Introduzione alle Relazioni Internazionali: origine ed evoluzione
Introduzione alle Relazioni Internazionali: origine ed evoluzione
La principale ragione per studiare le Relazioni Internazionali è che l’intera popolazione mondiale è suddivisa in comunità politiche e territoriali separate, o stati indipendenti, che incidono profondamente sul modo in cui la gente vive. Il sistema degli stati è un modo peculiare di organizzare la vita politica sulla Terra, un modo che ha profonde radici storiche. Sistemi di stati o di quasi-stati hanno visto la luce in epoche e in posti differenti: per esempio, nell’India antica, nella Grecia antica e nell’Italia del Rinascimento.
Nel XIX e nel XX secolo il sistema degli stati si è espanso fino a coprire l’intera superficie terrestre. L’unico, vasto territorio che non è uno stato è l’Antartide.
Almeno 5 sono i valori sociali di base che di solito ci si aspetta che gli stati promuovano:
1. sicurezza: nell’era moderna lo stato ha assunto il ruolo dominante sotto questo profilo; l’esistenza stessa di stati indipendenti influisce però sulla sicurezza: noi viviamo in un mondo suddiviso in molti stati, quasi tutti armati, almeno in una certa misura.
Gli stati difendono e al tempo stesso minacciano la sicurezza della gente: è il paradosso del sistema degli stati, solitamente definito dilemma della sicurezza.
Pressoché unanime è infatti la convinzione che la forza militare sia necessaria affinché gli stati possano coesistere e intrattenere reciproci rapporti senza doversi piegare a intimidazioni o essere addirittura soggiogati.
2. libertà: sia quella personale sia quella nazionale (o indipendenza).
3. ordine
4. giustizia: gli stati hanno un comune interesse a istituire e conservare l’ordine internazionale, perché solo così essi possono coesistere e interagire su una base di stabilità, certezza e prevedibilità
5. benessere: di solito ci si aspetta che gli stati promuovano l’aumento della ricchezza e del benessere socioeconomico della popolazione. Poiché le economie sono perlopiù collegate le une alle altre, quasi tutti si aspettano che lo stato reagisca anche agli stimoli e alle pressioni dell’ambiente economico internazionale in modo tale da migliorare, o almeno da difendere e conservare, il tenore di vita nazionale.
Nel corso del XX secolo, numerosi e significativi sono stati i momenti di forte consapevolezza di questi importanti valori:
la prima guerra mondiale rese drammaticamente chiaro quanto fosse devastante, in termini di vite umane e di condizioni di vita, la moderna guerra meccanizzata tra grandi paesi, e quanto quindi sia importante ridurre il rischio di scontro armato tra le grandi potenze
la crisi missilistica cubana del 1962 fece aprire gli occhi a molti sull’incombente minaccia di una guerra nucleare.
Gli stati e il sistema degli stati costituiscono una caratteristica così basilare dell’odierna vita politica che viene spontaneo presumere che essi siano permanenti, che, cioè, siano sempre esistiti e che esisteranno per sempre. Si tratta di un’ ipotesi infondata: non sempre i popoli hanno vissuto in stati sovrani, anzi, per buona parte della storia umana essi hanno organizzato la loro vita politica in modi differenti, via via abbandonati.
Stati sovrani chiaramente riconoscibili non si erano mai formati prima del XVI secolo, quando essi comparvero per la prima volta nell’Europa occidentale.
Naturalmente, sistemi politici che assomigliavano a stati sovrani e legati tra loro da qualche tipo di relazione reciproca esistettero molto tempo prima dell’era moderna. In particolare, ciascun gruppo politico doveva fronteggiare l’ineludibile problema di coesistere con gruppi vicini che non poteva ignorare o evitare e anche con altri più lontani ma che comunque influivano sulla loro esistenza. Ecco, dunque, il classico problema delle Relazioni Internazionali: guerra e pace, conflitto e cooperazione.
Sono proprio queste relazioni che ci consentono di formulare una definizione preliminare di sistema di stati:
complesso delle relazioni tra raggruppamenti umani politicamente organizzati che occupano territori distinti, non soggetti ad alcuna autorità o potere superiore e possiedono ed esercitano un certo grado di indipendenza l’uno rispetto all’altro.
Le relazioni internazionali sono relazioni tra gruppi indipendenti che presentano tali caratteristiche.
I. La prima manifestazione storica relativamente chiare di un sistema di stati è quella dell’ antica Grecia (500 a.C. – 100 a.C.). Ne facevano parte numerosissime città-stato.
II. L’antico sistema greco di città-stato fu infine distrutto da più potenti imperi contigui. Conquistando, occupando e dominando quasi tutta l’Europa e vasta parte del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, i Romani giunsero ad edificare un immenso impero.
L’impero fu la modalità di organizzazione politica che gradualmente emerse nell’Europa cristiana e che prevalse per parecchi secoli dopo la caduta dell’impero romano.
III. Il Medioevo fu dunque un’era di imperi e di relazioni e conflitti tra di essi. Il mondo medievale non era un patchwork geografico di colori fortemente differenziati indicanti altrettanti stati indipendenti, ma piuttosto una complicata e confusa mescolanza di linee e colori di diverse sfumature. Potere e autorità erano organizzati su basi sia religiose sia politiche: il papa e l’ imperatore erano ai vertici di 2 gerarchie parallele e connesse; re e signori feudali di ogni genere erano soggetti a quelle autorità più elevate e alle loro leggi l’ indipendenza politica territoriale era assente nell’Europa medievale.
Quelli del Medioevo furono anche secoli di disordine, conflitti e violenza, a causa di questa mancanza di chiare linee di organizzazione e di controllo politico territoriale; l’autorità e il potere di scendere in guerra non erano monopolizzati dallo stato e tanto meno esisteva una chiara distinzione tra guerra civile e guerra internazionale.
IV. Agli inizi dell’ era moderna i governanti europei si liberarono della sovrastante autorità politico-religiosa della Cristianità, nonché della dipendenza dal potere militare dei baroni e degli altri capi feudali locali.
Potere e autorità si concentrarono in un unico punto: il re ora governava un territorio definito da confini che venivano difesi dalle interferenze esterne, esercitava l’autorità suprema su tutto il popolo del regno e non era più costretto ad esercitarla attraverso autorità e capi intermedi.
Una delle più importanti conseguenze della nascita dello stato moderno fu il monopolio che esso acquisì degli strumenti di guerra.
Per prima cosa, il re mise ordine all’interno del paese, del quale divenne l’unico centro di potere. Successivamente, molti re cominciarono a guardare al di là dei confini, con l’ambizione di espandere i propri territori si svilupparono rivalità internazionali che spesso sfociarono in guerre e nell’ampliamento di alcuni paesi a spese di altri
In varie fasi, Spagna, Francia, Austria, Inghilterra, Danimarca, Svezia, Olanda, Polonia, Russia, Prussia e altri stati del nuovo sistema di stati europeo si fecero guerra.
La guerra diventò un’istituzione internazionale chiave per la risoluzione dei conflitti tra stati sovrani.
Sotto il profilo storico, l’evento che segna la fine del Medioevo e l’inizio del moderno sistema internazionale viene convenzionalmente identificato con la guerra dei Trent’anni (1618-48) e con la Pace di Vestfalia, che la conclude.
Il nuovo sistema degli stati presentava numerose, importanti caratteristiche:
1. ciascuno degli stati limitrofi riconoscevano la legittimità e l’indipendenza degli altri
2. tale riconoscimento non si estendeva al di fuori del sistema degli stati europeo
3. le relazioni fra gli stati europei erano soggette al diritto internazionale e alla prassi diplomatica
4. fra gli stati membri esisteva un equilibrio di potere volto ad impedire che uno qualsiasi di essi facesse saltare lo status quo tentando di conseguire una posizione egemonica suscettibile di ripristinare un dominio imperiale sul continente.
Ma, mentre nel loro continente si opponevano a qualsiasi ambizione imperiale, gli europei si impegnarono a fondo per edificare vasti imperi oltremare e un’economia mondiale che li mise in grado di sottomettere al proprio controllo quasi tutte le comunità politiche non-europee nel resto del mondo.
La spinta al controllo del mondo non-europeo da parte degli europei cominciò a manifestarsi all’inizio dell’era moderna, nel XVI secolo, proprio mentre in Europa si stava affermando il sistema degli stati. La storia dell’Europa moderna è dunque una storia di conflitti e guerre politiche ed economiche tra i suoi stati sovrani: gli stati europei competevano gli uni con gli altri per invadere e controllare militarmente regioni utili ed economicamente appetibili in altre parti del mondo ed erano pienamente convinti di avere ogni diritto di farlo, mentre l’idea che i popoli non-occidentali avessero diritto all’indipendenza e all’autodeterminazione emerse solo molto più tardi.
L’espansione imperiale occidentale rese possibile per la prima volta la formazione e il funzionamento di un’economia e di una rete di governo globali:
I. la prima fase della globalizzazione del sistema degli stati si sviluppò attraverso l’accorpamento di stati non occidentali che l’Occidente non riusciva a colonizzare. Infatti, non tutti i paesi non occidentali caddero sotto il controllo politico di uno stato imperiale occidentale, ma anche quelli che sfuggirono alla colonizzazione furono comunque obbligati ad accettare le regole del sistema degli stati occidentale.
II. La seconda fase della globalizzazione del sistema degli stati ebbe luogo per effetto delle rivolte anticoloniali attuate da sudditi coloniali degli imperi occidentali. Nel corso di quelle lotte, leader politici autoctoni formularono le loro rivendicazioni politiche per la decolonizzazione e l’indipendenza basandosi sugli ideali europei e americani di autodeterminazione.
Una delle ragioni per correlare le varie teorie delle Relazioni Internazionali agli stati e al sistema degli stati è la centralità storica dell’argomento: il sistema degli stati è il termine di riferimento principale sia per gli approcci tradizionali sia per quelli più innovativi. Naturalmente bisogna ricordare che quello di stato sovrano è un concetto teorico suscettibile di varie interpretazioni; a rigor di termini, nessuna di queste è di per sé giusta o sbagliata, perché in realtà lo stato è un’entità sfaccettata. Fortunatamente esiste la possibilità di introdurre qualche semplificazione: in particolare, lo stato può essere concepito come un’entità con 2 dimensioni differenti, ciascuna delle quali è divisibile in 2 ampie categorie:
I. lo stato come governo e come paese
a. aspetto interno dello stato = lo stato non è altro che il governo nazionale, ossia la più alta autorità che presiede alla vita del paese, che ne possiede la sovranità interna. Le principali questioni relative all’aspetto interno sono quelle che riguardano i rapporti stato-società.
b. aspetto esterno dello stato = dal punto di vista internazionale lo stato è un territorio popolato, con un governo nazionale e una società: è un paese. Se un paese è uno stato sovrano, in generale lo si considera politicamente indipendente e le questioni principali riguardano le relazioni interstatali.
II. la statualità sovrana
a. statualità giuridica = lo stato come istituzione formale o giuridica nelle sue relazioni con gli altri stati, ossia come un’entità riconosciuta come sovrana o indipendente, che gode dell’appartenenza a organizzazioni internazionali ed è titolare di vari diritti e responsabilità internazionali.
b. statualità empirica = lo stato come un’organizzazione politico-economica di fatto. Questa categoria ha a che fare con la misura in cui gli stati hanno sviluppato istituzioni politiche efficienti, una solida base economica e un grado sostanziale di unità nazionale, ossia di unità e supporto popolare nei riguardi dello stato.
NB: uno stato forte, in quanto dotato di un livello elevato di statualità empirica, non va ovviamente confuso con uno stato forte in senso militare.
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