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Goffman - Ribalta e retroscena


La differenza fra ribalta e retroscena è assolutamente fondamentale, e si esplica, ad esempio, nei diversi accorgimenti usati per il fronte o il retro delle case, o per il negozio e il suo retrobottega, oltre che nell’utilizzo della “bella presenza” sui luoghi di lavoro (che porta a una selezione territoriale: persone di non bella presenza vengono impiegate di più se non si devono incontrare con il pubblico). Inoltre, è fondamentale perché nella ribalta si realizza quella formalità che si mostra in genere al pubblico, mentre nella retroscena si può instaurare il clima di familiarità che spesso caratterizza un gruppo di attori: in sostanza, si producono diversi tipi di repertori utilizzabili dagli attori, a seconda che ci si trovi sulla ribalta o nel retroscena.
Tuttavia, ci sono anche luoghi che in un momento e in un senso funzionano da ribalta, e in altri da retroscena (es: alcuni uffici, spazi fra le case, intere abitazioni…). Anche il luogo che è propriamente una ribalta può, in certi momenti, fungere da retroscena per preparare la rappresentazione, adattare le attrezzature, ecc. Inoltre, in certi casi gli attori possono arrivare a utilizzare una parte della ribalta come se fosse un retroscena, alterando così la formalità di quest’ultima: d’altra parte, è difficile che, nella realtà, si verifichino comportamenti completamente formali o informali, come se ci fosse una netta divisione tra i due ambienti; al contrario, si realizzerà un compromesso tra stile formale e informale.

In genere, più si è in un punto elevato della piramide sociale, tanto più tempo si passa a inscenare rappresentazioni fra persone della stessa équipe ristretta, e quindi si tende ad avere un comportamento più decoroso e formale; al contrario, gli individui di classi sociali più basse tendono a far parte di équipes numerose, e quindi hanno maggiori rapporti di familiarità e passano molto più tempo nel retroscena (ma anche gli attori più elevati, in certi momenti, si possono comportare in maniera “volgare”.

Tratto da LA VITA QUOTIDIANA COME RAPPRESENTAZIONE di Luca Porcella
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