Le funzioni mentali superiori
Le Funzioni mentali superiori sono abilità che gli esseri umani presentano in modo distinto dalle altre specie animali.
• Intelligenza = serie di capacità come il possesso di una buona disposizione a memorizzare e apprendere, di risolvere problemi, di capire in fretta, … ma l’intelligenza è qualcosa di distinto da ciascuna di queste abilità prese singolarmente.
-per Stern l’intelligenza è la capacità generale di adattare il proprio pensiero, la capacità di far fronte a situazioni nuove
-per Claparede è la capacità di risolvere problemi nuovi con l’aiuto del pensiero
-per Wertheimer permette di ristrutturare i dati di un problema. Il comportamento intelligente è di tipo logico-analitico, sintetico, intuitivo, creativo.
L’ intelligenza creativa richiede di avere una visione di sintesi elle proprietà di un oggetto o di un evento, mentre l’intelligenza logica richiede la capacità di esaminare un evento in modo suddiviso, isolando attraverso l’analisi i fattori che lo originano. Generalmente queste due intelligenze non coesistono nella stessa persona.
L’intelligenza implica un uso produttivo del pensiero, la condotta intelligente si concretizza nella produzione di innovazione (creazione artistica, strategia per risolvere un problema o un’alternativa originale).
La fissità è l’ influenza negativa di precedenti apprendimenti sulla possibilità di affrontare un problema con mente sgombra, aperta a soluzioni nuove e creative. Conoscenza precedenti possono impedire il raggiungimento della soluzione del nuovo problema.
• Pensiero logico = il ragionamento è la capacità di porre in relazione delle conoscenze e tratte delle conclusioni. Ci sono due tipi:
-ragionamento deduttivo: dal generale al particolare, se sono vere le premesse sarà vera anche la conclusione, la conclusione è logica ma non vera ed è implicita nelle premesse iniziali, è un ragionamento scarsamente informativo. Schema generale: sillogismo = argomentazione logica che ha due premesse (una maggiore e una minore) e una conclusione. Un esempio è il sillogismo aristotelico dove la premessa maggiore è “tutti gli uomini sono mortali”, la premessa minore è “Socrate è un uomo” e la conclusione è “Socrate è mortale”.
-ragionamento induttivo: dal particolare al generale, i meccanismi che vengono in atto sono l’individuazione di regolarità, la generalizzazione. Dall’osservazione dati si cerca di arrivare a una regola generale. In questo tipo di ragionamento le conclusioni non sono certe e necessarie ma sono corrette, le premesse non sono così forti da far tratte le conclusioni ma sono tali da indurre verso certe conclusioni e non altre.
L’ euristica è un errore cognitivo che i soggetti fanno sulla base di un calcolo errato arrivando così a conclusioni non corrette, può essere di due tipi: la rappresentatività (=conclusioni basate su stereotipi) e la disponibilità di informazioni in nostro possesso (=stimare la probabilità di un evento sulla base della facilità con cui l’evento riesce ad essere ricordato, gli eventi che si sono verificati con più frequenza nel passato possono accadere più facilmente in futuro).
• Linguaggio = è il mezzo principale che gli esseri umani hanno a disposizione per comunicare i propri pensieri, è legato alle nostre capacità di pensiero e alla nostra intelligenza, è la facoltà che ci distingue dagli altri esseri viventi (infatti gli animali possono comunicare tra loro in modo stereotipato/elementare. Lo sviluppo delle capacità comunicative negli animali è molto diverso da quello umano. Sono stati condotti degli studi sugli scimpanzé e si è arrivati alla conclusione che possiedono capacità simboliche ma sono privi di capacità linguistiche sintattiche.)
Elementi della lingua:
-fonemi: si basa sull’emissione di suoni grazie alla struttura dell’apparato fonatorio e alla capacità di comando del sistema nervoso, sono unità sonore che non coincidono con le lettere dell’alfabeto ma con le minime unità del linguaggio che distinguono un significato
-morfemi: sono parole, quando i fonemi sono combinati nel modo giusto seguendo le regole della lingua, le parole veicolano significati, più fonemi formano un morfema che è la più piccola unità linguistica dotata di significato. Il morfema libero è una parola intera come un nome o un aggettivo, il morfema legato è un elemento che modifica il significato a una parola, il morfema lessicale è una parola che si riferisce a cose o azioni, il morfema grammaticale è una parola che ha una funzione grammaticale. Le regole sintattiche sono regole che indicano come le parole possono combinarsi e formare frasi.
• Sviluppo del linguaggio: caratterizzato da tre elementi: velocità dell’acquisizione (a 4/5 anni un bambino padroneggia circa 10.000 parole), numero di errori, la padronanza passiva si sviluppa più rapidamente di quella attiva (i bambini comprendono meglio la lingua di quanto la parlino).
Le fasi dello sviluppo sono:
1. Prima fase: pre-linguistica (da 0 a 10/12 mesi), un neonato distingua la voce materna da quella di altre donne e sviluppa una discriminazione uditiva per cui con l’abitudine ai suoni ascoltati nella lingua materna si perde la capacità di distinguere altri suoni non richiesti dalla lingua di apprendimento. Nelle prime settimane di vita c’è la comunicazione non verbale poi si passa alla produzione di suoni vocalici, a parole sillabiche e infine si passa alla lallazione. 2. Seconda fase: monoverbale (12-24 mesi) caratterizzata da parole bisillabiche
3. Terza fase: telegrafica (18-24 mesi) i bambini combinano le parole in frasi ma sono esclusi gli elementi accessori e si limitano all’essenziale
4. Quarta fase: acquisizione grammaticale e sintattica, il bambino iper-regolarizza i morfemi e c’è uno sviluppo linguistico e un ampliamento del vocabolario
• Dibattito cultura-natura: si sono sviluppate diverse teorie per rispondere al quesito che si chiede se l’abilità linguistica è il risultato di una predisposizione innata oppure è una conseguenza delle circostanze e del contesto culturale in cui le persone crescono. Secondo l’ innatismo il linguaggio viene acquisito rapidamente, senza sforzi e spontaneamente, quindi nasciamo con la predisposizione all’acquisizione del linguaggio. Chomsky ha parlato della presenza della predisposizione innata all’acquisizione del linguaggio e secondo la LAD (Language Acquisition Devoice) c’è una similitudine tra il bambino che impara a parlare e un uccello che impara a farsi il nido poiché entrambe le azioni sono innate. Secondo la teoria dell’influenza del contesto sociale il linguaggio è influenzato dalla cultura, Skinner parla dell’acquisizione del linguaggio come un apprendimento che avviene mediante il rinforzo. Inoltre si è studiato il caso dei bambini selvaggi, ovvero quei bambini che non hanno avuto dei rinforzi dall’ambiente esterno per l’apprendimento della lingua, per esempio Victor è stato ritrovato nella foresta a 12 anni ma la deprivazione del contatto umano non poteva essere sanata e Victor non riuscì mai a comunicare se non con ululati e grugniti. Un altro caso è quello di Genie Wiley, una bambina rinchiusa in una cantina per 13 anni che visse in uno stato di abuso e deprivazione, il suo vocabolario rimase ridotto così come la sua capacità di formulare frasi e di avere una struttura grammaticale corretta. L’approccio interazionista sostiene che è presente una naturale predisposizione all’acquisto del linguaggio e che il contesto culturale e sociale di appartenenza hanno un ruolo importante nel dirigere lo sviluppo di questo processo cognitivo. È un approccio che per rispondere al quesito sull’abilità linguistica prende in considerazione sia la teoria dell’innatismo sia la teoria dell’influenza del contesto sociale. Dagli studi condotti sui bambini selvaggi si capisce che ci sono dei periodi critici (finestre temporali) in cui l’individuo deve essere esposto a stimoli che favoriscono uno sviluppo adeguato delle competenze linguistiche. Infine secondo la teoria dell’imitazione l’apprendimento della lingua è passivo ma è una teoria invalidata successivamente da molte osservazioni.
• Comprensione del linguaggio = è un’abilità complessa. Per questo ci sono tre stadi della comprensione:
1. stadio percettivo: capacità di segmentazione del continium del discorso
2. stadio semantico: il significato preciso delle parole è influenzato dal contesto. La semantica è la scienza che studia il significato delle parole, le parole sono combinate in modo da combinare unità sintattiche (=frasi) e nelle frasi il significato non è dato solo dalle parole usate ma anche della loro collocazione e dal ruolo che svolgono, le regole stabiliscono la relazione tra significato e significante.
3. stadio sintattico: prende in considerazione l’ordine delle parole ed altre informazioni per definire qual è l’oggetto, il soggetto, l’azione, … La sintassi è la scienza che studia le regole, la relazione tra i segni e gli oggetti a cui si riferiscono. Solo a conclusione del testo capisco tutto il significato della frase, c’è lo studio della lingua all’interno di contesti specifici. La pragmatica studia il significato della parola all’interno della frase in base al contesto, sintattica e semantica sono insufficienti per capire come avviene la comprensione di un’intera frase e per questo c’è la pragmatica che si occupa dell’uso del linguaggio, pone in evidenza la reazione tra segni e interpreti basata sullo scambio comunicativo, esamina i rapporti che ci sono tra un testo e il contesto entro cui esso è inserito ed esamina i processi impliciti della comunicazione. L’interferenza è la capacità logica che l’ascoltatore ha di comprendere il significato della frase della dal parlante.
• Produzione del linguaggio = parlare è un atto strumentale compiuto per avere qualche effetto sull’ascoltatore, si sviluppa in fasi: intenzione comunicativa del parlante, scelta della struttura migliore, produzione delle espressioni giudicate adatte ad esprimere le proprie intenzioni. Parlare richiede l’abilità di pianificare il discorso, le frasi e i costituenti e seguire quanto pianificato attraverso l’articolazione cioè quei meccanismi che aggiungono sequenzialità, ordine temporale e coordinazione.
• Produzione del discorso = nel linguaggio ordinato è possibile distinguere tra ci che si asserisce (ciò che si die alla lettera) e ciò che si suggerisce/indica perché il parlante non ci dice tutto quello che pensa in quanto c’è un distacco tra il cervello e la bocca. Secondo la teoria dell’implicito, l’implicatura conversazionale è la presenza della distinzione tra ciò che si asserisce (ciò che si dice esplicitamente) e ciò che si vuole implicare (suggerire/indicare). Secondo il principio di cooperazione di Grice i nostri scambi sono generalmente esempi di coordinamento cooperativo. Uno dei modi usati dagli interlocutori per generare delle implicature conversazionali (rimanere ambigui) è quello di sfruttare le massime conversazionali pur continuando a rispettare il principio di cooperazione e quindi a voler collaborare con l’altro interlocutore, c’è la massima di quantità ovvero non dire troppo né troppo poco, la massima di qualità ovvero dicendo la verità, la massima di relazione che corrispondere all’essere pertinente e la massima di modo che consiste nell’esprimersi in modo chiaro, semplice e diretto.
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Psicologia del linguaggio e della comunicazione
- Docente: Bongelli Ramona
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