TERZO CRITERIO: DIMENSIONE SPAZIALE (geopolitica)
Questa dimensione riveste una grande importanza. Le dinamiche regionali, il mutamento spaziale sono sempre più importanti. Introdurre una dimensione spaziale significa introdurre una dimensione che nella teoria tradizionale novecentesca dei sistemi politici internazionali non è presente -> in Waltz si parla di sistema politico internazionale interessandosi solo di come è distribuito il potere, Waltz opera in un totale vuoto geografico. Leggendo il suo libro sappiamo quante sono le potenze non dove si collocano, non sappiamo se siano potenze continentali o insulari, se stiano sul mare oppure no, se siano vicine o lontane reciprocamente. Sono differenze fondamentali.
Esempio di Tucidide, la guerra del Peloponneso, egli usa delle categorie geopolitiche perché la storia greca è raffigurata come egemonie marittime, era la successione di potenze che conquistavano il dominio dei mari; non ci dice come era diviso il potere ma dove era distribuito: sul mare. Chi aveva il dominio del nodo connettivo (mari) aveva dominio del sistema. Una categoria geopolitica costituirà, in epoca moderna, la ripetizione del conflitto tra potenze navali e potenze terrestri (terra e mare) .
Tra fine ‘800 e inizio ‘900 emergono due teorie contrapposte, una del primato della terra e una del mare:
1) La prima è normalmente associata al nome di un geografo britannico Mc Kinder, geografo britannico, che creò il luogo comune “esiste un pezzo di terra (la massa eurasiatica) il cui controllo assicura il resto del mondo” -> prendere possesso della massa eurasiatica significa prendere possesso delle relazioni internazionali perché chiude le possibilità di attracco alle potenze marittime. Primato della terra.
2) Contro questa idea emerge la dottrina navalista (nasce negli Usa) elaborata dall’ammiraglio Mahan che sostiene che il mare è più importante (dominio commerci, comunicazioni) consente a noi di muoverci ovunque e impedisce agli altri di fare lo stesso. Vince dunque chi controlla gli oceani.
La geopolitica tedesca (fine ‘800) trasforma lo spazio in elemento fondamentale -> determinismo geografico, lo spazio detta la politica estera -> ognuno ha una vocazione geopolitica da seguire -> da qui l’idea dello “spazio vitale” di Hitler. Lo spazio e la geopolitica non vengono più evocati nel dopoguerra proprio a causa dell’esperienza nazista. Inoltre lo sviluppo tecnologico dà l’impressione che il fattore spaziale conti molto di meno, vi è un fattore di indifferenziazione spaziale. Anche il continuo sviluppo delle interdipendenze economiche sembra non dar peso alle distanze. Esiste anche una retorica secondo cui i conflitti oggi non sarebbero più di natura spaziale e anche il bipolarismo Urss Usa sembrava andare oltre la dimensione geografica, essendo esso globale.
Finito il bipolarismo lo spazio torna ad essere oggetto di riflessione teorica, perché il crollo dell’Urss determina una redistribuzione dello spazio e dunque lo spazio torna ad essere percepito come un problema.
Perché la dimensione spaziale interessa nuovamente le relazioni internazionali?
Aron: lo spazio è un fattore determinante per le relazioni internazionali: esso può essere considerato ambiente, teatro, posta delle relazioni internazionali.
a) ambiente: lo spazio grava sugli attori, detta dei limiti, è esagerato dire che dà una vocazione (come dicevano i tedeschi) ma comunque ha un’influenza, dà vantaggi e svantaggi. -> VICINANZA/LONTANANZA: produce interazione strategica, essa detta la percezione della vulnerabilità: si percepisce come più pericoloso il vicino (Italia e Grecia intervengono con cautela nei Balcani perché temono immigrazione, gli effetti del conflitto si ripercuotono in primo luogo su di loro che sono vicini, sono i più esposti geograficamente) . Non vi è dunque necessariamente paura in caso di concentrazione del potere, bisogna considerare anche la vicinanza/lontananza: ad esempio lo strapotere Usa non ha suscitato reazioni di riequilibrio da parte di altri poteri poiché questi ultimi erano preoccupati dalla loro dimensione regionale e dalle minacce interne ad essa. INSULARITA’/CONTINENTALITA’: anche questa considerazione non emerge in Waltz. L’insularità è una collocazione che permette di non avere competitori, cosa che non si può dire della continentalità. L’insularità presenta dunque diversi vantaggi: ☺la possibilità di non avere un esercito permanente di grandi dimensioni e di avere un minore apparato burocratico e fiscale, l’insularità è associata ad uno stato leggero e liberale.☺ gli insulari possono contemplare l’opzione di ritirarsi sull’isola e decidere se e quando intervenire sul continente; ☺secondo alcune teorie vi è un nesso tra insularità ed egemonia globale: tale egemonia potrebbe essere esercitata solo in presenza di vantaggi insulari, piccolo esercito, controllo dei mari. L’insularità politica è diversa dall’insularità geografica. La continentalità presuppone che i paesi siano sempre pronti, che abbiano un grande esercito permanente, un grande apparato amministrativo -> la mobilitazione è sempre possibile, il liberalismo è difficile. Non vi è libertà in politica estera, si è condannati a partecipare sempre alla politica internazionale. Per la condizione politica continentale vale il principio della centralità. La Germania aveva il problema della vulnerabilità su tutti i fronti. Nei piani di guerra tedeschi di fine ‘800 si intende perfettamente cosa significhi la centralità. (Oggi la Russia soffre lo stesso problema, con NATO da una parte e espansione della Cina dall’altro) . La Germania sapeva che la guerra sarebbe stata su tutti i fronti, la soluzione era fare fuori prima il nemico + debole e poi concentrarsi sulla Russia.
b) Teatro: lo spazio è il luogo di una continua manipolazione da parte degli attori; qualsiasi potere si estende in qualche modo sullo spazio, gli attori producono lo spazio più opportuno ai loro disegni -> ► Rete di comunicazioni e disgiunzioni: alcuni luoghi vengono uniti e altri disgiunti.
► Contesti regionali: sono spazi prodotti quando cambia un contesto, cambiano i confini delle regioni; ad esempio con il crollo Urss scompare la nozione di Europa dell’Est.
c) Posta: lo spazio come ragione di conflitto, come posta in gioco appunto; oggi c’è un luogo comune secondo il quale lo spazio è politicamente irrilevante, ma in realtà anche nei conflitti recenti è evidente la questione del controllo dello spazio (Israele-Palestina) . PERCHE’ lo spazio è posta in gioco, perché è oggetto di competizione?
► è un contenitore di risorse materiali e naturali;
► è anche un contenitore di risorse immateriali, cioè ha un interesse strategico, occupa una posizione fondamentale per accedere ad altri interessi, è un luogo di passaggio.
► è un contenitore di risorse simboliche: Gerusalemme, ad esempio.
► è un oggetto di conflitto anche in quanto sfera d’influenza. Per gli USA lo è il continente americano. Principio del diritto di intervento. Principio del divieto di ingerenza degli altri (Es: Cuba che ospitò i missili russi, in quel caso i russi fecero una grave violazione di questo principio) .
Schmitt: LO SPAZIO COME MISURA -> luogo del diritto, qualunque diritto è vincolato in uno spazio. Nomos della terra(norma). Terra come luogo del diritto. Territorio e confini sono misure. Relazione tra diritto e spazio. Dopo la scoperta dell’America si sviluppò il problema di dare uno spazio nel diritto a queste terre.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alice Lavinia Oppizzi
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: Prof. Colombo
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