Sparta
Sparta
Al centro del Peloponneso, situata alla sommità della pianura scavata dal fiume Eurótas e protetta da montagne i cui valichi erano molto facilmente difendibili (tanto che la città non ebbe mai bisogni di mura difensive), c’è Sparta, antica roccaforte micenea. Ciononostante, fu anch’essa conquistata e distrutta completamente dalle orde doriche intorno al 1200 a.C. Per circa due secoli il luogo dell’antica roccaforte rimase abbandonato alle pecore e alle capre, poi, i nuovi signori dorici iniziarono a stabilirvisi. Verso il tramonto del Medioevo fusero in un unico centro urbano i cinque villaggi che erano sorti in luogo dell’antica rocca.
Questa “nuova Sparta” divenne ben presto il centro più importante della Laconia e dimostrò di potersi espandere velocemente. Già attorno al 750 era diventata uno dei più importanti centri, e per tutto il VII secolo andò estendendo la sua influenza a danno delle altre polis del Peloponneso. Con la vittoria nelle due durissime guerre messeniche, combattute fra 680 e 600, si assicurò il controllo della fertile pianura della Messenia (la regione del Peloponneso situata a ovest della Laconia) risolvendo così i suoi problemi di approvvigionamento alimentare. A questo punto Sparta, che controllava ormai direttamente o indirettamente l’intero Peloponneso ed era assieme ad Atene la polis più importante della Grecia continentale, rinunciò ad ogni ulteriore espansione, limitandosi al mantenimento dello status raggiunto.
LE POCHE TRACCE DELLA GRANDEZZA DI SPARTA
“Se sparta venisse abbandonata, i posteri, vedendo le sue rovine, non potrebbero immaginare quanto grande sia stata la sua potenza.” Con queste parole preveggenti lo storico Tucidide descriveva un problema attualissimo: ricostruire la grandezza di Sparta sulla base dei reperti e delle testimonianze. La città non aveva grandi monumenti, grandi templi, grandi anfiteatri o palazzi suntuosi: tutto era impostato ad un’austera moderazione, tutto seguiva la legge della funzionalità anziché quella dello sfarzo; l’oro era proibito, le monete erano di ferro; il celibato era considerato un delitto e chi prendeva per sposa una donna poco adatta alla riproduzione era tenuto al pagamento di una multa. L’unica attività artistica praticata diffusamente era il canto, ma non individualmente, solo in coro. Quando servivano poeti o cantori li si faceva venire dall’estero.
Pure le testimonianze scritte sono poche: gli spartani non affidavano alla scrittura il ricordo della loro storia e dei loro costumi, e alle domande degli stranieri opponevano la loro proverbiale laconicità. Le fonti da loro lasciate sono pochissime e per la maggior parte sono andate perdute; quel poco che sappiamo di Sparta proviene soprattutto da autori ateniesi, i quali essendo spesso impegnati a criticare il suo sistema politico-culturale, possono averci restituito un quadro peggiore di quanto fosse in realtà e aver sorvolato su taluni pregi degli spartani e del loro sistema.
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