L'operato di Carlo De Benedetti nella FIAT
Carlo De Benedetti è un giovane imprenditore rampante: ha rilevato l'azienda del padre, la Gilardini, ha acquisito per poco prezzo, piano piano, alcune aziende operanti nel settore della componentistica auto che non se la passavano bene e le ha ristrutturate e razionalizzate inserendole nella sua azienda di cui ha il controllo con il 60% delle azioni.
Si avvale di collaboratori giovani, capaci, motivati e gran lavoratori (chi non ha queste caratteristiche non può lavorare con lui) ed inoltre dal 1974 al 1976 è stato presidente dell'Unione Industriale di Torino.
Conosciuto il personaggio (è stato compagno di scuola del fratello Umberto) Gianni Agnelli dimostra di stimarlo e nel 1976 gli propone di entrare in Fiat come Direttore Generale accanto a Romiti. Ottimo negoziatore, Carlo De Benedetti accetta ma a patto di diventare azionista Fiat, cosicché Gianni Agnelli fa acquistare dalla Fiat la Gilardini e la paga con un pacchetto di azioni Fiat pari a circa il 5% del capitale sociale della medesima.
De Benedetti, che si è portato dietro alcuni fedelissimi tra i quali il fratello Franco, inizia un lavoro di sfoltimento del management aziendale: ha fretta e tira dritto facendo cadere molte teste, anche ad altissimo livello.
Poi improvvisamente, a fine agosto, decide di andarsene. I motivi di questo dietro-front dopo così poco tempo non sono mai stati spiegati chiaramente. Quello che è chiaro invece, è che Carlo De Benedetti in quattro mesi scarsi ha fatto un affare d'oro: Gianni Agnelli gli ricompra il pacchetto di azioni Fiat allo stesso prezzo di valutazione della Gilardini quando quattro mesi prima fu acquisita dalla Fiat ove rimarrà: un ottimo prezzo come si è visto, molto più alto del suo reale valore (si tenga presente che il fatturato della Gilardini era prevalentemente costituito dalle forniture alla Fiat).
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