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L’insostenibilità della “reviviscenza” dell’autorizzazione all’uso della forza e l’illiceità dell’attacco all’Iraq


L’Iraq dapprima impedendo l’ingresso degli ispettori delle Nazioni Unite e dell’AIEA nel suo territorio e successivamente non collaborando in maniera adeguata con loro, avrebbe violato le condizioni richieste dalla risoluzione n. 687 del 1991. Questa violazione avrebbe comportato una ripresa di efficacia della autorizzazione a usare tutti i mezzi necessari, compresa la forza. L’inadempimento iracheno avrebbe determinato la cessazione dello stato di pace e una sorta di reviviscenza dell’autorizzazione all’uso della forza.
Un siffatto argomento appare infondato, la risoluzione n. 687 prevedeva la cessazione definitiva delle ostilità a seguito dell’accettazione da parte dell’Iraq delle condizioni in essa stabilite. Quindi una volta che, il 6 aprile 1991, intervenne questa accettazione, l’autorizzazione all’uso della forza perdeva efficacia, mentre riprendeva il suo pieno vigore la regola generale, contenuta nell’art. 2 par. 4 della Carta dell’ONU che vieta l’uso della forza nelle relazioni internazionali da parte dei singoli Stati. Gli inadempimenti dell’Iraq rispetto alle condizioni di pace previste dalla risoluzione n. 687, se considerati dal Consiglio di sicurezza come una minaccia o una violazione della pace e della sicurezza internazionale, potevano determinare una reazione, ma solo su decisione del Consiglio di sicurezza.
Ma il Consiglio di sicurezza, pur minacciando più volte l’Iraq di più gravi misure non aveva mai autorizzato nuovamente l’uso della forza contro l’Iraq. Al contrario, in tutte le sue risoluzioni di condanna dell’atteggiamento del governo iracheno ha costantemente ribadito l’impegno di tutti gli Stati membri a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Iraq. Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza lungi dal comportare una “reviviscenza” dell’autorizzazione all’uso della forza contro l’Iraq in caso di suo adempimento escludendo implicitamente, ma in maniera chiara, l’uso della forza.

Tratto da L'ONU E LA CRISI DEL GOLFO di Alice Lavinia Oppizzi
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