secolo, con le prime maestranze longobarde. Piuttosto che alla storia economica Bologna fa riferimento a quella politica: essendo l’Italia teatro ininterrotto di passaggi e dominazioni di provenienza spesso transalpina non si può leggere né scandire in periodi la produzione artistica fiorita in Italia senza riconoscere tutto il rilievo di queste presenze, al loro apporto e contributo in termini di sviluppo e confronto.