Per “globalizzazione” si intende dei processi di integrazione economica, commerciale, monetaria, finanziaria che si sono avuti più o meno dal ‘600 fino ai giorni nostri, giorni della crisi finanziaria (2012/14).
“Globalizzazione” è una parola recente ma è un fenomeno antico che riguarda processi di integrazione che si sono avuti dal ‘600 al ‘900 e, come spesso succede quando si tratta di aspetti legati all’uomo, cioè che hanno a che fare con società, imprese, stati-nazioni, è un fenomeno reversibile: ci sono state fasi di grande integrazione e di grande globalizzazione e a queste fasi ne sono succedute altre di arretramento, di disintegrazione, di autarchia, di riduzione e/o crollo della globalizzazione.
L’economista Rodrick si interroga, andando a cercare nella storia, quali sono state le tipologie di globalizzazione più “intelligenti” (parola non da economisti in effetti), cioè quelle che hanno funzionato meglio rispetto ad altre globalizzazione che invece hanno prodotto esiti meno favorevoli. Ci sono state tante varietà di storie di globalizzazione nel passato; senza questo e in presenza di termini generici, la globalizzazione rischierebbe di essere una parola vuota.
Rodrick vuole:
- entrare nel merito della parola "globalizzazione" dato che essa è composta da varie tipologie: c'è la globalizzazione che riguarda soprattutto il commercio (cioè l'economia reale, lo scambio di prodotti, di beni e servizi), c'è una globalizzazione che riguarda la finanza (la moneta, le valute, i prodotti finanziari), c'è una globalizzazione sinonimo di "far west" o "selvaggia" (si tratta della deregolamentazione, l'assenza di regole, barriere, di autorità esterne che controllano sui mercati globali, quindi ci sono casi storici in cui siamo di fronte a mercati selvaggi molto deregolamentati) e c'è poi una globalizzazione più regolata (cioè più governata, più regolamentata in cui esistono meccanismi di governance, esistono autorità che li sorvegliano, in cui si cerca di avere un approccio non solo "mercatistico" cioè non solo legato all'efficienza, al benessere materiale, ma un approccio legato ad altri valori come quelli riguardanti una società più egualitaria oppure come quelli che hanno a che fare con una sostenibilità del processo di sviluppo, in termini di risorse, di ambiente, di qualità della vita);
- capire meglio la globalizzazione: cosa è stata (storia della globalizzazione), cosa è, in che modo si possono avere diversi regimi di globalizzazione (come si può “governare”);
- come ripensare la globalizzazione alla luce della storia: a partire dal mercantilismo ci sono vari casi in cui si è avuta una crescente globalizzazione o un crollo di essa, per cui il libro cerca di ripensare questa globalizzazione in primo luogo alla luce della storia, in cui a partire dal '600 si parla dell'età classica, non liberista per eccellenza perché l'800 fu anche un secolo con molto protezionismo, però in cui si cerca di esaltare il commercio tra i paesi che si stavano industrializzando, i paesi ricchi di materie prime, quindi si parla dell'età del liberismo (XIX secolo ma non del tutto corretto perché nell'800 il liberismo fu effettivamente qualcosa che apparteneva solo all’Inghilterra e abbastanza tardivamente); però non c'è dubbio che ci furono processi di integrazione molto forti che culminarono soprattutto nel periodo che va dal 1890 al 1914 e questo è il periodo in cui gli storici parlano di “Prima grande era della globalizzazione” intesa nel senso più ampio possibile: è il periodo in cui gli storici sono d'accordo nel dire che questa è la prima grande era della globalizzazione, sono anni in cui sono molto forti gli scambi commerciali, ma anche finanziari, sono anni in cui è possibile investire dove uno voglia le proprie ricchezze, sono anni in cui decollano i cosiddetti investimenti diretti all’estero (già nominati con bilancia dei pagamenti con Acocella). Quando poi la globalizzazione tornerà di moda a partire dagli anni Ottanta del ‘900 (in cui si avrà una grande fiammata di creazioni di mercati globali in tutti i settori), gli storici diranno che c’era già stato il grosso precedente, in cui si riducono i costi di informazione e di comunicazione, verificatosi nell’età dell’oro, nell'età del sistema aureo 81890-1914); poi dal 1914 il corso della storia cambia improvvisamente e si ha, oltre la guerra mondiale, un inaspettato dietro front nella creazione di mercati globali, gli stati-nazione si chiudono, si ha il periodo in cui progressivamente tutte le relazioni economiche internazionali crollano, molto più del crollo del PIL e dell'occupazione dato che si ha un crollo di commerci, rapporti finanziari, turistici e su vari altri fronti a livello internazionale, sia negli anni Venti sia sempre di più negli anni Trenta; successivamente, il discorso riprende negli anni Cinquanta/Sessanta, a guerra mondiale ancora in corso, molti paesi anche nemici cercano di mettersi d’accordo per ripartire sulla scala di un processo di integrazione e si ha una fase nuova di globalizzazione intelligente, realizzatasi appunto negli anni Cinquanta/Sessanta, una globalizzazione mirata, attenta, progressiva e appunto intelligente che cerca di conciliare interessi globali con quelli nazionali di nazioni che stavano riallacciandosi, dopo decenni di distruzioni, di morti, di scomparsa di libertà politiche di diritti umani più elementari come era successo in Europa negli anni delle due guerre; poi si ha anche una fase, quella che oggi noi viviamo, in cui questa globalizzazione prende degli aspetti più estremi, in cui prende una grande importanza l'integrazione sul piano finanziario e della mancanza di regole o della difficoltà di applicare e di rendere effettive regole condivise, perché de-regulation vuol dire appunto smantellamento di regole, vuol dire abolire le regole ma può anche voler dire essere in una situazione in cui è molto difficile far rispettare le regole. Si passa dall'assenza di regole all'impossibilità di farle rispettare laddove ci fossero o ancora di regole talmente non scritte e frutto dell'immaginazione che è molto complicato poi intuirle. Dunque questo è l'obiettivo e l'ultimo passaggio riguarda fenomeni più recenti, in cui il modello di globalizzazione perde un po' i colpi, diventa poco intelligente, poco leggibile.
Globalizzazione non dovrebbe dunque dire mancanza di regole, cioè
la globalizzazione richiede un'azione di governo: questa è la cosa realisticamente più difficile da realizzare, perché se si tratta di mercati globali avremo bisogno, come in qualche caso è stato fatto, di autorità globali. Esse però non sono semplici da realizzare né semplice dargli potere, capacità di enforcement.