Storia delle
Relazioni
Internazionali
Appunti di Francesca Rizzo
Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”
Facoltà: Scienze Politiche
Corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali
Esame: Storia delle Relazioni Internazionali
Docente: Paolo Soave
A.A. 2023/2024
Tesi
online
A P P U N T I
Tesionline
Dal Primo Dopoguerra alla
Seconda Guerra MondialeSTORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI II PARZIALE
IL PRIMO DOPOGUERRA
Dopo la Prima Guerra Mondiale si era stabilito un nuovo ordine mondiale con la Conferenza di Parigi e
l’intervento americano; Tuttavia la piena stabilità europea non era stata ancora ricostruita e il problema
più urgente da risolvere rimaneva la RIPRESA ECONOMICA di tutti i Paesi che erano stati coinvolti e che
avevano subito ingenti danni. Per questo, nel gennaio del 1922 venne indetta la CONFERENZA DI
GENOVA per cercare di rilanciare il continente, attraverso anche il coinvolgimento della Germania e della
Russia bolscevica; ma la Francia non era intenzionata a trattare con la Germania e in più le negoziazioni
con i bolscevichi non erano destinate ad essere avviate a causa della NAZIONALIZZAZIONE dei beni
occidentali presenti in Russia;
Se la conferenza di Genova era risultata fallimentare, non era lo stesso per il riallacciamento dei rapporti
diplomatici tra Germania e la nascente Unione Sovietica, con la firma di un importantissimo trattato nel
1922, il trattato di Cicerin-Rathenau (dal nome dei due plenipotenziari firmatari), che sanciva la fine
dell’isolamento politico-economico sovietico (iniziato con brest-litovsk), e voleva ostruire il tentativo
degli Stati occidentali di creare un fronte capitalista unito contro la Russia. Il trattato sanciva:
1. Le nuove relazioni diplomatiche tra Germania e Russia
2. Una clausola della “nazione favorita” (l’una per l’altra) nelle relazioni commerciali
3. Che entrambi rinunciavano a chiedere riparazioni e debiti di guerra l’una all’altra
4. La Germania rinunciava a rivendicare le imprese tedesche sul territorio russo
Inoltre, venne stabilito un protocollo segreto secondo cui la Germania avrebbe assistito l’addestramento
russo e avrebbe impiantato delle fabbriche sul territorio sovietico attraverso cui avrebbe proseguito
all’armamento delle truppe. Si trattava però di una chiara violazione del trattato di Versailles, ma una
clausola del genere era necessaria in quanto entrambi i Paesi temevano delle ritorsioni da parte della
Polonia.
Il trattato di Versailles, poi, aveva addossato la maggior parte delle colpe dello scoppio della Prima
Guerra Mondiale alla Germania, costretta anche a pagare ingenti somme di capitale economico a fronte
dei danni generati. Ma nel 1923, la stessa Germania non era in grado di pagare le riparazioni e per
questo subì l’occupazione del bacino carbonifero della Ruhr. Di fronte a ciò, l’equilibrio relazionale
tedesco-russo iniziò a vacillare e Lenin varò quindi la NEP (ossia la nuova politica economica) per cercare
di salvare l’economia sovietica.
In poco tempo si profilò una crisi generale poiché dal momento che la Germania non era in grado di
pagare, i vincitori della guerra non lo avrebbero fatto al posto suo; la Francia si trovò ad assumere un
ruolo determinante nel preservare gli equilibri stabiliti dagli accordi di pace.
LA SOCIETA’ DELLE NAZIONI
La società delle nazioni era nata con lo scopo di preservare i nuovi equilibri originatisi e promuovere la
pace a livello mondiale attraverso delle misure che non implicavano l’uso di forza armata ma solo di
strumenti quali l’isolamento diplomatico e le sanzioni economiche. La società delle nazioni era costituita
da tutte le potenze vincitrici e lasciava al margine solo i vinti e l’URSS; inoltre aveva sede a Ginevra, luogo
simbolo in quanto facente parte della Svizzera neutrale. Nonostante fosse stata originariamente istituita
1dagli Stati Uniti, furono proprio questi a NON ratificare lo Statuto della società delle Nazioni, il Covenant,
perché la maggioranza repubblicana non la ritenne compatibile con la politica estera autonoma.
Nonostante le intenzioni giuste perseguite dagli obiettivi primari prefissati, la società delle nazioni
nasceva già con dei limiti importanti: primo fra tutti l’ASSENZA degli Stati Uniti che non divennero mai
membri a causa della bocciatura del consiglio. Ad ogni modo seppe comunque gestire discretamente una
serie di situazioni importanti:
1. Si fece carico della questione coloniale, promuovendo i cosiddetti “MANDATI”
2. Ebbe il merito di promuovere delle norme che regolamentassero la circolazione delle persone
tra i territori, attraverso l’introduzione del passaporto
3. Fu efficace nell’assistere i profughi e favorire il rimpatrio dei reduci di guerra grazie alla creazione
del “PASSAPORTO NELSEN”
Era chiaro che almeno in un primo momento, la società delle Nazioni fosse un’organizzazione
effettivamente utile alla risoluzione di questioni quasi prevalentemente territoriali, favorendo il dialogo
tra gli Stati Nazione. Ma era anche una struttura con delle lacune, che si accentuarono con la crisi del 29
e fu chiaro un grande divario tra i problemi delle grandi potenze e la fragilità della società.
LA CONFERENZA NAVALE DI WASHINGTON
L’importanza della conferenza navale di Washington risiede nel fatto che andasse fondamentalmente
contro quanto era stato decretato alla conferenza di Parigi del 1919! Fu la prima che si tenne al di fuori
della Società delle Nazioni e che riguardava l’adempimento agli interessi sia nel Pacifico che in Asia
Orientale e il controllo degli armamenti. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, la Gran Bretagna
deteneva ancora il primato della propria flotta a livello globale ma, poco a poco, gli sviluppi delle navi
americane e giapponesi si stavano imponendo in maniera preminente e puntavano ad abbattere quello
che era il “TWO POWERS STANDARD” ossia l’impegno britannico a mantenere una flotta che fosse
sempre maggiore o uguale alla somma delle altre due flotte più grandi). La rivalità americano-
giapponese si faceva comunque sentire in larga scala e seppur non ci fossero delle effettive minacce da
cui difendersi, la Gran Bretagna si rese conto che le sarebbe convenuto schierarsi con Washington. I
principali paesi che parteciparono alla conferenza, firmarono una serie di rapporti di tonnellaggio in
ambito navale, stabilendo determinati coefficienti numerici che decretavano la parità navale fra GB e
USA (rinuncia al Two powers standard), il giappone avrebbe avuto un numero pari a 3/5 della flotta
americana, a Francia e Italia, invece, sarebbe spettato poco più di 1/5.
La conferenza poneva quindi un importante limite alle ambizioni giapponesi nel Pacifico e stabiliva
l’impegno a rispettare lo Status quo nel Pacifico; fu inoltre importante perché senza di essa le tre
principali potenze (Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone) avrebbero cercato sempre di più di
accumulare armamenti navali per difendersi dalle possibili aggressioni che si sarebbero profilate
all’orizzonte.
IL FATTORE MUSSOLINI
Intanto nello scenario internazionale ed italiano, soprattutto, fece capolino un personaggio destinato a
cambiare le sorti del Paese e guidare l’Italia attraverso quella che sarà la seconda guerra mondiale. Nel
1922 ricevette l’incarico reale di formare il nuovo governo e poco per volta insinua la dittatura fascista a
2capo della politica italiana degli anni 20-40; La nota più importante che designa l’operato di Mussolini
nella dimensione diplomatica è la sua complessità: sempre in bilico tra TRADIZIONE e PROGRESSO. Ci
sono infatti delle questioni per cui Mussolini appare un revisionista, come ad esempio tutte le questioni
lasciate aperte e irrisolte dai trattati post bellici, altre che lo denotano come un antirevisionista, come
invece la rimarcazione degli equilibri continentali e la necessità di indebolire ancora la Germania.
Mussolini, su quest’ultimo punto, è altamente contrario alla possibilità che riprendesse piede l’Anschluss
perché l’Italia si ritroverebbe a confinare ancora una volta con una Grande Germania e quindi con un
potere sconfinato.
Nel 1923 la Società delle Nazioni attribuì una missione militare al generale Tellini, col compito di risolvere
una controversia al confine tra Albania e Grecia; ma Mussolini attribuì alla Grecia la responsabilità di aver
generato un disequilibrio e aver fatto scaturire un conflitto, cosicché fece bombardare e occupare l’Isola
di Corfù, per poi farla evacuare sotto la pressione dei diplomatici italiani che temevano un intervento di
altre forze europee a ristabilire la situazione. In poco tempo la politica estera di Mussolini risultò migliore
di tutte le pratiche che erano state adottate dai suoi predecessori: il primo vero grande successo
diplomatico fu la riconquista della città di FIUME che, con il TRATTATO DI ROMA del 1924, divenne a tutti
gli effetti una città italiana (approfittando sia del disinteresse degli USA dopo la morte di Wilson, sia delle
tensioni che erano sorte a causa dell’applicazione del trattato di Rapallo del 1920).
I PIANI DI RIPRESA ECONOMICA
Il grosso limite, uno dei punti deboli del trattato di Parigi che attribuiva le sanzioni ai Paesi vinti, era la
non considerazione della riparazione economica post bellica: infatti appesantire notevolmente la
Germania attribuendole una quantità esorbitante di riparazioni a cui non poteva far fronte, aveva
bloccato l’economia internazionale (infatti se la Germania non avesse pagato le riparazioni ai vincitori, di
conseguenza neppure i vincitori avrebbero potuto pagare i debiti che spettavano agli Stati Uniti).
Fu così che nel 1924 venne lanciato il PIANO DAWES: ossia un mezzo attraverso cui gli USA finanziavano
la ripresa economica tedesca per non stazionare l’economia e generare un CIRCOLO VIZIOSO per
ripagare le riparazioni ( USA → Germania → Paesi vincitori → USA). Questo piano innescò poi un sistema
virtuoso, rinnovato nel 1929 con l’emanazione del PIANO YOUNG, che prevedeva pagamenti dilazionati
da parte della Germania: fu questa situazione economica che accentuò di riflesso la ripresa e la
distensione dei rapporti tra la Germania e la Francia e creò, dunque, un clima favorevole a una POLITICA
DI COLLABORAZIONE con i vincitori e l’accettazione del trattato di Versailles. In questo contesto era
quindi possibile immaginare una nuova condizione nelle relazioni statuali, che permetteva l’aprirsi
dell’era della SICUREZZA COLLETTIVA.
Nel 1925 il politico cecoslovacco Benes propose di implementare l’idea del disarmo e dell’arbitrato
internazionale per la soluzione delle controversie ma la proposta viene boicottata dalle maggiori
potenze; Quest’idea servì come trampolino di lancio per la creazione del PATTO DI LOCARNO nello
stesso anno, patto con cui Germania, Belgio, Francia, Gran Bretagna e Italia si impegnavano
reciprocamente:
1. A rispettare reciprocamente il mantenimento dello status quo territoriale risultante dalle
frontiere tra Germania e Belgio e Francia e la loro inviolabilità
2. A non abbandonarsi ad alcun attacco o invasione e a non ricorrere alla guerra
33. A ricorrere ai giudici se una parte avesse dovuto contestare un diritto; tutte le altre questioni
sarebbe stata sottoposta a una commissione di conciliazione e poi portata al vaglio del consiglio
della società delle Nazioni
A seguito del Patto di Locarno nel 1926 la Germania venne ammessa nella società delle Nazioni, come se
non fosse più un Paese sconfitto, nonostante tutte le clausole del trattato di Versailles rimanessero. Gran
Bretagna e Italia si fecero garanti del rispetto del Patto stesso ma a opporsi alla sua accettazione vi fu
Stalin, il quale riteneva che l’accordo ignorasse la sicurezza dell’Europa orientale in quanto non
menzionava cosa ne sarebbe stato dei confini a est della Germania.
L’apice dei tentativi di mantenimento della pace fu la firma del Patto Briand-Kellogg nel 1928, tra Francia
e America, con l’obiettivo principale di eliminare a tutti gli effetti la guerra dalla politica internazionale
come mezzo di risoluzioni delle controversie e propongono anche agli altri paesi di aderirvi.
NONOSTANTE SIA UN RAPPORTO BILATERALE, SI TRATTA IN REALTA’ DI UN TRATTATO APERTO che
rappresenta il culmine del periodo della sicurezza collettiva e la distensione delle relazioni internazionali
sullo scenario globale. Il Patto affermava:
- Il ripudio totale della guerra
- Il riconoscimento che il regolamento o la soluzione dei conflitti e delle controversie sarebbe
dovuto avvenire solo attraverso mezzi pacifici
- L’apertura del trattato, che non avrebbe avuto limiti temporali o statuali (aperto a tutti)
Molti furono coloro che aderirono: anche l’URSS accettò di buon grado la ratifica del patto e vi prese
parte per cercare di fuoriuscire dall’isolamento internazionale cui era stata confinata.
Il Patto, inoltre, segnava quello che l’assemblea della società delle Nazioni chiamava unificazione
europea poiché avrebbe potuto coronare quel sogno che, nel tentativo di emulare il continente
americano, avrebbe potuto costituire gli “STATI UNITI D’EUROPA”. Quello che, però, in Europa ancora
non sapevano, era che l’equilibrio che si stava rimarginando poco per volta, sarebbe stato spazzato via in
maniera repentina a causa dell’abbattersi della crisi economico-finanziaria d’oltreoceano, i cui danni non
saranno solo pragmaticamente disastrosi, ma anche ideologicamente determinanti!
LA CRISI ECONOMICA DEL 1929 E LE SUE CONSEGUENZE
Quello che stava accadendo in Europa voleva gettare le basi per un lungo periodo di pace e prosperità,
ma non si sarebbe rivelato in linea con l’ondata travolgente che arrivava dagli Stati Uniti: nel 1929 le
quotazioni dei titoli di Wall Street crollarono a causa della sovraproduzione e dell’eccesso di credito; si
assistette improvvisamente al fallimento di imprese e alla diffusione della disoccupazione, portando la
popolazione a impoverirsi tristemente. Si andò a instaurare una REAZIONE A CATENA: gli Stati
Uniti non erano più in grado di finanziare gli aiuti dei Piani Dawes e Young; quindi, la Germania non
poteva pagare le riparazioni e i paesi debitori non riuscivano a far fronte agli importi da restituire agli
USA! Si dovette pensare, dunque, a una soluzione; L’economista Keynes aveva già criticato il meccanismo
adottato dal sistema dei crediti statunitense in quanto, secondo lui, bisognava predisporre un piano che
prevedesse delle riparazioni tollerabili dai tedeschi. Con l’avvento della crisi in Europa, Austria e
Germania pensarono di UNIRE le proprie economie per far fronte al problema (l’area economica che si
sarebbe dovuta formare prendeva il nome di ZOLLVERIN) MA la Francia vi si oppose. Questa situazione
iniziò a far vacillare nuovamente i deboli equilibri che si erano raggiunti e si vararono ovunque delle
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