Negli scritti polemici del Cinquecento, la scarsa conoscenza della Bibbia, in particolare dell’epistolario Paolino, è un argomento che ricorre più volte; ad es. nell’Elogio della Follia di Erasmo del 1509, oppure Melantone mezzo secolo dopo, stigmatizzava con un aneddoto non solo la diffusa ignoranza del testo paolino, ma addirittura il suo rifiuto, ove questo sembrava non accordarsi con una teologia ortodossa.
Gli appunti riguardano la storia delle origini della Riforma e della rinascita spirituale e religiosa che ha preceduto e accompagnato il concilio di Trento, ponendo l’accento sui protagonisti – l’apostolo Paolo e Agostino – e i grandi nomi dell’epoca moderna - Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero, Melantone, Bucero, Calvino.
Alle origini del mondo moderno
di Alessia Muliere
Negli scritti polemici del Cinquecento, la scarsa conoscenza della Bibbia, in
particolare dell’epistolario Paolino, è un argomento che ricorre più volte; ad es.
nell’Elogio della Follia di Erasmo del 1509, oppure Melantone mezzo secolo
dopo, stigmatizzava con un aneddoto non solo la diffusa ignoranza del testo
paolino, ma addirittura il suo rifiuto, ove questo sembrava non accordarsi con
una teologia ortodossa.
Gli appunti riguardano la storia delle origini della Riforma e della rinascita
spirituale e religiosa che ha preceduto e accompagnato il concilio di Trento,
ponendo l’accento sui protagonisti – l’apostolo Paolo e Agostino – e i grandi
nomi dell’epoca moderna - Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero, Melantone,
Bucero, Calvino.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Scienze Umanistiche
Titolo del libro: Paolo, Agostino,Lutero
Autore del libro: Giancarlo Pani1. L'epistolario Paolino
Recentemente sono apparsi diversi cataloghi che fanno l’inventario delle pubblicazioni apparse nel XVI
secolo di alcune particolari biblioteche. Ora, se si contano le edizioni della Bibbia in latino, o quelle in
ebraico o in greco, le edizioni particolari del Nuovo Testamento in greco o latino, non si può non rimanere
meravigliati delle numerose pubblicazioni: l’esempio più eclatante è quello del Novum Testamentum di
Erasmo che vide la luce nel 1516 e raggiunse fino al 1600 più di 200 ristampe.
La meraviglia tuttavia cresce se si presta attenzione all’epistolario paolino: in quel secolo, così decisivo per
la storia del mondo moderno, sono apparse, comprese le ristampe, più di 700 edizioni delle Lettere di Paolo.
Ciò che riveste interesse per lo storico è il fatto che alcune di tali edizioni vengono alla luce prima della
Riforma e in un certo senso la preannunciano e ne preparano il terreno. Soprattutto l’epistolario paolino
acquista nel XVI secolo una rilevanza nuova: sembra che l’apostolo abbia un linguaggio appropriato per
parlare all’uomo moderno e alle sue aspirazioni interiori. Nelle Lettere, Paolo si ferma spesso sulle virtù
cristiane e in particolare sulla carità; la precettistica morale, d’altra parte, riveste un grande interesse per gli
uomini dell’Umanesimo: essa tocca il significato della vita, il bisogno di salvezza, le esigenze di una
comunità che si radica nella Chiesa, la fede e la libertà cristiana. Insomma gli umanisti sono affascinati dalla
problematica di quelle Lettere. La personalità importante da ricordare è Lefevre d’Etaples che pubblica nel
1512 l’epistolario paolino con un commento filologico e storico. Dopo aver curato l’edizione greca delle
opere di Aristotele, Lefevre si converte alla Bibbia e applica la propria perizia filologica e linguistica
all’esegesi delle Lettere di Paolo. Il commento è eccezionale sia per il metodo esegetico, sia per
l’impostazione storica, sia per il contenuto dottrinale e costituirà un punto di riferimento irrinunciabile per il
futuro. Tale purtroppo, verrà soppiantato dall’edizione del Novum Instrumentum di Erasmo che nel 1516
presenta al mondo culturale europeo il testo greco del Nuovo Testamento: il primo tentativo – ante litteram –
di un’edizione critica con un apparato filologico.
Alessia Muliere Sezione Appunti
Alle origini del mondo moderno 2. Il futuro riformatore, Lutero e Agostino
La Riforma non nasce solo dalla contestazione degli abusi della Curia Romana, ma soprattutto dal desiderio
sincero di essere cristiani, confrontandosi con le fonti originali della storia del cristianesimo: il Nuovo
Testamento, soprattutto Paolo e gli scrittori della chiesa dei primi secoli. Nel 1518, introducendo le tesi per
la disputa di Hedelberg, Lutero, scrisse che Agostino doveva essere considerato fra tutti gli esegeti,
l’interprete più fedele di Paolo, l’interpres fidelissimus. Egli intendeva in tal modo non solo proclamare
l’autorevolezza dei commenti agostiniani all’epistolario paolino, ma più ancora l’intenzione di voler
assumere Agostino quale maestro e guida in quella difficile e rischiosa impresa che è l’esegesi dell’evangelo
di Paolo. Nel 1506, Johann Amerbach, umanista ed editore in Basilea, pubblicò un’edizione in 11 volumi in-
folio che comprendeva tutte le opere di Agostino: per la prima volta, nella storia dell’Occidente, veniva data
la possibilità di conoscere il pensiero e gli scritti dell’Ipponense nella sua interezze e globalità. Non era
entrato ancora in uso il concetto di Opera Omnia, ma forse proprio la pubblicazione di tutte le opere di
Agostino, raccolte secondo l’ordine cronologico, fece nascere un nuovo modo di affrontare la lettura e la
conoscenza di uno scrittore. Il futuro riformatore si trova in una singolare armonia di sentimenti con Paolo e
con Agostino: nel 1515-6, uno dei suoi primi corsi universitari a Wittenberg è sulla Lettera ai Romani e il
suo manuale esegetico è dato appunto dal De spiritu et Littera una delle opere della polemica antipelagiana.
Inoltre Lutero è un monaco agostiniano, appartiene all’Ordo Eremitarum Sancti Augustini, l’ordine che
onora Agostino come il proprio fondatore e soprattutto lo assume come maestro spirituale. Il dramma di
Lutero nasce nel contesto delle 95 Tesi, che la leggenda vuole siano state affisse alla vigilia della festa di
ognissanti, alle porte della chiesa del castello di Wittenberg, ma che la storia testimonia invece essere state
spedite per
lettera, a quella data, ai diretti interessati per lo scandalo delle indulgenze: l’arcivescovo di Magonza,
Alberto di Brandeburgo e l’ordinario della diocesi in cui è Wittenberg, Hieronymus Schulze. Di qui nasce il
riformatore Lutero e di qui prende l’avvio la contestazione di una Chiesa che non è attenta alla parola di Dio
e all’annuncio evangelico, ma nemmeno alla vita e ai problemi dei comuni fedeli.
Alessia Muliere Sezione Appunti
Alle origini del mondo moderno 3. La svolta del concilio di Trento
Il dramma della curia romana e il Concilio di Trento
All’inizio del Cinquecento il dramma della Curia romana parla da sé. La corte del papa è uno dei segni dei
tempi: è una corte principesca per la sua ricchezza e per il suo splendore, alla pari se non superiore delle
principali corti d’Europa. Lo spirito che vi regna non è certo lo spirito del Vangelo: vi prevalgono il
sentimento estetico , il culto degli ideali profani attraverso la rievocazione dell’arte classica e dei suoi
contenuti mitologici. Non si deve tuttavia generalizzare. Un segno chiaro di ripresa spirituale è la
conoscenza e la diffusione della Bibbia. Sorprendono pure i tentativi di riforma dal basso, dei laici, dei
semplici fedeli. Lo testimoniano il fenomeno delle confraternite e delle compagnie e soprattutto il sorgere di
nuovi ordini e congregazioni religiosi con compiti educativi e caritativi. L’ultimo capitolo riguarda la
Dichiarazione congiunta della dottrina sulla giustificazione, firmata ad Augsburg, il 31 ottobre 1999, dalla
federazione luterana mondiale e dalla chiesa cattolica. Nel XVI secolo un dialogo fra le diverse parti era
proprio impossibile? Non lo era, ma di fatto è divenuto impossibile sia per le chiusure da parte della Chiesa
sia per il mondo in cui Lutero e i riformatori si sono posti. Il contrasto e poi la divisione si sono approfondite
storicamente fino a lacerare l’unità della Chiesa: la Riforma, pur proponendosi come rinnovamento della
vita ecclesiale, produce una lacerazione del tessuto compatto del cristianesimo europeo e lo frammenta in
tante chiese. Il concilio di Trento segna una svolta laboriosa che nel tempo darà i suoi frutti. Ma anche qui
appare singolare un fatto: gli stessi testi paolini sui cui Lutero aveva fondato la dottrina della giustificazione
e la riforma della chiesa sono paradossalmente gli stessi che condannano la dottrina del riformatore. La
storia è andata avanti per lunghi secoli fino al Concilio Vaticano II.
Alessia Muliere Sezione Appunti
Alle origini del mondo moderno 4. Le edizioni della bibbia e del nuovo testamento
Nel giro di 150 anni di storia della stampa (dalla data della sua invenzione, che è pure quella del primo
lavoro dell’arte tipografica - la Bibbia di Gutenberg del 1454 - fino al termine del XVI secolo, dato che nel
1592 vide la luce la prima edizione della Bibbia Vulgata, detta poi sisto-clementina dai papi che l’avevano
patrocinata), vengono pubblicate numerose edizioni dell’epistolario paolino: molte di esse, insieme al testo
delle Lettere, talora accompagnato dall’originale greco, sono corredate da commento filologico o teologico,
o l’uno e l’altro insieme. Poniamo la fine del XVI secolo come limite di questa ricerca; già il Concilio di
Trento si proponeva essere tale linea di demarcazione, ma si dovette attendere mezzo secolo per avere
l’edizione tipica della Vulgata che il concilio aveva auspicato. Dopo la Bibbia sistina dei Settanta, che è del
1587, uscì nel 1590 la Vulgata, curata personalmente da Sisto V, ma così carica di guasti esegetici che pochi
giorni dopo la morte del papa, fu ritirata dal commercio e addirittura se ne riacquistarono indietro degli
esemplari già venduti, per distruggerli. Nel 1592, per volere di Clemente VIII, apparve la Bibbia Sisto-
Clementina che rappresentò la versione “autentica” secondo il Concilio, nel senso che i teologi e gli studiosi
e soprattutto gli editori dovevano tenerne conto. Di fatto il testo venne ancora ritoccato nelle edizioni del 93
e ’98: quest’ultima fu considerata l’edizione tipica vaticana e divenne per tre secoli e mezzo testo di
riferimento ufficiale della Sacra Scrittura per la Chiesa di Roma. C’è poi una ragione pratica per assumere
l’anno 1600 come limite: ed è che i principali repertori e cataloghi di Bibbie oggi esistenti, concludono con
quell’anno il loro inventario. Le edizioni della Bibbia e del Nuovo Testamento si moltiplicano passando dal
Quattro al Cinquecento, sia in latino che in volgare, molte delle quali scritte clandestinamente. Diversa è
invece la sorte delle edizioni (o ristampe) delle Lettere di Paolo: numerosissime nel primo Cinquecento, in
diminuzione nella seconda metà del secolo. Nel passaggio dal Quattro al Cinquecento le numerose edizioni
rivelano l’interesse che gli uomini del tempo moderno nutrono per le Lettere dell’apostolo. I dati numerici
non dicono solo la crescita quantitativa ma testimoniano anche l’indirizzo e la qualità di tale crescita. La
chiesa si trova ad affrontare un passaggio religioso e culturale, sociale e politico, dal Medioevo all’età
moderna; soprattutto nel campo dell’esegesi biblica è costretta a misurarsi col rigore della nascente critica
filologica e storica: e l’accostamento umanistico ai testi antichi è applicato ora al Nuovo Testamento e in
particolare alle Lettere di Paolo. Qui va subito precisato che il metodo filologico è chiave d’accesso per
l’epistolario Paolino, e si trasferisce di li al Nuovo Testamento. Nel 1980 Bernard Lohse scriveva nel
manuale di storia dei dogmi che la scoperta dell’evangelo di Paolo da parte di Lutero e dei riformatori
costituiva una novità dottrinale che non poteva essere integrata in alcun modo nella teologia della fine del
Medioevo. Una novità dottrinale che affondava le sue radici nella storia del cristianesimo dei primi secoli.
Tra gli scrittori ecclesiastici della Chiesa antica, l’attenzione alle Lettere di Paolo è grandissima. Vi si
dedicano le personalità di maggiore spicco: innanzitutto Origene e Giovanni Crisostomo in Oriente,
Girolamo e Agostino in Occidente. Il Crisostomo ha lasciato di tutto l’epistolario Paolino un commento di
carattere essenzialmente omiletico e oratorio, cioè un’esegesi che mette in luce soprattutto il messaggio
dell’apostolo. L’attenzione alle Lettere di Paolo si ridesta anche in precisi momenti storici, come nel
passaggio tra IV e V secolo, un tempo che gli studiosi hanno definito un’epoca di angoscia, per la decadenza
del mondo antico che volgeva ormai al termine:
Alessia Muliere Sezione Appunti
Alle origini del mondo moderno l’epistolario Paolino offriva un tentativo di soluzione ai problemi esistenziali originati da un tempo di
inquietudini, precarietà e insicurezza. I primi accenni di rinascita di speculazione teoretica e dottrinale
trovano dunque in Paolo, e dopo di lui in Agostino, che pure si era dedicato, soprattutto al tempo della
polemica antipelagiana, all’esegesi (anche se non sistematica) delle Lettere dell’apostolo.
Alessia Muliere Sezione Appunti
Alle origini del mondo moderno