Le istituzioni della società internazionale
1) Istituzioni primarie: definiscono i caratteri fondamentali della società. Si basano su alcuni elementi di comunanza -> 1) vita internazionale moderna non intesa come puro sistema. 2) Non insistono solo sulle istituzioni internazionali moderne. 3) Cambia la rappresentazione del ‘900 -> si cerca di inventare nuove istituzioni a causa della crisi di quelle primarie. OBIETTIVI ISTITUZIONI PRIMARIE ►L’istituzione primaria allontana il contesto internazionale dallo stato di natura; il principio di sovranità pone il confine tra chi è dentro e chi è fuori, definisce quali debbano essere le qualità per essere definiti come soci della società internazionale. Gli Stati sono soggetti dell’ordinamento politico e si riconoscono tra loro con reciprocità. Si tratta di un passo fondamentale per uscire dall’anarchia perché la soglia di accesso è la stessa per tutti. ► Sopravvivenza. Rapporti tra gli ammessi: autoriproduzione della società, serie di istituzioni la cui prerogativa è mantenere il pluralismo del sistema, evitando monarchia/impero. L’istituzione più importante per questo aspetto è l’equilibrio di potenza, quello di Waltz e dei realisti. Per Bull e Schmitt (mentre Waltz riteneva l’equilibrio un prodotto naturale, in intenzionale) l’equilibrio da un certo momento in poi è diventato obiettivo comune e lo si trova in ogni momento di qualche sigla di pace. L’equilibrio per Bull è una specie di principio costituzionale che risolve il problema della sopravvivenza. ► Scostamento dall’anarchia, comunicazione. Nell’anarchia di Hobbes manca totalmente la comunicazione e questo rende impossibile cooperare. La società internazionale moderna ha costruito un canale dedicato alla comunicazione, la diplomazia. ► Problema di autoamministrarsi in mancanza di governo -> la soluzione pluralistica è creare un sistema di conferenze internazionali. ► Limitare la competizione. L’anarchia è una condizione nella quale si è condannati all’autodifesa e non si hanno limiti alla competizione. Per evitare tutto questo l’obiettivo essenziale della società internazionale è quello di limitare la competizione senza però eliminarla. Il diritto internazionale come marchio di fabbrica della società internazionale. ► Guerra limitata. La possibilità della guerra è il prodotto per antonomasia dell’anarchia internazionale, è un prodotto ineliminabile. La guerra è anche il luogo per eccellenza della capacità organizzativa della società internazionale -> razionalizzare la violenza che altrimenti sarebbe diffusa. Per Schmitt anarchia e guerra non sono l’opposto e per Bull si sbaglia a rapportare direttamente anarchia e guerra, la guerra tra stati è soltanto una parte molto piccola dello spettro della violenza. Si sbaglia a contrapporre guerra a pace perché l’opposto della guerra è una violenza più diffusa (a causa dell’assenza di organizzazione) . Limitare la guerra facendosi tre domande -> 1- Chi ha diritto di fare la guerra? Significa già uscire dallo stato di natura di Hobbes. La risposta a questa domanda è che la guerra è una prerogativa degli stati, solo loro hanno il diritto di fare la guerra. L’altra parte della risposta è che tutti gli stati hanno diritto al riconoscimento di questa prerogativa, elemento di non-discriminazione. 2- Cosa è lecito fare in guerra? Ius in bello, prescrizioni che valgono tra combattenti. Persino tra combattenti non è lecito farsi qualsiasi cosa. La violenza deve avere uno spazio e un tempo definiti -> la battaglia; fuori dalla battaglia c’è l’immunità degli inermi. 3 - Cos’è la guerra? Distinzione tra la guerra e le altre forme di violenza, la guerra è pubblica e solenne. Anche la distinzione tra guerra e pace. Tentativo di inventare istituzioni per limitare la guerra nella sua dimensione spaziale: neutralità e occupatio bellica (occupazione militare provvisoria in cui l’occupante ha dei doveri) . Aspirazione a fare della guerra un’attività limitata. Tante volte oggi la guerra non viene nemmeno dichiarata, assenza di una soglia cerimoniale.
2) Istituzioni secondarie: sulla base delle prime propongono di sviluppare la cooperazione tra stati e il progresso della società verso obiettivi più ambiziosi. Le istituzioni secondarie nascono per portare avanti l’universo della cooperazione, ma ciò è possibile solo nel caso in cui le istituzioni primarie siano già consolidate.
Continua a leggere:
- Successivo: Il ‘900 è un secolo di proliferazione istituzionale
- Precedente: QUINTO CRITERIO: DIMENSIONE ISTITUZIONALE
Dettagli appunto:
- Autore: Alice Lavinia Oppizzi
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: Prof. Colombo
Altri appunti correlati:
- Political Philosophy (Modulo 1 e Modulo 2)
- Il pensiero politico dall'Umanesimo all'Illuminismo
- L'Onu e la crisi del Golfo
- La società aperta e i suoi amici
- Relazioni Internazionali
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Strategie di Sicurezza e Geopolitica: cooperazione, competizione, conflitto nella dimensione cibernetica
- 1989-1994: dal crollo del muro di Berlino al bipolarismo «made in Italy»
- Le tendenze del regionalismo e dell'interregionalismo
- La costruzione del consenso. Il legame indissolubile tra la folla, il potere e il leader
- L'esorbitante privilegio del dollaro e il suo ruolo nell'egemonia statunitense
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.