L’autoreferenzialità dell’avanguardia storica
Attraverso l’autoreferenzialità dell’avanguardia storica, di un’azione cioè che si pone nei suoi sviluppi come tautologia dell’arte, il significato stesso di creazione si oppone a quello di materia. Proprio per questo già nell’identità del Dadaismo e del Futurismo si assiste ad una creazione che presuppone il dato acquisito, ovvero la tattica che oggi chiameremo dell’appropriazione. Questa strategia che porta lo spettatore alla convalida di sistemi espositivi più che alla ricerca di valori estetici ipotizza la conoscenza della forma che è parte di un tutto e ne è simbolo esplicito. Attraverso la rinuncia alla stessa identità dell’estetica che si concentra sulla tipologia oggettuale, ovvero operando criticamente nella complessa consapevolezza di una disciplina che legiferi sull’identità dell’opera, la modernità ha costruito la sua radicale tradizione dell’oggetto. Questa radicalità si nutre in particolar modo della tautologia di sé, opponendosi e relazionandosi con l’entità analitica, teorica del proprio tempo. Una delle caratteristiche più evidenti del modernismo maturo è infatti quella di proporre un’epoca in cui spirito appare come una precipuità esclusiva del potere, ed in certo qual modo è carattere ereditario fondamentale per il Postmoderno. Se l’arte esiste in quanto categoria di una disciplina globale attuata attraverso una metodologia che può essere codificata solo attraverso l’assoluzione di ogni metodo, allora anche nell’identità di una forma nel tempo possiamo riscontrare quelle idiosincrasie proprio all’interpretazione. D’altra parte proprio attraverso la teoria della non forma l’arte ha praticato un sovvertimento della propria identità, capovolgendo la natura della forma e proiettandone i contenuti non già all’esterno ma all’interno di essa. Dalla non forma che preesiste al concetto di sovversione, la tensione comunicativa che è del tempo si tramuta in ciò che non è della forma: poiché la forma in sé possiede la bellezza e poiché quest’arte non è più interessata al bello, allora la sua forma sarà essenzialmente il tempo contenuto nella comunicazione del suo significato. Il passaggio dalla forma del tempo alla non forma trascrive la deposizione del concetto di forma in quanto oggetto rappresentativo e successivamente segna la destituzione di un obiettivo estetico posto a riferimento di un’indagine conoscitiva. Proprio per questo la condizione di un oggetto contemporaneo è quella di indicare un contenuto all’interno di un contesto di cui la forma è soltanto domicilio temporaneo e la sua assenza è la dissolvenza dell’identità dell’involucro. L’analisi delle strutture organizzative e metodologiche del potere si ritrovano nelle dinamiche compulsive e costitutive del sistema estetico e quindi simbolicamente nell’esposizione dell’arte nelle sue forme implicite. La contemporaneità designa un’arte senza potere che è la diretta conseguenza di un potere senza privilegio estetico; ne consegue un’immagine del mondo e dell’esserci che è direttamente consequenziale alla struttura disarticolata di potere di cui non riconosciamo le forme d’analisi ma individuiamo le volontà d’attuazione.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alessia Muliere
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Umanistiche
- Titolo del libro: Manuale del curator-Teoria e pratica della cura critica
- Autore del libro: Domenico Scudero
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