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Il sistema delle notizie, l’opinione pubblica e il potere

Il sistema delle notizie, l’opinione pubblica e il potere 

Le regole del news making: come nasce una notizia internazionale 

Per cominciare, può essere opportuno prendere confidenza con un paio di termini che ricorrono nel comune gergo giornalistico: 
1 − giornalismo all news = la proposta di quelle emittenti televisive che offrono programmi di informazione a ciclo continuo. La sua peculiarità è la 
2 − breaking news = notizia data spesso in sovrimpressione sullo schermo nel momento in cui l’emittente la acquisisce ⇒ trova la sua specificità e la sua efficacia nella rapidità 
3 − news making = processo che indica il lavoro di una redazione giornalistica impiegata nella produzione di una notizia o di un più complesso prodotto informativo (un notiziario, un approfondimento, uno special). Il news making ha inizio nel momento in cui un fatto è selezionato e termina con la presentazione della notizia al pubblico. 

Il giornalismo deve essere visto come un prodotto umano, anche se spesso questo concetto sfugge ai giornalisti stessi, che spesso preferiscono proporne una visione mitizzata. 
Molte sono le accuse e le critiche rivolte nei confronti del giornalismo: 
1 − incompletezza = un racconto spesso frammentario e incapace di cogliere i fatti nel loro insieme 
2 − sensazionalismo = spesso i titoli spingono più sul lato emotivo della storia; questo riguarda soprattutto la cronaca 
3 − dipendenza dalle fonti ufficiali 
4 − dipendenza dal modello televisivo da parte della carta stampata, non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche del formato (foto, grafici, schemi, disegni) 
5 − sguardo fortemente limitato al mondo 

Il sistema globale centro-periferia è, al contempo, estremamente complesso e relativamente semplice: in ogni dominio, esiste una struttura ramificata, che rappresenta i rapporti ineguali tra centri e sub-centri, tra periferie e sub-periferie. Questo è vero in campo politico, economico, culturale, ma anche i media seguono una struttura simile. Le più influenti organizzazioni di news-gathering hanno il loro quartier generale nelle principali capitali occidentali (New York, Londra, Parigi); queste organizzazioni in pratica analizzano le news che ricevono dalle altre parti del mondo. 
Esiste però una sorta di paradosso: infatti, queste organizzazioni hanno dislocato un elevato numero di corrispondenti in zone coperte anche dalla concorrenza, mentre sono pochissimi quelli dislocati in zone scarsamente coperte. 
Dato che mantenere corrispondenti all’estero è molto costoso, solo pochi paesi e poche organizzazioni mediatiche sono in grado di sostenere un potente news-gathering network indipendente all’estero. Ovviamente, il network più grande a livello mondiale è in mano ai media degli USA; tuttavia, nonostante la sua posizione egemonica (o forse proprio a causa di essa) questo network è relativamente modesto se comparato ad altri. 
Indipendentemente da quale sia il livello di internazionalizzazione di un network, ognuno lavora primariamente per l’audience interna di una nazione. Tuttavia, il problema di alcuni network television news è che spesso essi non forniscono background culturali o analisi 
approfondite di un certo argomento, pur di non annoiare il proprio pubblico ⇒ c’è spazio solo per flash stile annuncio pubblicitario che, inevitabilmente, riportano solo un’immagine stereotipata del mondo esterno. 
L’ineguale copertura mediatica delle diverse zone geografiche è confermata dal fatto che alcune aree vedono una maggiore presenza di corrispondenti esteri perché esse generano più news. Tuttavia, come in un circolo vizioso, tali aree generano più news perché hanno al loro interno un maggior numero di corrispondenti esteri ⇒ eventi in zone periferiche del mondo sono spesso viste attraverso la lente del centro. 
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La prospettiva della maggior parte della popolazione mondiale è sotto-rappresentata dalle global news, mentre quella di una ristretta élite è sovra-rappresentata. 
Venendo più sul piano pratico, basti pensare che meno di ⅓ dei corrispondenti di agenzia si trovano in Nord America, più di ⅓ nell’Europa occidentale e circa ⅓ copre tutto il resto del mondo (Europa orientale, Africa, il mondo arabo, Asia, Oceania e America Latina). Negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento, soprattutto verso l’Est Asia, identificata sempre più come un’area di futura crescita ed importanza ⇒ un’importante produttore e consumatore di news. 
In generale, possiamo comunque dire che un ambiente più congeniale è ovviamente preferito dalle agenzie di stampa: quando esiste una possibilità di scelta, i corrispondenti occidentali, ad esempio, preferiranno risiedere in città o paesi considerati più o meno pro-Occidente, dal momento che, in caso di scoppio di una grave crisi, essi avranno probabilmente un più facile accesso alle informazioni e alle fonti, con però la conseguenza che esse riporteranno solo una prospettiva particolare della situazione. 
È però raro che un corrispondente estero rimanga dislocato in un paese per decenni o per tutta la vita, anche qualora conoscesse perfettamente la lingua e i costumi locali meglio di chiunque altro. In genere essi non possono rimanere in uno stesso paese a lungo perché altrimenti perderebbero gradualmente il punto di vista del loro paese d’origine, adottando quello del paese ospite ⇒ potrebbe essere più vulnerabile alle pressioni locali. 
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La più comune soluzione a questo problema sta dunque nello spostare i corrispondenti dopo pochi anni, oppure chiedendo loro di tornare nel loro paese d’origine per incarichi d’ufficio. 
Un altro problema connesso con i corrispondenti all’estero riguarda il “riciclaggio delle informazioni”, soprattutto durante crisi internazionali. Questo aspetto può avere alcune serie conseguenze: 
1 − certi rumours vengono utilizzati per confermare o rinforzare altri rumours 
2 − alcune definizioni del tutto arbitrarie di una determinata situazione vengono assunte come verità assolute 
3 − una particolare world-view potrebbe assumere un ruolo dominante. 

Tutto ciò può essere rafforzato dalle difficili condizioni in cui si trovano a lavorare i corrispondenti; in particolare, se in un paese ci sono pochi hotel o pochi mezzi di trasporto, inevitabilmente i giornalisti si troveranno a contatto quotidianamente, con l’alta probabilità che essi discuteranno (e dunque diffonderanno) certi rumours. Inoltre, l’impossibilità di accedere a fonti ufficiali o comunque accreditate renderà ancora più difficile la distinzione tra realtà e fantasia. 
Il giornalismo è essenzialmente un’attività di selezione: per poter selezionare dall’intero universo degli accadimenti sociali, bisogna che gli operatori dell’informazione strutturino dei processi di raccolta delle informazioni. Questo lavoro è svolto in specifiche organizzazioni definite redazioni. Negli ultimi anni, la crescita delle informazioni ha prodotto la differenziazione anche dei settori informativi: sono nati “dipartimenti tematici”, spesso in grado di produrre degli “speciali”. 
Le redazioni sono organizzate in modo da rendere più efficace la raccolta delle informazioni che si ricevono dalle differenti fonti. Fra queste vanno segnalate, innanzitutto, le agenzie di informazione = tipi particolari di redazioni giornalistiche con una diffusione molto più capillare sul territorio, basata sulla presenza di migliaia di corrispondenti e collaboratori, sparsi tanto nelle grandi città quanto nei paesi più piccoli. 
MA le redazioni hanno anche altre fonti di raccolta diretta delle informazioni: 
1 − attraverso la presenza in luoghi deputati a produrre accadimenti interessanti per i giornali, ad es. in sale-stampa 
2 − attraverso contatti diretti con specifiche fonti d’informazione, che possono essere formalizzati (ad es. conferenze-stampa, comunicati-stampa, interviste) oppure informali (telefonate, confidenze). 

Tratto da I MEDIA E LA POLITICA INTERNAZIONALE di Elisa Bertacin
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