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Ennio Quirino Visconti e i fondamenti della storia dell'arte antica


Tra il 1796 e il 1797 redige due cataloghi per il principe Marcantonio Borghese sulla raccolta di sculture antiche a villa Borghese, dotati di un’ottima documentazione. Il successo seicentesco dei musei cartacei ebbe un ruolo fondamentale nell’acquisizione delle immagini come testimonianze documentarie. Un forte contributo in tal senso sono le raccolte di vedute documentarie realizzate da Piranesi, vedute di monumenti corredate con precise annotazioni e informazioni, affinità con il catalogo del museo Pio-Clementino di Visconti. Visconti sposava il metodo comparativo: l’osservazione per accedere ai problemi della filologia e della storia. Il metodo comparativo e la centralità dell’osservazione costituiscono anche il cardine della storiografia di Winckelmann. Visconti estrae dagli oggetti ogni possibile informazione, analizza matericità, i modi e il luoghi del ritrovamento, le tecniche d’esecuzione, fino alle integrazioni moderne di restauro. L’opera veniva decostruita in tutti gli aspetti. Per cogliere le tangenze e le differenze tra Visconti e Winckelmann occorre soffermarsi sulle letture di una stessa opera, il gruppo del Laocoonte vaticano. Winckelmann sottolinea la corrispondenza tra l’espressione fisiologica e corporea con le soluzioni formali adottate per comunicare la sofferenza. L’analisi critica degli aspetti formali, compositivi ed espressivi incarnava in un sistema storico filologico attraverso cui costruire una griglia temporale a cui ancorare le opere. Per Winckelmann il massimo della qualità artistica coincide con periodi di vera libertà politica. Visconti condivide alcune cose ma va oltre la forma. Attraverso la mediazione dell’antico suggerisce modelli per una società inquieta, valuta la morale del protagonista. Definisce un’analisi più articolata, oltre la forma va a coinvolgere
testi letterari, altri studiosi e l’analisi della materia. Caylus, Winckelmann, Visconti hanno proceduto a fondare una disciplina sempre più complessa e unitaria.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Alessia Muliere
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