TERZA FASE: LE GRANDI CONFERENZE INTERALLEATE
1. alla CONFERENZA DI CASABLANCA (14 - 24 gennaio 1943) partecipano Roosevelt, Churchill e De Gaulle, in cui si decise, dopo aver chiuso col fronte africano, di aprire il fronte italiano. Sarà proprio l’Italia il primo paese dell’Asse a uscire dalla guerra, e dunque anche il primo banco di prova della tenuta dell’intesa tra le forze alleate. Durante la conferenza Roosevelt e Churchill lanciano a Stalin un messaggio rassicurante, poiché affermano il principio della resa incondizionata ed il divieto di stipulare paci separate con le forze dell’Asse. Tuttavia sono proprio gli anglo-americani i primi a contraddirsi: i sovietici sono coinvolti nelle procedure dell’armistizio italiano, ma di fatto vengono tenuti lontano dalla possibilità di controllare quanto accade in Italia
ciò costituisce il cosiddetto “precedente italiano”, cioè il paradigma che i sovietici a loro volta seguiranno durante l’occupazione dei territori dell’Europa orientale. A seguito della resa italiana si tiene la Conferenza di Mosca (18 – 30 ottobre 1943), durante la quale i tre ministri degli Esteri Molotov, Eden e Hull approvano la costituzione di una Commissione consultiva europea che predisponga una politica comune nell’Europa liberata. Di fatto però ciascuno mantiene le proprie riserve mentali riguardo il dopoguerra: mentre Stalin e Churchill condividono una visione ancora radicata nella cultura europea della politica di potenza, Roosevelt pensa in termini di ordine mondiale e di organizzazioni adatte per governarlo; il “disegno rooseveltiano” prevede per gli USA il ritorno a casa senza rimanere invischiati negli affari europei, e ciò può avvenire solo evitando gli errori già commessi:
bisogna creare un’organizzazione internazionale per la sicurezza collettiva, e poiché per gli USA era stato un errore rimanere fuori dalla Società delle Nazioni (per non essere poliziotto d’Europa), ora è necessario convincere l’opinione pubblica che questo nuovo progetto sia molto vantaggioso e poco oneroso, e ciò può avvenire solo coinvolgendo gli altri grandi, in primis l’Unione Sovietica, con cui condividere l’onere della sicurezza;
bisogna risolvere l’intrinseco rapporto tra economia e politica, per evitare le conseguenze della crisi del ’29, che era stata affrontata con politiche isolazioniste le quali avevano creato forti nazionalismi: un dopoguerra sicuro e pacifico deve abolire politiche protezionistiche e avallare il liberismo economico.
2. CONFERENZA DI TEHERAN (28 novembre – 1 dicembre 1943) Churchill Roosevelt Stalin: il tema militare si risolve con l’impegno che lo sbarco per il “secondo fronte” sarebbe stato effettuato entro il 1° maggio 1944, mentre Stalin promette l’apertura da parte sovietica di un fronte contro il Giappone. Sul piano giuridico-politico Roosevelt e Stalin non hanno difficoltà ad accordarsi su argomenti quali pace, Nazioni Unite e lotta contro il colonialismo; è così aperta la via che condurrà alla messa a punto dello statuto della nuova organizzazione universale a Dumbarton Oaks (agosto-settembre 1944; si riuniscono i 4 governi poliziotti per delineare i contorni della futura Onu; ci sarà ancora disaccordo su 2 questioni: struttura Consiglio di Sicurezza e rappresentanza stati federati Urss all’Assemblea Generale). Ma il tema scottante a Teheran riguarda la necessità per l’Unione Sovietica di circondarsi di “stati amici” che facciano da cuscinetto: pertanto Stalin, che fonde politica di espansione e politica di sicurezza, chiede che non sia messa in discussione la posizione che l’URSS sta acquisendo in Europa dell’est. La questione riguarda in primis la Polonia: USA e GB acconsentono allo spostamento del confine polacco di 200 km a ovest, sino al fiume Older, a danno della Germania (viene mantenuto il principio dell’indipendenza ma non quello dell’integrità); perché gli anglo-americani acconsentono alla richiesta di Stalin? Roosevelt e Churchill sono animati da interessi diversi, anche se li accomuna un forte senso di colpa per la mancata apertura del “secondo fronte”; inoltre, poiché si parla per la prima volta con Stalin di Organizzazioni Unite, bisogna considerare il coinvolgimento sovietico nella creazione di stati poliziotto; infine non si ha ancora ben chiaro cosa Stalin intenda per “stati amici” (futuri “stati satellite”); ciò diverrà più chiaro in occasione del mancato intervento sovietico all’insurrezione di Varsavia nell’agosto 1944: l’Armata rossa si ferma a poca distanza dalla città, mentre i tedeschi sterminano la resistenza polacca e distruggono il ghetto. Così, quando i sovietici entrano a Varsavia, il vuoto di potere è totale, e dopo essersi resi responsabili della fucilazione di alcune migliaia di esponenti dell’èlite militare polacca, riconoscono come governo provvisorio il Comitato di Lublino che, formato da esponenti del Partito comunista polacco, prende il posto del governo legittimo in esilio. Insomma Stalin in Polonia aveva tenuto fuori gli alleati, applicando il precedente italiano. L’altra grande questione riguarda la Germania: essa avrebbe dovuto essere posta sotto l’influenza della Gran Bretagna e dell’Unione Sovietica, poiché le truppe americane si sarebbero ritirate; il problema centrale rimane se il territorio tedesco debba restare sotto una sola autorità politica o se prevederne la divisione; si affaccia il concetto di “zone”. ; è dunque a Teheran che compare il concetto di sfere d’influenza e non a Yalta come da immaginario comune. Roosevelt delinea il progetto dei 4 poliziotti; Usa, Urss, Gb, Cina potenze che avrebbero dovuto collaborare nel 2° dopoguerra come garanti dell’ordine internazionale e della pace. Sono i primi passi verso l’Onu. Roosevelt pensava ad un’organizzazione che funzionasse grazie ad un accordo tra grandi potenze prime inter pares. Affrontate anche questione Vietnam e Indocina e questione degli stretti (Stalin voleva sbocco in Turchia).
1944 -> rapida avanzata degli alleati, armata rossa da est e Usa da ovest. Riconoscimento reciproco Urss e Regno del sud; Stalin era ancora intenzionato a partecipare alla situazione italiana non gli bastava di aver ottenuto un insulso comitato consultivo. Negoziato con Badoglio, concessione a Togliatti di tornare in patria. Irrita gli Usa perché Urss cerca di ritagliarsi spazi dove non ha diritto. CHURCHILL vede che Stalin c’ha la piva e va a Mosca e discutono dell’accordo delle percentuali, Churchill anti sgamo manda un pizzino a Stalin con le percentuali Gb-Urss (Romania 90-10, Bulgaria 75-25, Ungheria 50-50, Grecia 10-90) Churchill voleva trasmettere comprensione all’Urss e tenersi la Grecia.
Nel 1944 anche Bretton Woods (interdipendenze economiche; obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali. Il piano istituì sia il FMI che la Banca mondiale) e Dumbarton Oaks.
3. CONFERENZA DI YALTA (1 – 11 febbraio 1945, Crimea, vicino a Urss): la sconfitta della Germania è alle porte; il senso di colpa che aveva in parte animato gli anglo-americani durante gli accordi di Teheran è svanito; Roosevelt ha capito le intenzioni di Stalin riguardo gli “stati amici”, tuttavia permane la necessità di tenere vicina l’Unione Sovietica affinché combatta ancora contro il Giappone ed entri nell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Yalta è un momento importante ma non dominante rispetto ad un processo iniziato parecchio tempo prima, in cui la conferenza rappresenta, a dispetto del deteriorarsi del clima diplomatico, una pausa di moderazione. I temi affrontati:
accordi sulla Germania: non si parla di smembramento ma di creazione di 4 zone di occupazione (sovietica + francese all’interno delle zone americana e britannica); sul piano economico non è intenzione né di Roosevelt né di Churchill annientare la Germania con le riparazioni, ma Stalin è categorico: avendo subito i danni maggiori, esige almeno la metà delle riparazioni (10 milioni $); Roosevelt non si mostra ostile all’idea, ma le decisioni a riguardo si rimandano a Potsdam;
accordi sui paesi liberati: viene firmata la Dichiarazione sull’Europa liberata, documento in base al quale i tre grandi si impegnano affinché in ogni stato sia possibile la creazione di “istituzioni democratiche, scelte autonomamente”, cioè mediante la formazione di governi frutto di “libere elezioni, governi rappresentativi della volontà della popolazione”;
accordi sulla Polonia: resta poco da deliberare dal punto di vista territoriale, dopo i fatti di Varsavia. Resta il problema politico, dopo il colpo di mano sovietico di porre al potere il Comitato di Lubino: viene stabilito che dopo la fine della guerra si costituisca un governo provvisorio di unità nazionale, integrato con elementi del governo in esilio, col compito di tenere elezioni libere. Dichiarazione dell’Europa liberata.
accordi sull’Organizzazione delle Nazioni Unite: il 1° tema riguarda il numero di rappresentanti che l’URSS avrebbe avuto nell’Assemblea generale dell’ONU; partecipano come stati fondatori Bielorussia e Ucraina, a seguito della richiesta sovietica di ammettere nell’organizzazione tutte le repubbliche dell’URSS singolarmente (richiesta priva di fondamento giuridico, visto che nessuna delle repubbliche sovietiche ha una personalità internazionale giuridicamente riconosciuta). Il 2° tema riguarda il Consiglio di sicurezza, l’organo esecutivo dell’ONU: per evitare che esso assuma deliberazioni operative contrarie a una delle 5 potenze previste come membri permanenti (USA, GB, Francia, Cina, URSS; poliziotti del mondo), si decide che nessuna delle votazioni del Consiglio sarà valida se avrà il voto contrario di almeno uno di tali membri = diritto di veto (è l’URSS a proporlo, poiché sa di essere in minoranza dopo il rifiuto di far entrare nell’ONU tutte le repubbliche sovietiche). L’ultimo tema relativo allo statuto dell’ONU riguarda la questione coloniale: i paesi non ancora divenuti indipendenti saranno sottoposti ad Amministrazione fiduciaria (Trusteeship) sotto tutela delle Nazioni Unite. Per Roosevelt il varo dell’ONU è il risultato più importante dei lavori di Yalta: “La conferenza di Crimea è stata un momento di svolta nella storia del mondo…Essa dovrebbe segnare la fine del sistema delle iniziative unilaterali, delle alleanze esclusive, delle sfere di influenza, della balance of power, e di tutti gli altri espedienti che per secoli sono stati provati e hanno sempre fatto fallimento”;
Stalin conferma il suo impegno di entrare in guerra contro il Giappone e avanza le sue richieste come contropartita per l’intervento sovietico: territori giapponesi nonché la creazione di una compagnia sino-sovietica per il controllo della ferrovia mancese.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alice Lavinia Oppizzi
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Scienze Politiche
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