La CISL di Pastore

Dopo l'iniziativa di Viglianesi, Pastore accelerò i tempi per la nascita della CISL (Confederazione italiana sindacati dei lavoratori) che avvenne il 30 aprile del 1950.
La CISL, nonostante la defezione di repubblicani e socialdemocratici, riusci a presentare una propria strategia che si sarebbe rivelata vincente: il 20 giugno successivo, a bari, emerse un sindacato dal profilo americano che coniugava produttività e aumento dei salari, anche se questo modello si sarebbe adattato, successivamente, al contesto sociale ed economico italiano.
Si trattò di una strategia che, per la netta e obbligata scelta di campo costringeva il sindacato a darsi una cultura che accantonasse ogni velleità di lotta "al sistema".
Fra i primi temi che la CISL dovette affrontare, notevole importanza ebbero le questioni tradizionali del sindacalismo cattolico, come il tema del decentramento che ebbe poi un adattamento aziendalistico sfruttando la posizione politica di favore che la CISL aveva in periodo di guerra fredda nei luoghi di lavoro.
Il decentramento e l'azione svolta nelle aziende finivano per essere obbligate a causa della debolezza della CISL rispetto alla CGIL che ne ostacolava la possibilità di ingaggiare una competizione a livello nazionale sui grandi contratti di categoria.

Inoltre esisteva il problema del rapporto con la DC, in un momento in cui, il partito di maggioranza, cercava di imporre un rapporto di vera dipendenza.
Il primo congresso della CISL che si tenne a Napoli, fu terreno di scontro tra la linea Pastore, che sosteneva il principio dell'indipendenza dai partiti, e quanti erano favorevoli ad un più stretto rapporto col partito. Da questa dinamica scaturirono le cd "Forze sociali", una corrente sindacale interna al partito che permise a Pastore di condizionare la segreteria della DC dall'interno: tra CISL e DC si sviluppò un rapporto non collocabile nello schema della dipendenza ma piuttosto in quello della interdipendenza e dello scambio.